Categorie
Blog

Per quei 4 gatti…

Qualcuno molto cattivo, e penso anche invidioso, mi ha detto un giorno: Per quei quattro gatti che ti seguono…

Al di là del fatto oggettivo che i numeri parlano e non sono proprio 4 gatti, ma fossero anche 4 gatti io sono felice di con-dividere con loro. Come ho già scritto anche qui, in questo fazzoletto virtuale, quello che scriviamo e che riceviamo sono semi. Vibrazioni che si espandono. Magari germinano buone cose. Buone azioni. Buone sensazioni. Le parole e-mana-no.

Ho iniziato a lavorare per impostare un per-corso sulla capacità di vedere e disegnare. Ho detto: chissà se piacerà. Chissà se qualcuno proverà a fare gli esercizi…

Ecco: oggi ricevo un commento da Leonardo che vale già tutto il lavoro. Un solo commento, una sola persona eppure già dà senso a tutto.

Continuo a credere pensare e lavorare perché credo che avere un blog ha un senso. Tutto quello che ho raccolto attraverso i vostri commenti e feedback valgono tutto l’impegno.

Eh, sì perché avere un blog è anche un impegno. Infatti la persona che ha fatto il commento velenoso ha aperto un blog, scritto 3 post e poi ha scoperto che ci vuole tempo pazienza lavoro. E ha abbandonato.

Naturalmente ciascuno è libero di fare o non fare un blog. Naturalmente non tutti quelli che non fanno niente devono buttare fango su chi invece qualcosa fa.

Categorie
Graffio

Santo cielo!

Santo cielo liberaci dagli stupidi. Da quelli che non capiscono, liberaci dai deficienti. Liberaci dai bambini dell’asilo – con la barba – a cui anche se spieghi l’ABC proprio non capiscono. Liberaci dai presuntuosi e permalosi. Da quelli che non sanno leggere né scrivere e aspettano i like quotidiani. Da quelli che aprono i blog senza saper usare la punteggiatura e l’ortografia. Santo cielo liberaci da quelli che si permettono di dissertare, e scrivere, di cose che non hanno mai letto né studiato. Santo cielo liberaci dagli ignoranti che si credono sapienti. Amen

Categorie
Frammenti

Vibrazioni

Immagine fotografica di Eletta

Piccolo pulcino piccola pulce nel buio cosmico barcolli a tentoni cercando la via lattea materna che non c’è – non hai occhi per orientarti non hai ali per volare e non hai un cuore che pulsa – la tua stella è finita spenta non vibra più e tutto quaggiù come lassù è semplice continua vibrazione

Vibrano perfino i sassi i macigni e le pietre i muri e i baluardi le marmoree statue e le ciminiere le montagne e le caverne

Vibrano le acque le api e i fiori

Ogni cosa è vibrante e trasmette all’intorno raggi cosmici e onde ma non tu – piccolo pulcino e pulce rinchiuso nella tua lugubre cella non sai non saprai non hai mai saputo

Ogni evento lascia piccole cicatrici rughe a volte invisibili segni e graffi servono sai – per orientarci e capire servono per evolvere e muoversi rispondendo e recuperando e riprovando

Nessuno busserà ancora alla tua lugubre cella per risvegliarti – è finito il nastro del tuo tempo.

Accadono stupefacenti eventi sincronici e neppure ti accorgi dello scarabeo che batte alla finestra. Nel vuoto non odi rimbombi.

Categorie
Graffio

Mondrian

Immagine fotografica di Eletta

Queste regioni, queste zone vuote, come di vetrata, mi ricordano certi alberi di Mondrian. Li ho fatti vedere alla persona che dipingeva davanti a me. Ogni tanto mi piace cinguettare e infastidire chi è concentrato. Tze tze. Svolazzare punzecchiare è divertente, per gente come me. Che ama ridere rovesciando la testa. Non amo gli ingessati, i rigidi che paiono manichini già morti. Aria. Ogni tanto è bene aprire le finestre e far volare farfalle o pezzi di carta. Far volare fuori, anche strappando. Dedico questo premio agli “storti”. Così Germano che ha impersonato Ligabue. Ecco: amo gli storti, gli strani e le storture. Detesto gli schemi rigidi, i binari e gli abiti troppo stretti: ti tolgono il respiro. E il respiro è tutto.

