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Attimi

Sciarpe di nubi

Alle otto sono andata a votare. Poi dopo una calda colazione nella caffetteria della piazza sono andata a guardare il panorama.

Sciarpe di nubi avvolgevano tutto. È scesa la prima neve sopra i 2500. Finalmente.

Mi piace quando tutto è velato/svelato in un’atmosfera gotica. Sono rimasta incantata per la drammaticità del panorama in questi primi vagiti autunnali.

Poi sono tornata a casa a lavorare. Questa mia nuova casa ha anche un bel giardino e una parte esterna in beole. Le prime foglie erano già cadute. Spazzare!

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Attimi

Panorama sensoriale nel Foliage


Il Foliage non è solo nutrimento per gli occhi. Cromatismo che ti incanta.

È anche entrare in un golfo mistico sonoro. L’incessante scrosciare della pioggia scricchiolante delle foglie che sciamano, scendono, ondeggiano e cadono giù. Oltre la vista è appagato anche l’udito.

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E l’olfatto per odore di muschio e terra. Di foglie secche e funghi.

Stare immersi nella Natura ora è immergersi in un panorama sensoriale stupendo.

Immagini fotografiche di Eletta Senso
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Luoghi

Dei profumi

Questa terra così aspra regala un mazzo di profumi così dolci… Come l’anice del finocchietto selvatico, della menta che squilla tra le pietre laviche con il suo verde bandiera…

Del timo così intenso e diverso da quello montano…

Passeggiare in un sentiero tra arbusti è sentire una mescolanza di profumi diversi ad ogni passo… Un rapimento olfattivo che fa riconoscere ogni pianta anche senza l’uso della vista.

Mi ha sempre colpito l’odore della macchia mediterranea soprattutto quando approdavo su un’isola come la Corsica o la Sardegna. Ma anche qui le essenze sprigionano i loro aromi nell’aria a ventaglio.

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Incontri

Facendo percorsi si incontrano viandanti. Portano larghi pantaloni e bandane alla Mauro Corona. Hanno la pelle arsa e piccole rughe intorno agli occhi per il troppo guardare. Uno zaino in spalla con tutto l’occorrente: piccole essenziali cose che fanno stridere la sovrabbondanza inutile degli accumuli domestici.

Nel cammino essenziale è il nostro interno e primitivo panorama sensoriale. Saper vedere più che guardare, ascoltare più che udire, toccare più che sfiorare, annusare e gustare più che assaggiare. Assaporare suoni silenzi poveri cibi intensi odori meravigliosi muschi. Odore di pietra legno erba menta selvatica timo. Colore blu indaco nuvole selvatiche acqua cristallina pietre scintillanti come diademi. Prati radure e piane punteggiate da gaie fioriture come nei dipinti dei divisionisti.

Quando hai il corpo immerso nel cammino, il cammino della vita ti è lieve.

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Quanto tempo e, soprattutto, energia ci toglie lo stare collegati nel web? Quanti social ci assorbono in una giornata perché, se abbiamo blog, dobbiamo “marcare il territorio”? Che senso ha stare davanti a uno schermo per ore e a quale fine?

Queste le domande che oggi mi pongo. Sono stata una delle prime ad usare Twitter. Allora eravamo in pochi e si era creata una buona comunicazione. Ora entro poco, i miei post vengono inviati automaticamente. Ogni tanto faccio un piccolo giro di cinque, dieci minuti e vedo un po’ l’aria che tira. Tutti lì a dire mi piace su frasi scontate, stereotipate. Nulla di nuovo sotto il sole, tranne immagini oscene che, francamente, non capisco perché passino i filtri del normale pudore. Mah. 

Da Facebook mi sono tolta da mesi. In realtà non riesco proprio a considerare “amici” le persone con le quali non riesco a fare due chiacchiere vis à vis, magari davanti a un caffè. Poi c’è Pinterest e Instagram. E molti altri siti dove è l’immagine a farla da padrone. Ore per caricare immagini: ne vale la pena?

Poi ci sono i forum. Ore e ore di discussione dove ciascuno può dire la sua e, in genere, per trovare qualche sana riflessione occorre pazientare e vagliare. No, non fa per me. Perdere tempo in questi luoghi stando con gli occhi su uno schermo. Preferisco leggere nei blog. Capita di trovare riflessioni e racconti e spunti davvero interessanti. 

Poi c’è il tempo disteso dilatato degli incontri reali, come stamattina mentre facevo colazione davanti allo spettacolo del lago, con una signora del luogo. Poi c’è il tempo del silenzio, immersa nella natura ad ascoltare i suoi magnifici rumori, circondata da farfalle dispettose che si posano continuamente sulla mia pelle ormai ambrata ( avete notato quante farfalle ci sono quest’anno ? Forse in città no, ma qui è pieno ).

Mi rendo conto di essere fortunata a poter vivere come mi piace: in mezzo alla natura. Mi rendo conto di essere una privilegiata e di questo sono grata al fato. Preferisco usare tutti i cinque sensi: ieri pomeriggio l’erba appena tagliata emanava un profondo e magico profumo dopo l’acquazzone. Ero in terrazza e mi godevo la vista delle grosse e molteplici gocce che cadevano creando un ritmo da jazz sul tetto. Vedevo le fronde ormai spumeggianti degli alberi scosse dal vento. 

Ripeto: sono una privilegiata e posso permettermi questi attimi di pura contemplazione, un po’ alla Thoreau. Chi lavora e vive in città ha sicuramente altri stimoli non sempre così edificanti. 

Rimane il fatto che, potendo scegliere, tra la lettura di un buon libro o lo stare collegato ore nel web, io preferisco la lettura di un buon libro. Rimane il fatto che, potendo scegliere, tra una bella chiacchierata con amici e una chiacchierata virtuale in un forum virtuale io preferisco la realtà. 

Per questo mi fa sempre impressione vedere qui, in questo angolo di paradiso che attualmente mi è concesso di vivere, vedere persone che invece di godersi il panorama hanno sempre davanti al naso lo schermo dello smartphone. Pare che oggi non sia proprio possibile staccarsene: è il nuovo cordone ombelicale da recidere per ri-nascere al panorama sensoriale. 

Ora che ho terminato di scrivere il naso dallo smartphone lo stacco anch’io ed esco a respirarmi l’ambiente.