Eletta Senso ama scrivere da sempre. Eletta Senso ama disegnare da sempre. Il nome è un nome d’arte, dietro c’è una donna che ama l’estetica e la scrittura.
Ha pubblicato racconti e poesie. Ha partecipato a eventi nazionali italiani di grafica. Ultimamente ha deciso di vivere in montagna e ne racconta le sue meraviglie di silenzio e colori.
Oltre la scrittura, la grafica e la pittura ultimamente si è appassionata anche alla grafia della luce, attraverso la fotografia.
Così veloce si accumula la vita che non ho il tempo di registrare l’ammucchiarsi, ugualmente veloce, delle riflessioni che annoto sempre come mi vengono, per inserirle poi qui.
Virginia Woolf
Ho sempre annotato le riflessioni – suggerite dagli eventi – su agende, quaderni, blocchi, fogli di ogni tipo, anche occasionali: come le pagine finali bianche dei libri. Ho sempre avuto bisogno di fissare, cristallizzare, vedere la forma delle parole che mi frullavano in testa ponendole come corpi celesti nello spazio di una pagina calligrafica.
Riesco ad esprimere meglio con questo metodo. Il groviglio dei pensieri prende una forma più logica e lineare, schematica, se scrivo. Scrivere mi serve a fare ordine tra i marosi.
Così veloce si accumula la vita… Ogni istante svanisce e viene sostituito dal successivo e poi da un altro. Chiamo ” Attimi ” questi momenti. Li registro con una certa distanza, credo nell’impermanenza.
Non potrei fare a meno di scrivere. Per poter scrivere non posso fare a meno di leggere.
Scrivere è un’arte difficilissima. Bisogna scegliere continuamente; e ho troppo sonno, e perciò mi faccio semplicemente scorrere la sabbia tra le dita. Scrivere non è per niente un’arte facile. Pensare ciò che si vuol scrivere sembra facile; ma il pensiero evapora, sfugge qua e là.
Mi prendo il dolce tempo dell’ozio. Nuda dopo la doccia nel mio fumoir. Nuda e mollemente adagiata come la Maya desnuda. Nuda e sola senza nulla ch’io non voglia. Senza impegni assillanti e pensieri avvolgenti. Senza cose da fare e da dire. Senza la tua ingombrante presenza. Il tuo baule borbottante. La tua nera aura.
Mi prendo il dolce tempo dell’assenza. Minuti vuoti. Ore danzanti di gocce e ghiaccio. Sto nel tepore del mio corpo. Sto bene senza interferenze. Quieta e lieta. Oggi sono vacante e assente. Oggi sono mia.
Il silenzio é l’arma più efficace per sancire la morte psichica della vittima che viene confinata nella insignificanza
Diventa prigioniera di una assoluta mancanza di desideri ed emozioni
*Tu mi annoi
*Tu non sei nulla
*Io non ti desidero non ti vedo non ti bramo
Non esiste via d’uscita. In quanto ogni tentativo di chiarificazione è destinato a fallire miseramente perché viene accolto dal silenzio
L’ostinazione del narcisista di far finta di niente o nel negare le proteste della vittima non lascia alcuna possibilità di recupero
Alla vittima non resta che rinunciare
Ma siccome la comunicazione è una esigenza vitale per l’uomo senza un interlocutore la vita man mano si spegne
Ho già scritto tempo fa relativamente alla Patologia Narcisistica. Qui viene presa in considerazione una modalità veramente violenta, perché nullificante dell’altro come Persona, che è il silenzio punitivo.
La vittima fa presente alcuni problemi di comportamento per migliorare il rapporto.
Il o la narcisista patologico/a risponde senza rispondere cioè con il silenzio. Innalza il ormai tristemente famoso muro di gomma.
Su questo tema potete trovare veramente molto materiale perché pare che oggi il fenomeno del narcisismo patologico, purtroppo, sia davvero molto diffuso.
“Dialogo non è una parola tranquilla, anzi non è neppure una parola, ma tensione tra le parole. Contiene infatti quel dia che rintracciamo in dia-metro come unione dei massimamente distanti. Altro che scambio di parole. Il dia-logo è esasperazione del conflitto, unione degli incongruenti, dis-locazione dei luoghi”.
Da: Il gioco delle opinioni – Umberto Galimberti
Io che amo il dia-logo in questo senso, ho deciso di tacere. Non dire. Non chiedere. Non parlare. Non porre questioni. Non sapere. Non controbattere. Non interloquire. Non argomentare con chi è incapace di dialogo.
