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Psiche

Sintomi

Sono sempre propensa a considerare la malattia come una esplicazione, comunicazione non solo di una sofferenza fisica organica, ma anche di una sofferenza psicologica.

Ancora oggi, sembra incredibile ma è così, c’è chi vede e considera solo l’aspetto fisico dimenticando che non siamo solo corpo.

In particolare trovo interessante l’espressione simbolica di alcuni sintomi. Vediamo cosa ne dice Jung:

Per esempio un paziente che si trovi davanti a una situazione intollerabile può manifestare uno spasmo ogni qualvolta cerca di deglutire: egli non può mandarlo giù.

In condizioni simili di tensione psicologica un altro paziente ha un attacco di asma: egli non può respirare l’atmosfera di casa

Un altro soffre di una particolare paralisi alle gambe: egli non ce la fa più ad andare avanti

Un altro ancora che vomita quando mangia : non può digerire un fatto spiacevole

Da : L’uomo e i suoi simboli – Carl Gustav Jung

Naturalmente è sempre una questione di equilibrio di e: considero un aspetto e anche l’altro.

Se ho un malessere fisico improvviso che mi fa piegare in due dal dolore di certo non sto ad analizzare cosa c’è sotto a livello simbolico, ma prendo immediatamente qualche farmaco che mi aiuti a cessare il dolore. Poi però ci penso. E se è un fenomeno che si ripete magari mi faccio aiutare per capire che cosa mi sta comunicando il simbolo.

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Sogno

I sogni

Immagini fotografiche di Eletta Senso

“I sogni contengono immagini e connessioni di pensiero che noi non produciamo con intenzione cosciente. Essi nascono spontanei, senza la nostra cooperazione, e costituiscono quindi un’attività psichica sottratta all’arbitrio”.

Opere – Carl Gustav Jung

Questo è un sogno che ho fatto tempo fa e che ho scritto subito come detto negli articoli precedenti:

Mi sono svegliata e ho capito.
Mi sono svegliata e ho detto: “Ecco perché si comporta così: lui è ancora innamorato di sua moglie”.

Il sogno me lo aveva svelato.

Lui era impegnato in una recita con lei, la sua ex moglie. C’erano altri attori ma l’inquadratura che attirava la mia attenzione erano le loro braccia che si toccavano e lei aveva braccia morbide. Perché lei era morbida, accogliente, femminile. Perché impastavano il pane e lei era il suo pane. Il suo pane quotidiano.

Lei occupa la sua mente ogni giorno. Per questo io non sono nessuno. Per questo quando io gli parlo lui mi sbadiglia in faccia.
Lui ha in mente solo lei. E, nel sogno, dovevano fare le prove per la recita. Per questo fingevano di abbracciarsi. E io ero fuori dal quadro. E soffrivo a vedere che lui era emozionato e sudava e anche se era una finzione, una recita, lui in realtà la abbracciava perché ancora l’amava.

” I sogni non sono invenzioni intenzionali e volontarie, ma fenomeni naturali che sono proprio ciò che rappresentano“.

“Essi non ingannano, non mentono, non falsificano, non nascondono nulla ma enunciano ingenuamente ciò che essi sono e ciò che essi intendono.
Sono irritanti e ci portano su strade sbagliate unicamente perché non li comprendiamo.
Essi non ricorrono ad artifizi per celarci qualcosa, ma dicono ciò che forma il loro contenuto, nel modo per essi più chiaro possibile.

Possiamo anche capire la ragione per cui sono così strani e difficili. L’esperienza infatti ci mostra che si sforzano sempre di esprimere qualcosa che l’io non sa e non capisce”.

Carl Gustav Jung

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Denaro

Quanti soldi

“DITEMI QUANTI SOLDI E TEMPO SIETE DISPOSTI A SPENDERE PER UNA PERSONA E IO VI DIRÒ QUANTO È IMPORTANTE PER VOI”.

Stasera affronto un tema scottante e facilmente equivocabile: il tema del vil denaro. Del soldo. Della sonante moneta.

Siete generosi? Con chi?

O tenete il vostro gruzzoletto sotto il cuscino per dormire sonni tranquilli credendo che – sempre – ci sarà un futuro.