Categorie
Graffio

Test-ardo

Disegno di Eletta

Se hai mal di testa impara ad usare la testa. Test-ardo.

Nella testa c’è il cervello. Serve per ragionare pensare scegliere.

Più giù c’è il cuore: lì c’è la pulsazione del sentimento: apre e chiude l’intelligenza emotiva.

Se hai mal di testa usa la testa e il cuore.

Tutto quello che fai ha ripercussioni. Se non lo hai ancora capito è perché sei stupido.

Dopo non serve piangere sul latte versato. Dopo i cocci non si possono rinsaldare. Dopo ti viene mal di testa.

La tua testa arde perché sei testardo.

Categorie
Bellezza

Come sei bella

Oggi, anzi stasera, all’aperitivo davanti al monte, Vale mi ha inondata di complimenti:

– Ma come sei bella. Diventi sempre più bella.

E poi rivolgendosi all’uomo che era con me:

– Ma la vedi questa donna, che classe… che eleganza… Non la vedi com’è bella? Non glielo dici?

L’uomo taceva. Come un sasso. Non muoveva un muscolo per annuire o sussurrare: siii, glielo dico anch’io tutti i giorni quando la vedo che è proprio carina e sono così felice di essere accompagnato da una simile femmina.

Vale non demordeva e insisteva:

– Ma come? Non glielo dici?

L’uomo ha risposto:

– È più importante se i complimenti glieli fai tu.

Vale ha scosso la testa.

– No, ha detto, io sono più felice se i complimenti me li fa il mio uomo, e non un estraneo.

Vale è andata con la comanda. Io non ho detto nulla. Lui non ha detto nulla.

Lui non mi ha mai fatto un complimento. Mai.

Posso uscire dalla parrucchiera con la chioma leonina più folta e profumata, posso mettere una mise turchese che fa risaltare la pelle bronzea, posso mettermi un vestito che non ha mai visto, posso presentarmi a letto con una sottoveste provocante, posso vestirmi sportiva o elegante, mettermi degli orecchini o delle collane, portare jeans attillati o magliette aderenti, posso imitare la protagonista di Colazione da Tiffany e presentarmi con un tubino nero e tenere un lungo bocchino con la mano guantata, posso avere le labbra rosse e gli occhi da pantera, posso fare ed essere qualsiasi cosa: lui non dirà mai nulla.

Non so se gli cadono i denti. O altro: a fare un complimento ogni tanto. Non so l’arcano motivo per cui tace.

A mio parere non fa una bella figura.

Grazie a dio so di piacere e non ho bisogno di conferme continue.

Ma dire alla propria donna: Come sei carina oggi non costa proprio nulla e fa parte del corollario “gentilezza e bon ton e garbo e cortesia” che cementa un rapporto, esattamente come un abbraccio e un bacio caldo.

L’uomo sasso pensa forse di essere più macho così? L’uomo sasso non sa che noi donne siamo molto sensibili alle attenzioni e ai complimenti. Se mancano ci volgiamo rapidamente dove le raccogliamo: a mazzi.

E poi per gli uomini sasso sono mazzate.

Categorie
Cinema

Sparisci sgorbio

https://youtu.be/WNxiBeqFFtA

Categorie
Ethos Graffio

Ci sono persone

Ci sono persone tolleranti. Le ammiro. Hanno una pazienza infinita e sorridono sempre.
Non io.

A me scattano velocemente i nervetti. Ci sono comportamenti che trovo veramente inaccettabili. Non riesco né a pazientare né a sorridere.

La cosa che mi fa veramente accendere come un fiammifero è la deficienza, nel senso di mancanza.

