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Strambi bimbi


Non ho mai visto bambini così. Possiedono una dignità aliena. La strada è interamente loro, appartiene a loro e ai gatti in questo piccolo paese che tra poco diventerà il mio paese. Saranno le cime già spruzzate di bianco secco a rendere il loro sguardo così penetrante e fiero? Se ne vanno in gruppi dai più piccoli ai più grandicelli e non si curano dei grandi. Hanno il loro piccolo grande mondo a cui badare. 

Oggi ho trovato ( ancora incredibilmente ) dei peluche in uno scatolone di gomitoli di lana. Li ho visti dalla terrazza i piccoli alteri che giocavano assorti mentre i grandi, dall’altro lato della strada chiacchieravano per i fatti loro. Ho pensato: prima di buttarli vado a vedere se interessano. Così mi sono vestita, ho preso il sacco da cui usciva un pulcino spettinato e sono andata a dire ai grandi se potevano servire ai piccoli dei peluche prima di gettarli. La nonna ha detto di sì di darli pure e mi ha fatto cenno con la testa: di darli ai piccoli.

Mi sono avvicinata al loro lavoro ludico, hanno fieramente alzato la testa dai pentolini, ho appoggiato il sacco per terra dicendo, forse, per voi. 

Gli strambi stupendi bambini del piccolo paese montano non hanno guardato aperto smembrato non hanno litigato urlando questo è mio questo è tuo. Hanno semplicemente continuato la seria immersione nel mondo di Alice e io così li ho lasciati. Immersi e composti. La nonna ha detto: avete ringraziato? Non sapeva che per me è già una grazia vederli. 

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Dove i bambini giocano

Della montagna mi manca il silenzio. Il capriccioso tempo non mi ha permesso ultimamente di andare ed aprire la porta della casa di legno. Eppure tre settimane fa si andava con la maglietta leggera. 

Della montagna mi manca l’odore. Di resina e legno, d’erba e nuvole. Dell’aria frizzantina. Delle bestie mansuete. Dei fiori.

Della montagna mi manca la strada. La strada che porta alla casa di legno è abitata da vicini. Stanno sulla porta, sui muretti, sulle scale a prendere il sole, quando il sole c’è. Perché per mesi, d’inverno, il sole è scomparso dietro l’ombra della vetta e il paesino è rimasto al buio. Ora che è tornato, gli anziani se lo bevono con intimo gusto, chiacchierando.

Oltre a loro, la strada è dei bambini. È loro. Li vedi ovunque, a piedi o in bicicletta. Dai piccolissimi ai più grandicelli. In gruppi, in frotte, a stormi. Le bimbe hanno sguardo di fiera quando passiamo. Non abbassano gli occhi. Tutta la strada è loro. Non solo l’angolino davanti alla loro casa. Tutta. Dall’inizio alla fine. La percorrono in lungo e largo, ci stanno in mezzo, in diagonale, facendo giri a spirale. Se arriva una macchina deve fermarsi. I bimbi non ci badano. Non sobbalzano, non hanno paura. Forse perché lo sanno da sempre che la strada serpentiforme che unisce le poche case della frazione è loro. Forse perché sanno che le madri non hanno ansia a lasciarli andare cinguettando, ovunque. Non stanno alle porte o finestre a controllarli. Le madri hanno messo un segnale, per i forestieri che non sanno le regole vigenti in questo piccolo paese di montagna. 

Le madri hanno scritto: Attenzione: bambini che giocano.