C’è un bel esercizio da fare in coppia. Seduti uno davanti all’altro. Purtroppo il libro è in una scatola e quindi dirò in modo sommario uno step.

Occorre guardarsi negli occhi e dopo aver fatto una buona relazione lui dice a lei:

– Ti prendo tutto.

Pausa. Respiro. Occhi negli occhi poi sarà lei a dire a lui:

– Ti prendo tutto.

Io questo esercizio l’ho fatto con il mio ex fidanzato. Con l’uomo attuale neppure ne parlo. Non capirebbe il senso.

Il denaro è energia. Essendo energia va scambiato. Chi lo accumula lo perde o, comunque, ne perde il senso.

Ieri ho stracciato davanti agli occhi stralunati del mio “generoso uomo” un vitalizio da duecentomila euro che mi aveva lasciato il mio ex. Naturalmente essendoci lasciati ormai da diversi anni non penso che fosse ancora valido anche se la scadenza era 2019. Menefrego.

Non ho particolari attaccamenti alle cose o ai soldi. Mi servono. Li uso perché mi servono, non sono loro serva.

Detesto i taccagni. Gli omini dalle braccine corte. Le donne che ” l’uomo è interessante se ha denaro”.

Apprezzo i generosi. Quelli che sanno fare un gesto senza badare al denaro per far contento il prossimo. L’altro.

Apprezzo quelli che se ricevono un dono ringraziano.

Detesto quelli che se fanno un dono rinfacciano.

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Psiche

Ai piedi del Profeta

L’omino incontrato per caso l’altro giorno e di cui ho scritto soleva dire, nel suo delirio di grandezza, di essere un uomo ” formato “, compiuto: come se avesse già raggiunto il punto di perfezione. Era discepolo di un santone indiano di cui aveva l’immagine dei piedi appesa in camera. Aveva ricevuto la polverina magica e fatto periodi in India.

Ho un sacro terrore di persone siffatte, da quando ho avuto modo di conoscerle profondamente attraverso esperienze e frequentazioni. Cerco di evitare gli ” illuminati “, i ” guru”, i maestri spirituali o politici.

Jung, al riguardo scrive:

” Accanto alla possibilità di diventare profeta, ce n’è un’altra che promette gioie più sottili e in apparenza più legittime, quella cioè di diventare discepolo di un profeta. Per molta gente questa è una tecnica addirittura ideale.

Eccone i vantaggi. L’odium dignitatis, cioè l’ impegno sovrumano del profeta diventa un molto più dolce otium indignatis; ci si siede, modestamente indegni, ai piedi del Maestro e ci si guarda bene dall’avere pensieri propri.

La pigrizia mentale diventa virtù, ci si può riscaldare al sole di un essere almeno semidivino. L’arcaismo e l’infantilismo della fantasia inconscia sono soddisfatti senza che ci si rimetta del proprio, perché ogni obbligo è addossato al Maestro. Grazie alla sua divinizzazione ci si innalza senza nemmeno accorgersene e inoltre, senza averla scoperta, si riceve già pronta dalle mani del Maestro la grande verità “.

Per chi volesse approfondire: Carl G. Jung – Opere 7- Due testi di psicologia analitica – Bollati Boringhieri

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Gli errori dello psicoanalista

Sto leggendo un volume: Pratica della psicoterapia di Jung. Un passo in cui lo psicoanalista tratta in modo chiaro ed approfondito il tema del transfert, mi ha subito richiamato alla mente un ricordo. Ecco la frase:

“La traslazione consiste dunque in proiezioni diverse che agiscono come sostituito di un rapporto psicologico reale creandone uno apparente. Si tratta di un fatto molto importante, perché avviene in un momento in cui l’abituale incapacità di adattamento del paziente è stata ulteriormente rafforzata dal rinvio al passato necessario in analisi. Una brusca rottura della traslazione è perciò sempre accompagnata da conseguenze estremamente spiacevoli in quanto pone il paziente in una insostenibile situazione di mancanza di relazioni”.

Avevo circa ventitré anni e per contaminazione del mio gruppo amicale sono andata in analisi da un freudiano. Analisi del profondo, orologio, tempo scandito con ticchettio e silenzio. 

