Questa è una favola zen che ogni tanto mi piace ricordare e rileggere perché contiene in sé una grande lezione di vita: ogni accadimento, ogni evento, ogni incontro, persino ogni sfortuna può causare risvolti insospettabili.
Non sappiamo cosa accadrà dopo, ma se abbiamo uno spirito di accettazione e gratitudine tutto al termine servirà e avrà un senso. Chi continua a lamentarsi per tutto ciò che gli accade o gli é accaduto, spesso è ripiegato sul passato e non coglie le opportunità del presente. Non è rassegnazione è visione.
Eccola:
“Un contadino viveva insieme al figlio su pochi acri di terra. Non se la passavano molto bene, ma avevano un cavallo, un buon cavallo, con cui arare i campi.
Un giorno, mentre stavano riparando il recinto, il cavallo fuggì.
Saputa della perdita i vicini erano pieni di commiserazione. Il contadino non volle sapere:
– Cosa vi fa pensare che sia una disgrazia? – domandò e li mandò via.
Una settimana dopo il cavallo tornò in compagnia di un cavallo selvaggio.
Adesso il contadino aveva due cavalli. Appresa la notizia, i vicini si congratularono, ma anche questa volta il contadino non ne volle sapere:
– Cosa vi fa pensare che sia una benedizione? – domandò.
Qualche settimana dopo il figlio fu gettato a terra dal nuovo cavallo mentre cercava di domarlo, e si fratturò gravemente l’anca. Guarì solo in parte dalla caduta ma, benché fosse ancora in grado di aiutare il padre, i suoi movimenti erano limitati.
Ancora una volta i vicini giunsero per partecipare al dolore e il contadino, ancora, domandò:
– Cosa vi fa pensare che sia una disgrazia?
Il mese successivo arrivò un esercito. A corto di soldati, gli ufficiali arruolavano tutti i giovani abili che riuscirono a trovare e li costrinsero ad andare a combattere.
Ma l’esercito non sapeva che farsene di un uomo con l’anca fratturata.
Fu così che il figlio rimase vicino al padre a coltivare i pochi acri di terra”.