A te


A te:

perché rifiuti il mio corpo

per lunghissime ore,

io dono uno stiletto.

Penetrerà nella tua schiena

mentre sosti per infinite ore

rapito.

Ho sognato di volare,

volavo leggera,

lontano dai pesi di piombo

del tuo umore nero.

Per troppo tempo muta e ferma, accovacciata ai tuoi piedi.

Serva e schiava dei tuoi capricci,

del tocco distratto.

Neppure lo spazio del letto

neppure la colma rossa del divano.


Ombroso uomo rapito lontano

dalle rapaci mani del tuo passato.

Incapace di lanciare nel cielo del domani.

Non lascerò senza castigo

la tua indifferenza.

Me ne andrò

fuori dai giochi perversi.

Tra i fili del desiderio.

Stanca di elemosinare carezze.


Libera volerò nel nuovo cielo notturno dove le stelle.


Vedremo l’effetto che farà lo stiletto nella tua carne, l’aguzza punta.

Tu mio aguzzino sarai punito per ogni secondo e secolo di dimenticanza.

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