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Coppia

Attenzione

Immagine fotografica di Eletta

Tutti noi abbiamo bisogno di attenzione. Fin da piccoli quando dipendiamo in tutto dall’attenzione dei nostri genitori.

Quando diventiamo adulti e instauriamo un rapporto affettivo diamo attenzione al mondo dell’altro e riceviamo attenzione dal nostro – o dalla nostra – partner.

Cosa significa dare attenzione al nostro partner? Significa esserci per l’altro. Esserci per l’altro condivivendo gioie e dolori. La formula del matrimonio, non a caso, dice:

Io, accolgo te, come mia sposa.
Prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita”.

Amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita. Onorarti è una parola forte. Io do onore all’altro quando lo valuto, lo accolgo, lo vedo. Non lo svaluto. Conosco e rispetto il suo onore. Conosco e rispetto il valore della sua persona. Non calpesto la sua dignità.

Conoscere l’altro significa che ho dato fin da subito ascolto alla sua individualità e storia.

Sembrano concetti chiari. Eppure quanto è difficile onorare e rispettare la dignità di una persona. Eppure quanto è difficile ascoltare davvero i bisogni e desideri dell’altro. Le crisi di coppia nascono proprio perché si disattende questo bisogno fondamentale.

Da dove vivo da un anno, qui in montagna, sono circondata da uomini e donne separati. Anche piuttosto giovani. Anche con figli. Mi ha fatto un certo effetto conoscere man mano la loro situazione. Perché ci si separa? Perché si rinuncia a un partner?

Qui in montagna la vita è piuttosto dura. La mia vicina, una ragazza separata, quando arriva il carico della legna, lavora da sola tutto un pomeriggio per sistemarla. Si carica di pesi per portarla in casa. Se nevica deve spalare la neve da sola immettendo molta energia e forza fisica. Non si può quindi addurre a leggerezza la sua scelta di separarsi e non avere più un compagno con cui condividere anche le fatiche.

Se una persona decide di non proseguire la strada comune rompendo il patto di unione stabilito all’inizio è perché sta male, perché non riceve più la cura che aveva all’inizio.

Un’altra ragazza, a cui ho chiesto perché si era separata, mi ha risposto: Perché mio marito dava più attenzione alle sue cagnette che a me. Animalisti permettendo, è bello e buono amare i propri animali ma, forse, è cosa migliore dare la precedenza, in attenzione cura presenza tempo energia, alla propria compagna o moglie.

Dare attenzione a una persona significa regalare energia. Ricevere attenzione da una persona significa ricaricarsi di energia. Non a caso una persona amata risplende, ha luce. Non a caso, come ho già scritto, una coppia dove circola l’energia è dentro una bolla energetica. Si vede l’amore.

Pensiamo sempre a nutrire il nostro corpo mangiando. Alcune volte in alcune situazioni non ci accorgiamo di affamare la persona che ci sta vicino non dando cibo. In una relazione affettiva il cibo che nutre è l’attenzione.

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Ethos

Una attenzione parziale

Li avete mai visti? Sono uomini e donne incapaci di prendere pace, di sostare un attimo. Guidano e parlano al telefono, lavorano e sono contemporaneamente connessi, guardano fotografando, aprono e chiudono chat e social, lavano e sistemano in casa rispondendo alle videochiamate, puliscono e lo schermo televisivo è acceso, cercano e comprano online… L’importante è essere impegnati in una continua attività parziale con un piede nel mondo virtuale. L’importante è dare a ogni attività un’attenzione parziale.

Invece.

Sto leggendo? Sono immersa nella lettura. Spento ogni apparecchio.

Sto guardando un film? Sono immersa nella visione, gusto ogni sequenza, non mi faccio distrarre da altro ( naturalmente sto parlando di un buon film ).

Sto parlando con una persona? Sono immersa nella conversazione, ascolto ogni parola, guardo ogni espressione della persona che mi sta davanti, non guardo nel frattempo lo smartphone per mettermi in comunicazione con altri interlocutori. ( Che tristezza vedere coppie al ristorante immersi ciascuno nella propria individuale connessione ).

Quando impareremo a stare immersi in una cosa alla volta con un’attenzione non parziale. Totale?

Sto mangiando? Gusto il cibo senza guardare contemporaneamente la tv, lo smartphone, il tablet.

Difficile? Sì, difficile. Sta passando in questi giorni una pubblicità che trovo inquietante: una musica avvolgente accompagna le inquadrature di visi che provano emozioni. Tutti, bambini uomini e donne stanno davanti allo schermo e, le emozioni che provano, sono determinate dalla visione di un programma di Sky. Su ogni volto il riverbero dello schermo. Nulla da dire sul fatto che un bel film, una partita, una serie o un cartone animato possa farci sorridere ridere o piangere. La cosa che trovo sconvolgente è che ormai sempre più proviamo emozioni solo davanti alla realtà virtuale, digitale, alla finzione. E sempre meno sappiamo vedere ( non guardare, vedere ) e commuoverci guardando e toccando un essere umano. La sua carne, il suo odore, la sua unica voce.

Conosco persone in grado di commuoversi fino alle lacrime davanti a una scena filmica particolarmente toccante e, nel contempo, di rimanere assolutamente insensibili di fronte all’evidente turbamento del proprio partner o familiare.

Imparare a meravigliarci di un sorriso, di una notte stellata, del cromatismo autunnale, di un gesto… Imparare a vivere ogni momento come unico e imparare a viverlo con un’attenzione non parziale, completa, viva. Sarebbe già un buon passo.

Quand’è il momento di camminare, o di andare in bicicletta o di mangiare o di fare compere e restare con ciò che accade in quel momento senza interruzioni estranee, senza il bisogno di portare a termine un’altra cosa, di spuntare un’altra voce dai nostri elenchi infiniti di cose da fare, o anche solo di riempire ( si usa dire: ammazzare il tempo ) il tempo quando ci annoiamo? “.

Quand’è questo momento di attenzione non parziale, completa si chiede Jon Kabat-Zinn e io con lui.