Io che amo il dia-logo e che mi nutro di comunicazione, tacerò da ora in poi con chi: *Tace, nasconde, omette, non dice *Non condivide, non chiede, non vuol sapere, non ascolta, non comprende *Non è curioso, non ama togliere le maschere per sapere cosa c’è sotto *Non intende farsi alterare dallo sguardo dell’altro *Contempla solo il sottile quadratino del proprio punto di vista, é fisso nel suo limitato ring
Decido di abdicare al dia-logo solo dopo lunghi ponti comunicativi lanciati. Dopo momenti di estrema apertura e constatazione di estrema chiusura. Dopo aver teso la mano e aver ricevuto sbadigli. Dopo aver cozzato inutilmente contro una parete di dura pietra.
Avete orecchie, ma non udite. Avete labbra, ma non parlate. Avete occhi, ma non vedete.
Cercherò altre persone che amano il dialogo come me.
Difficilmente un film mi piace. Questo After Love è stato uno di questi: scelti visti e goduti. Bravissima l’attrice così lontana dai canoni estetici occidentali. Bellissima la sequenza del suo guardarsi a livello corporeo con tutta la sua carne sovrabbondante. La sua paura di non essere stata amata.
E molto bello l’incontro con l’altra donna. Uno stretto – lo Stretto di Dover – divide le donne e tutto pare crollare. Ci sono crepe in tutto ciò che si pensava stabile di fronte alla scoperta del tradimento e della doppia vita del marito.
Siamo tutto il tempo di corsa. Tremila cose da fare. Quanto è importante rallentare il ritmo? E perché?
Semplicità volontaria significa recarsi in meno anziché in più luoghi in un giorno, vedere meno per vedere di più e meglio, far meno per fare meglio, acquisire meno per avere di più. (Kabat-Zinn)
Se penso a quante inutili cose ho acquistato e a quanto ho buttato. Ora fare meno è anche un principio ecologico: prendo un solo capo di vestiario puntando sulla qualità invece di prendere cento vestiti di plastica… Evito di riempire il frigo con cibi che in parte butterò. Invece di salire in vetta per mettere la bandierina e i manifesti, faccio un percorso lento assaporando ogni visione. Ogni attimo.
Rallentare i ritmi significa anche essere ecologici. Meno e non più. È praticare una ecologia della mente ricordando che siamo tutti interconnessi e ogni nostra scelta ha cadute di ampia portata sull’ambiente.
Ci sono persone che non sanno stare fermi. Semplicemente fermi. Senso di colpa dovuto a una educazione dove produrre fare e consumare è l’imperativo.
Si pensa di far tacere l’ansia buttandosi in tremila attività fuori di noi. Forse bisognerebbe semplicemente stare fermi. Sentire tutto anche il nostro mal-essere stando semplicemente in presenza di quello che capita. Allenarci alla semplicità, al meno invece di più.
Siamo tutti accumulatori seriali. Diamoci uno stop.
” Cose che mi sembrano di cattivo gusto: troppi oggetti personali ammucchiati nella stanza dove ci si intrattiene; troppi pennelli in un calamaio; troppi Buddha nel tempio di famiglia; troppe pietre e piante in giardino; troppi bambini in una casa; troppe parole quando si incontra qualcuno; troppe imprese meritorie elencate in una petizione” Da : Momenti d’ozio – Kenkō
A cui posso aggiungere:
troppe rughe spianate per nuovi/e replicanti mummificati/e troppe cartacce sui bordi delle strade e nei prati troppe plastiche nel mare, sulle spiagge, nei pesci e ormai nel nostro sangue troppa cementificazione ovunque troppi centri commerciali troppe automobili aerei troppa terra arsa troppe bombe armi esplosioni guerre troppi videogiochi chat social troppa violenza tra i ragazzi troppi talk show con vecchi cantanti e vip che non riescono a fare altro che apparire troppo rumore e luce la notte troppo caldo, smog, polveri sottili troppa violenza, arroganza, ignoranza delle basilari regole etiche
Ricordo che un tautogramma è un gioco linguistico in cui tutte le parole ( tranne articoli e preposizioni) iniziano con la stessa lettera. In questo caso la P.