Non tollero la mancanza di sensibilità e intelligenza. Non tollero la cafoneria e la baldanza cialtrona. Non tollero chi, sbagliando, continua a giustificare comportamenti ignobili senza mai scusarsi per l’attimo di défaillance.

Non tollero chi non capisce al volo se una persona è stanca morta. Non tollero i cretini.

Vorrei, vi giuro, sorridere e far finta di niente davanti a un imbecille imperterrito. Non riesco. Questione di carattere.

Sarà che la vita è stata generosa con me e ho avuto a che fare – generalmente – con persone intelligenti e dignitose. Dotate di un certo charme o carisma, dotate di un quoziente intellettivo alto, se non sopra la media, spiritose gentili e simpatiche.
Domanda classica: Perché non ci sei stata? Sottointeso: con queste magnifiche persone. Perché la vita è così. Dona e prende.

Adoro in una relazione, che sia amicale o d’amore, capire al volo. Senza spiegare dire. Adoro l’intelligenza veloce. La sensibilità di un’occhiata.

Non sopporto dover spiegare. E poi rispiegare. A chi poi ti guarda con occhio bovino e ancora non ha capito un bel nulla.

Non intendo più perdere tempo con persone che non capiscono al volo. Perché di tempo da perdere non ne ho più.

E voi? Siete tolleranti più di me?


P.s. Oggi ascoltavo un video sull’effetto Pigmalione. Interessante. Ma, come urlerebbe Lucy – amica di Charlie Brown: SE SEI DAVANTI A UN DEFICIENTE CHE CAVOLO DI EFFETTO PUOI AVERE?
Categorie
Senza categoria

Un uomo ingrato 

Pare incredibile che in questo secondo decennio del duemila un uomo si comporti ancora così con la sua donna. Eppure…

In vacanza, quindi senza avere una giornata lavorativa sulle spalle, in casa lui  – il signore, il padrone – non fa niente: lei apparecchia sparecchia cucina lava carica e scarica la lavastoviglie pulisce i pavimenti i vetri fa le polveri e le lavatrici stende… lui si siede a tavola a farsi servire, non muove un piatto o un bicchiere… lui si siede e mangia guardando la tv.

La mattina nella sua cameretta lei si alza alle sette perché entrano i primi raggi di sole e in sala c’è un grosso cane che mugola. Il cane è dell’uomo che dorme nella camera matrimoniale, nel grande letto. Lui dorme fino alle dieci e qualcuno deve pur alzarsi a far uscire il cane in terrazza. Hanno preso quella casa proprio per il grande terrazzo che serviva al cane. Così la mattina l’animale poteva uscire a prendere il sole. Quando sente i mugolii del cane che dorme in sala, lei si alza alle sette per farlo uscire anche se il cane è del suo compagno che dorme beatamente fino alle dieci. Quando lui, il signore e padrone, si alza, con la faccia stropicciata dal sonno, lui si lamenta perché ha “dormito male”. 

Si dimentica sempre di dire: – Grazie per aver fatto uscire Birba e avermi permesso di dormire così a lungo. Grazie perché, se non ci fossi tu, dovrei alzarmi io alle sette.

Lui si dimentica anche di dire grazie per tutto quello che fai nella nostra casa. Grazie di servirmi. Grazie. 

Lui si dimentica di dire perché nel suo animo non deve proprio ringraziare nessuno. Ha sempre avuto servigi da silenziose donne che lo hanno viziato oltre misura. La madre prima, la moglie poi. Si è sempre seduto a tavola in una casa pulita con una figura femminile che gli metteva il piatto fumante davanti e lo toglieva. Lui poi fumava un sigaro, mentre la donna riponeva e ripuliva la cucina. 

Non capisce perché questa nuova donna vorrebbe almeno gratitudine. Questo termine gli pare nuovo e incomprensibile. Non ha fatto così anche suo padre? Cosa c’è di così strano in un uomo che si fa servire in tutto. Compreso l’accudimento del proprio cane? Non servono forse per questo le donne: per servire gli uomini?

