” Stasera sono brutta. Ho perso ogni fiducia nella mia capacità di attirare i maschi, e nell’animale femmina questa è una malattia alquanto patetica”.
Da : Diari di Sylvia Plath
La bellezza di una pagina di diario è la disarmante sincerità del momento. Anch’io ultimamente mi sento brutta. Perché così appaio nelle fotografie che mi fa il mio compagno. Ci mette ore a fotografare un fiore, sceglie la giusta distanza e inquadratura, la luce, toglie a mano i fili d’erba che potrebbero disturbare… ma quando mi fotografa, e lo fa assai raramente, lo fa con distrazione velocità e senza un minimo di studio. Non mi riconosco in quelle istantanee.
Ho delle magnifiche fotografie fatte da altri uomini, alcune in bianco e nero con la Leica, che sono davvero belle. Colgono la mia essenza. L’uomo della Leica, ha perso tempo quel giorno sul lago, per cogliere il miglior attimo del mio sguardo.
Fin da ragazza mi sentivo brutta. Ho molto faticato per costruirmi una faccia che mi piacesse. Un look che mi valorizzasse. Fino allo sciame di mosconi che svolazzavano intorno al mio nettare di ventenne. Ho creato un tamponamento a catena un giorno per le strade della mia città, per un pappagallo che si è bloccato d’improvviso per guardarmi e filarmi. Ho riso molto.
Ma ultimamente rimane il fatto che mi sento brutta a giorni e periodi alterni. Per questo ieri quando ero dalla parrucchiera e le ho detto di avere una figlia molto bella, e parlando di un suo nipote che l’ha conosciuta questo inverno in una sciata e al quale, incontrandolo per caso in un paese gioiello qui vicino ho detto:
– Sono la madre di L.
Lui, guardandomi mentre si chiacchierava del più e del meno ha esclamato: – Caspita si vede che sei sua madre: vi assomigliate molto.
E io l’ho preso come un complimento perché mia figlia è davvero bella.
Allora la parrucchiera mi ha detto: – Certo. Tu sei veramente una bella donna.
– Ti ringrazio, perché ultimamente mi vedo brutta.
– Stai scherzando? Tu sei veramente bella, ma bella bella.
Con quel doppio aggettivo raddoppiato per rinforzare.
Così, è bastato un complimento della parrucchiera, che so diretta e sincera come me, per dirmi che dopotutto non faccio così schifo. Non sono esattamente come quella strega che vedo immortalata nelle istantanee del mio compagno. Forse è lui che, alla fine, non sa cogliere quel briciolo di bellezza che ho.
Pare che si diverta molto a sminuirmi. Un anno fa diceva che ero: grassetta. Non vi dico le risate delle mie amiche, perché io sono veramente magra. Adesso, che a furia di camminare, sono uno stecco dice che sono perfetta. Le mie amiche, invece, dicono: – Mangia che sei troppo magra.
Punti di vista. Intanto ho deciso di non farmi più immortalare da frettolose fotografie. O mi si studia per valorizzarmi nei pochi ma sostanziali pregi che ho, o niente.
La bellezza è anche questione di energia e autostima. No?
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