– Cosa pensa…

Non ricordo dopo quante sedute e quanti mesi l’analista fece due madornali errori. Il primo fu di invitarmi a bere un caffè. Il secondo fu di mostrarmi i mobili presi per il suo prossimo matrimonio chiedendomi il parere, considerato che facevo l’Accademia ed erano mobili d’epoca.

Alla faccia del transfert! Non mi vide più. Saltai l’ultimo appuntamento fissato naturalmente senza pagare. Non potevo crederci che avesse fatto degli errori così madornali in un momento così delicato dell’analisi. Francamente, a differenza di quanto scrive Jung, non ne ricavai gravi e spiacevoli conseguenze. La mia vita continuò come prima. Rimase un velo di distanza distacco e disillusione nei confronti dei terapeuti e delle pratiche psicologiche. 

Essendo caparbia non rinunciai comunque a intraprendere altri percorsi di analisi. Il campo mi interessa notevolmente altrimenti non leggerei tomi e tomi di Lacan Jung Freud e Hillman e tanti altri. 

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Leggere Jung 

Tra i sette libri che ho acquistato ultimamente, due sono volumi di Carl G. Jung dedicati alla Pratica della psicoterapia.

Come dicevo ieri ad una amica, seduta in caffetteria per colazione, leggere Jung è comunque e sempre leggere un Maestro.

Le riflessioni di Jung attengono all’essere uomo, persona, individuo al di là della pratica terapeutica. Le conferenze che sto leggendo risalgono agli anni 30-40. Ne è passato del tempo eppure alcuni principi e riflessioni rimangono attuali. 

Qualcuno potrà obiettare: Eh, ma il linguaggio sarà difficile, per “addetti ai lavori”. No: a differenza di Freud, Adler, Klein, Lacan o altri che ho avuto il piacere di leggere e studiare, l’esposizione di Jung è accessibile a tutti coloro che hanno un livello minimo di conoscenza psicologica.

Faccio un esempio:

Segreto e ritegno, quando sono esclusivamente personali, causano danni cui la natura reagisce infine con la malattia. Se invece sono esercitati in comunione con altri, la natura non se ne adonta, ed essi possono persino trasformarsi in utili virtù.

Dannoso è soltanto ciò che viene trattenuto, occultato per motivi personali.

È come se l’umanità avesse un diritto inalienabile a vedere quel che negli altri c’è di oscuro, imperfetto, stupido e colpevole: di questo genere sono infatti le cose che teniamo segrete per autodifesa.

Nascondere la propria inferiorità sembra un peccato naturale altrettanto grave quanto viverla fino in fondo. È come se esistesse una sorta di coscienza morale comune a tutti gli uomini, capace di punire severamente colui che, anziché ammettere la propria fallibile condizione umana non rinuncia mai, in nessun luogo e in nessun momento, alla virtuosa fierezza che gli deriva dalla capacità di dominare e affermare se stesso.

Finché egli non avrà compiuto una tale ammissione, un muro invalicabile lo separerà dalla sensazione vitale di essere uomo tra gli uomini “.

Ecco: questa riflessione non è comunque una riflessione che travalica il mero campo della pratica psicologica? 

Non è forse vero che per salvarci tendiamo spesso a vedere fuori di noi il marcio, il brutto, l’orrendo, il difetto e l’imperfetto?

Quanto ci sentiamo esenti, non toccati, non implicati quando puntiamo il dito sull’altro dicendo: – È colpa tua, con te non gioco più. Come fanno i bambini.

Fino a che punto ci autodifendiamo dallo sguardo interiore, diretto dentro di noi,  invece che puntato sempre all’esterno?

Ecco, leggere Jung per me è riflettere sul mio modus vivendi. Sul mio comportamento, sui miei complessi, sulla mia fragilità o fierezza. È leggere una persona profondamente morale che ragiona sull’etica in modo estremamente flessibile e non dogmatico. In questo mondo dove molti ritengono di avere già la verità in tasca, è già un bella differenza. 

Il brano è stralciato da: Opere – 16 – Bollati Boringhieri.