Per questo quando questa sua nuova bizzarra compagna cerca di fargli capire che in questo secondo decennio del duemila un maschio può anche dare una mano alla donna in una situazione di vacanza, la guarda con occhi bovini e un grande punto interrogativo tra le folte e cespugliose sopracciglia: non capisce, non intende, non comprende. 

Categorie
Scrivere

La donna in rosso 

La donna a scacchi rosso argento, accostamento cromatico malsano, scuote la corvina chioma togliendosi il cappello rubino. Ha affilate unghie, affilate unghie imporporate mentre scodella la parola del giorno, il Verbo. 

– Siamo affettivi.

Dice. Di tutti gli affetti fa un bel mucchio, li trita per benino prima di versarli nel domestico pentolone, per cuocerli a fuoco lento. Offre il cibo quotidiano come sostituto del corpo che preserva da contatti e morsi. 

La signora in rosso ha uomini bellllisssimi che, a sua detta, la scarrozzano avanti e indietro: dove lei comanda. Son uomini giovani e lieti di servirla. Corrono a gran frotte. Li tiene avvinti ( questo il segreto sussurrato ammiccando ) non concedendo il bene prezioso, il nido, il delta di Venere. Il luogo sacro. 

Così la femme in rouge ci serve le sue ricette di savoir vivre. Le butta con nonchalance sul tavolino del caffè. Noi, povere ancelle ignare, noi giovani amiche -che sedurre non sappiamo – la guardiamo con sincera ammirazione tra una selva di punti interrogativi.

Rispolvera poi, antichi aneddoti buttando polverose ragnatele sui presenti, appiccicose di noia e dejavu. Rievoca a piè sospinto numerosi fantasmi: l’hanno così a lungo corteggiata, seguita, amata, desiderata, voluta. Le hanno offerto il caffè, mazzi di nontiscordardimè, i suoi fedelissimi lacchè. 

“IL ROSSO che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante e tipicamente caldo, che agisce nell’interiorità in modo vitalissimo, vivace e irrequieto. Dimostra un’energia immensa e quasi consapevole. 

Questo rosso ideale può subire nella realtà grandi cambiamenti, deviazioni e variazioni. Pensiamo soltanto al rosso Saturno, al rosso cinabro, al rosso inglese, alla lacca di garanza, dalle tonalità più chiare a quelle più scure. Questo colore dimostra che si può conservare il proprio tono fondamentale e insieme risultare caldo o freddo”.

Da: Wassily Kandinsky _ Lo spirituale nell’arte

Categorie
Scrivere

Se ti fa male la luce 

Perché tu non puoi legarmi le mani e mettermi un bavaglio: mi escono dagli occhi le parole, come luminose frecce attraversano l’aria e s’infilzano sul puntaspilli. Perché non ho fili che misurano i miei pensieri, non ho tracciati di emozioni e di segrete verità. Come tu non hai elettrodi che portano il resoconto su un papiro d’Egitto: deposito dei granai. 

Perché come gli artisti senza mani, che dipingono con lo strumento in bocca, non ci saranno ostacoli a frenare il desiderio di scrittura, il girovagare delle sinuose lettere che si accavallano a riva frangendosi sulla carne della carta.

Non smetterò di geroglifica/re le note del mio umore. 

Perché ci ho messo una vita a rompere le catene e le cavigliere, i braccialetti son stati buttati in acqua: albergano tra i pesci e, l’orologio col pavé, finirà sotto un vulcano. Nella incandescente lava si scioglieranno i diamanti. 

Perché non è il dovere che mi muove, il calcolo e l’opportunità. Il bilancino che misura il dare e l’avere col corpo in controluce che cammina oscillando sul bordo tagliente. 

Non avrò padroni. Non avrò remore a muovermi agile e leggera nel campo aperto esteso e ampio del possibile. Non tolgo nulla al mio desiderio di te quando parto galoppando sul mio destriero alato. L’immaginare non toglie spazio al reale: lo amplifica all’infinito, invece. 

Se ti fa male la luce: metti una benda agli occhi.