Ecco il mio esempio per il Tautogramma in P:
Povera Perfettina: perduta la poltrona da primadonna promette particolari pesanti. Provata e pressata parlerà per prima. La polverosa pedante predice primizie prelibate. La parte principale prevede piccoli puntini… preziose perle. Partecipa e plaude il pietoso pubblico. Piangono portafogli pingui. Prendono penose piaghe purulente. La pacchiana paccottiglia dei piagnucolosi parla con peloso pendaglio perforante. Piacevole pulita pezza potrà plaudire la platea? Possibile psicodramma postdatato. Provvidenziale provvigione potrà perdurare per pochi pachidermi o pulci?
Buon lunedì a tutti
Eletta
Chi ha voglia di giocare giochi qui. ⤵️
Permetti? Piacere per la presenza di persona. Parlicchia Perla con parole problematiche non percettibili. -Prego? Perché parli così? Poni il pensiero con precisione. Perla pazienta un poco prima di proporre con pignoleria pensieri e parole. -Provo a preparare pazientemente un potente proponimento… Perdonami per la piccola pedanteria nel progetto. Pignola e petulante. Paolo pacioccone pencola pieno di piacevole posa pensosa. Pronto a partecipare al paradosso di Perla.
I profumi di primavera promettono primizie e prodigi. permettono di pensare a passioni prelibate portate dal prossimo periodo.
Purtroppo per parecchie persone i progetti potrebbero perder potenza, paurosamente perire o parer pallide promesse penosamente partorite come puerili passatempi.
Parlami, ti prego, di primule profumate, di pastasciutte prelibate, di pingui pennichelle. Parlami di prati, di plaid e picnic, di peppole, pettirossi e pavoncelle. Parlami di piogge provvidenziali. Parlami di primavera. Parlami di pace!
Piccole Pratoline. Pallide Primule, Petali Pervinca, Pampini Pendenti nelle Pareti dei Palazzi, Palloncini Passeggiano nei Prati Pacciamati, Parole Preziose, Profumi e Pennellate di Primavera.
Mio padre fumava la pipa con le gambe distese, nelle pause leggeva o meditava. Mio padre fischiettava, come fischiettava ai tempi suo padre, mentre lavorava nella sua privata officina meccanica con tutti gli attrezzi disposti sulla parete, appesi. Odore di legno e ferro. Metallo e olio.
Mio padre amava lavorare con le mani e con le mani ha costruito una casa per la mia bambina. Con pazienza e tenacia, giorno dopo giorno, ha fatto pareti mobili finestre seggioline tavoli letti quadretti armadi comodini porte. Tutto così piccolo e però così perfetto.
Con molta cura e pazienza fischiettando giorno dopo giorno ha costruito questa piccola grande casa di bambola dove é permesso sognare. Basta aprire il gancio e guardare le quattro stanze per sognare.
Mio padre é mancato molti anni fa. Mia madre mi ha detto che ero stata l’unica a non piangere al suo funerale. Non le ho detto che durante i tre anni di lenta agonia di mio padre io avevo pianto ogni giorno e che solo ora – che aveva cessato di soffrire – io ero, con lui, contenta. Della sua ritrovata quiete.
Per perdersi in una attività occorre entrare nel flusso creativo. Lì non c’è più tempo e si sta semplicemente persi in ciò che si sta facendo. Questo processo l’ho iniziato a descrivere nei miei articoli: Imparare a disegnare e vedere.
Scrive Carlo Carrà:
So bene da me che solamente in lievi attimi mi è concesso dimenticare me stesso nel lavoro…
Il pittore poeta sente che la sua essenza vera immutabile parte dall’invisibile che gli offre un’immagine dell’eterno reale…
Sento che non sono io nel tempo, ma che è il tempo in me.
Posso anche sapere che codesto arcano dell’arte non mi è dato risolverlo in maniera assoluta, tuttavia mi vien quasi fatto di credere che sto per mettere le mani sulla divinità.
Da: Il quadrante dello spirito – Carlo Carrà
Ecco, io mi perdo quando osservo vedo un albero, un paesaggio e cerco di catturarne l’essenza. Io divento albero e l’albero diventa me. Fuori dal tempo.
In estate sto nel grembo del torrente a disegnare sassi. Posso stare ore io e i sassi con il rumore dell’acqua che scorre. E io mi perdo in questo.
Ho visto e rivisto alcuni film di Hitchcock – La donna che visse due volte – Psico – Gli Uccelli – La finestra sul cortile – e altri film di Woody Allen. Match Point per esempio. Io e Annie.
Ci sono film che non annoiano mai. Perché sono ben fatti: tutto funziona. Come Harry ti presento Sally. O:
In genere sono affezionata ad alcuni registi e ad alcuni attori/attrici.
Gwyneth Paltrow per esempio. Mi è molto piaciuto anche nel remake del film di Hitchcock : Delitto perfetto.
Sono piuttosto selettiva e un film mi deve piacere dalla prima sequenza. Se non va, non va. Questione di atmosfera fotografia e regia. In genere detesto i film attuali e di botteghino italiani. Adoro Sorrentino. Punto.
L’unica serie che sono riuscita a vedere due volte, perché mi è davvero piaciuta è stata : La regina degli scacchi.
In questi giorni non ho potuto fare a meno di pensare al corpo. A quanto siamo davvero liberi nel nostro corpo.
Vi é più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore sapienza –
F. Nietzsche, Così parló Zarathustra
Il corpo da curare, abbellire, truccare modificare celare ostentare. Il corpo da imbalsamare. Il corpo da sanare. Il corpo da immortalare o immolare. Carne da redimere, impulsi da controllare, sensazioni da etichettare. Il corpo da reprimere, inscatolare, controllare.
L’anima é in sommo grado simile a ciò che é divino, immortale, intellegibile, uniforme, indissolubile, sempre identico a se medesimo, mentre il corpo é in sommo grado simile a ciò che é umano, mortale, multiforme, inintellegibile, dissolubile e mai identico a se medesimo – Platone, Fedone
Il corpo da sacrificare. L’anima da santificare.
Anima e corpo da contrapporre in un dualismo senza fine.
Il corpo modellato come quello delle bambole ( ti faccio le treccine, hai le mani sporche, metti i calzettoni, lavati, vèstiti, non uscirai con quella roba addosso ) il corpo represso ( i Comandamenti, non desiderare, non masturbarti, controlla gli sfinteri, stai attento a non prendere brutte malattie ) il corpo cartonato immaginato comandato dai modelli estetici del foto ritocco e della chirurgia estetica ( non invecchiare, le rughe sono anti estetiche, il maquillage, la cosmesi, cerca di apparire al tuo meglio, adeguati ai modelli vigenti vincenti ).
Il corpo serve alla produzione dello scambio, anche economico. Basta andare in qualsiasi edicola: sono corpi che balzano agli occhi. Occhioni di civette, seni plastificati, corpi perfetti rifatti, allenati. Pettorali e labbra gonfiate. Basta andare nelle Photogallery dei quotidiani: sono i corpi che fanno notizia più delle notizie.
Siamo talmente già assuefatti alle facce di plastica che quando vediamo una attrice o cantante o qualsiasi altra donna vip che non si è fatta levigare pensiamo subito : Quanto è invecchiata! Non è lei che è invecchiata. È lei che non si è sottomessa all’apparire gonfia come una Barbie ottantenne.
Sicuramente a una pantera. Per i movimenti lenti e l’agguato. Per il nero lucente e lo sguardo giallo che ferisce la notte. Perché attende e poi piomba. Senza perdono. Perché total black è eleganza.
Carissima pazzerella, sei quindi giunta ai cento. Brava.
Se potessi ti farei vedere i fatti salienti della tua incredibile vita. Sai: qualcuno dice che prima di emettere l’ultimo respiro si vede, come in un film a velocità pazzesca, tutto quello che si è vissuto.
A ritroso. Dai tuoi cento all’indietro. Ai novanta e poi ottanta e settanta… Pare che tu abbia preso alla lettera quello che dicono gli scienziati: che la tarda età inizia ai 75 visto che ti sei sposata a settantaquattro. Per poi risposarti – invece di riposarti – ancora a ottantacinque.
E pensare che non hai abdicato alla moda attuale delle facce di cera. Ai gonfiori inespressivi dei botulini.
Sarà per il tuo spirito pazzerello di bambina mai cresciuta, di voglia di giocare, del desiderio di osare fare provare infrangere regole e steccati… Sarà per questo tuo essere viva che non sei mai morta.
Auguri quindi, carissima centenaria, auguri di vita ancora finché il tuo spirito avrà voglia di gioco nuovo.
Buongiorno oggi ci divertiamo con un tautogramma in M.
Ecco il mio esempio.
Macabro macaco che macchietti la mia mente. Macera la maschera nella menzogna. Misconosci la maestria della mia magia magmatica. Mangerò macedonie di malizia e ti maltratterò con misture di mandragola. Malsano mandrillo: marcerai nel marmoreo mare miniaturizzandoti.
Ringraziando tutti quelli che amano giocare con la lingua con me e a tutti quelli che diffondono sul loro blog la mia iniziativa
Auguro un buon lunedì
Eletta
Musica – musa melliflua, maga malandrina – manipoli miracolosamente miei momentanei mood melanconici; motteggi magicamente mattinate (di) macumbe mammalucche mixando minuetti, mambo, marce magari (al) mica moderno Moog: meravigliosa mattia.
Marcerai, Marcello, per mari e monti ma minchia ci mancherai. Memoria del mondo mistico menti in modo mefistofelico, in maniera madornale e malcelato motteggio, mirando a motteggiare Marina. Mentre mimi Mario, minuto menestrello, mostri la tua mano con machiavellica modestia. La mercanzia nel magazzino marcisce per mancanza del mercante di morte.
mi mancano i miraggi, i misteri, la magia, le magnificenze e le miserie, la meraviglia al mondo e la misericordia ai minimi misfatti di molti miserabili. Mentre al momento il mondo è meschina messinscena, è malvagità, è una moltitudine di mosche sulla merda. ml.
Malgrado meravigliosi mughetti, mammole e margheritine, il maltempo di marzo mi mette di malumore. Mordicchio un maritozzo mentre mormoro un mantra. Un mostro marino multiforme si manifesta nelle magnolie: é un miraggio : meno male!
Magnetiche melodie, musiche memorabili muovano le menti con magia e meraviglia e medichino molte malinconiche memorie mandando messaggi che maternamente minimizzino malesseri e minacce.
Magari mi mancasse mangiare: miraggio! Momentaneamente medito magre mangiate, mirando a minori malesseri: mirabile messinscena! Mimo modestia ma mai miglioro: macino, mastico, maciullo. Me misera, mangiare è meraviglioso, mendico minimi miglioramenti.
Era da molto tempo che non facevo questo percorso che ora si trova proprio dietro la mia nuova casa.
È un percorso che porta a un’alpe. Dove ci sono mucche dal lungo pelo rosso.
Stamattina ne ho fatto solo un pezzo perché è una salita con alti gradini in pietra ed è una sollecitazione non benefica per i legamenti delle ginocchia.
Man mano che si sale la vista si apre a nuovi scenari. Il profumo è di resina e muschio.
La discesa è più impervia della salita perché le pietre sono alte e scivolose per l’accumulo delle foglie e l’umidità di qualche sorgente.
Faticoso come tutti i nuovi percorsi. Ma apre la possibilità di vedere nuovi panorami.
Mi prendo il dolce tempo dell’ozio. Nuda dopo la doccia nel mio fumoir. Nuda e mollemente adagiata come la Maya desnuda. Nuda e sola senza nulla ch’io non voglia. Senza impegni assillanti e pensieri avvolgenti. Senza cose da fare e da dire. Senza la tua ingombrante presenza. Il tuo baule borbottante. La tua nera aura.
Mi prendo il dolce tempo dell’assenza. Minuti vuoti. Ore danzanti di gocce e ghiaccio. Sto nel tepore del mio corpo. Sto bene senza interferenze. Quieta e lieta. Oggi sono vacante e assente. Oggi sono mia.
“Così Psiche, senza volerlo, incappò nell’amore di Amore.
Allora, vieppiù infiammata dal desiderio di Cupido, china su di lui, con le labbra schiuse per baciarlo, gli lancia ripetutamente baci forti e ardenti, e teme di svegliarlo”.”
Il cammino di individuazione di Psiche é un processo di plasmazione delle forze uroboriche fino allora prive di forma.
All’inizio, sotto la malia dell’Eros- drago, Psiche vive in uno stato di totale incoscienza; vive nello stadio palustre di Bachofen nel quale il ciclo uroborico si svolge nelle tenebre, non violato da coscienza alcuna, non disturbato né deviato da illuminazione alcuna.
É vita in sé, vita di un’esistenza condotta nella totale oscurità, paradiso di piacere del drago, in cui tutto sfocia sempre di nuovo nel buio dell’inconscio.
L’azione di Psiche ha spezzato definitivamente questo circolo.
Hanno fatto irruzione luce e consapevolezza, e relazione individuale e amore hanno preso il posto del piacere anonimo e dell’oscuro abbraccio della mera istintualità “.
Per chi volesse approfondire: Erich Neumann – Amore e Psiche – Astrolabio
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.