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Attimi

Gli uomini: certi

Gli uomini distratti che non sanno che non vedono che non capiscono.

Non tutti per fortuna, ma molti. Poi piangono quando la donna se ne va. E non capiscono il perché e la apostrofano con parole volgari. Perché la colpa è di chi se ne va. Non degli uomini che non hanno capito visto apprezzato ringraziato.

Gli uomini senza carezze. Senza cortesia. Senza attenzioni. Sempre stanchi e concentrati sul loro misero mondo.

Ho avuto la fortuna di essere molto cercata dagli uomini. Non ho mai chiesto, perché detesto l’elemosina. Eppure ho avuto baci abbracci fiumi di parole e doni attenzioni e cortesie inviti a cena a teatro viaggi festival castelli. Ho avuto la corte. Ho avuto uomini a mazzi. Uomini pazzi per me.

Ma ci sono uomini ciechi che non vedono. Sordi che non sentono. Uomini che non sanno il tuo profumo. Per loro io non muovo un sol passo. Non mi fanno nemmeno più pena. Li ritengo poveri somari che non hanno imparato nulla dalle botte prese. A loro conviene la pesante soma che da soli si cercano.

Per stare in coppia serve lavorare. Non è automatico neppure se hai il vincolo del matrimonio. La moglie non è una “cosa tua” anche se le hai messo la fede al dito.

Le donne sono altra cosa dagli uomini. Siamo differenti. Due mondi. Ieri ho sentito una lectio della scrittrice Murgia sul tema della paura. Per chi volesse la si trova su Rai Play. Davvero molto interessante e molto difficile. Semplificare certi argomenti è da superficiali. Analizzare le differenze come fa la scrittrice in questa lectio è fondamentale.

https://www.raiplay.it/video/2021/03/sulla-paura–s1e3–michela-murgia-8e7c8708-afdd-4278-897a-fd6a0a76de32.html?wt_mc=2.app.cpy.raiplay_prg_Sulla+paura+-+S1E3+-+Michela+Murgia.&wt

Alcune donne si accontentano delle briciole. Di avere un uomo accanto. Anche se vengono trattate come stracci e accantonate dal padrone quando il padrone ha voglia di altro. Alcune donne, ancora troppe, vengono maltrattate picchiate segregate uccise. Una volta si diceva : una donna non va toccata nemmeno con un fiore. Ormai ci si dimentica che una donna ha la fragilità di un fiore. E la sua bellezza.

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Uomini

Uomini

” Mi piacciono gli uomini

la cui forza si esercita aiutandoti,

con discrezione, a vivere.

Mi piacciono quelli che lo fanno senza troppe parole…

La comprensione vera della donna mi sembra

il più alto esercizio dell’intelligenza

e della capacità maschile

di amore

Elena Ferrante – Intervista su Robinson

Non mi sembra il caso di aggiungere altro. La vera comprensione della donna mi sembra il più alto esercizio dell’intelligenza maschile.

Naturalmente si sta parlando dell’intelligenza emotiva. Sottintende EMPATIA ( per chi vuol approfondire: Daniel Goleman ).

Solo un uomo che sa amare con intelligenza emotiva può riuscirci.

Agli altri: i distratti, gli indifferenti, i superficiali, banali e stolti non resta che esercitarsi a vedere la loro stupida immagine riflessa in uno stagno per poi annegarci, piangendo.

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Coppia Psiche

Ci sono uomini che

Ci sono alcuni uomini bambina. Hanno una paura folle dell’ombra della madre.

Della madre – se morta – hanno tenuto tutto: dal grembiulino logoro alla tovaglia ricamata a mano, alla sveglia e il lenzuolino. Forse persino gli stracci: che non si sa mai.

Se li avvicini ti guardano con sospetto. Portano il sacco delle paure ataviche legato sulle spalle e hanno, spesso, problemi alla schiena.

Non ti abbracciano perché “sai in famiglia non siamo stati abituati a questi gesti”.

La sera, quando tornano alle tre con te, aprono piano piano la porta della camera della madre viva e sussurrano: – Buonanotte.

Altrimenti vengono puniti e vanno all’inferno.

Ci sono gli uomini spirituali. Scoprono Gesù- Padre Pio- la Madonna di Medjugorje- Buddha e Maometto tutti insieme. Se gli chiedi di fare una passeggiata e quattro chiacchiere pensano che si fa peccato così preferiscono star chiusi a sgranare rosari, mala e altri aggeggi vari. A volte suonano cimbali. Meditano sempre. Hanno molto da espiare e forse usano anche la fustigazione.

L’uomo non è né angelo né bestia, e disgrazia vuole che chi vuol far l’angelo fa la bestia. Essi vogliono mettersi fuori di se stessi e sfuggire all’uomo. E’ follia; invece di trasformarsi in angeli, si trasformano in bestie; invece di innalzarsi, si abbassano”. – Montaigne

Ci sono gli uomini tuttatesta e nientecorpo. Hanno un lieve filamento che tiene su, sollevato verso il cielo, il loro cervello; così volano in alto e non si sporcano i piedini con le umane cose.

Abitano case sugli alberi o grotte: non tollerano di venir disturbati. Loro “pensano”.

Ci sono gli uomini tartaruga. Hanno la testa retrattile e, al minimo avviso di pericolo, nascondono la testa nel carapace. Assomigliano agli uomini struzzo. Sono l’icona moderna rovesciata di San Giorgio che combatte col drago per liberare la principessa. La principessa da liberare sono loro, ma non lo sanno.

Ci sono alcuni uomini appiccicaticci come il miele. Se non hai il particolare attrezzo per scodellarli filano all’infinito e il loro denso essere ti rimane addosso ovunque. Ti seguono ti stanno alle calcagna ti fiutano ti osservano, prendono nota di ogni tuo spostamento. Sono la versione moderna della carta moschicida.

Ci sono alcuni uomini psichiatri o psicanalisti: usano il rapporto terapeutico per mostrare la loro forza maschile dall’alto del loro potere, tanto la paziente è inerte – sul lettino e loro non possono temere. Hanno spesso bianchi capelli scomposti o fluenti che tirano all’indietro con una coazione a ripetere ossessiva; possono avere anche la barba e occhi penetranti. Registrano e interpretano ogni tuo minimo sussulto : “loro sanno perché”. Se ti portano a letto, prima stanno mezz’ora nel bagno: certe pastiglie blu danno più sicurezza così quietano la loro “ansia da prestazione”.

Ci sono alcuni uomini che d’improvviso spariscono. Prima eri solo tu… poi il vuoto. Ritornano in vita quando sono dall’altro capo del mondo per dirti che sono all’altro capo del mondo. Eppure ti scrivevano poesie.

Ci sono alcuni uomini dietro lo schermo del pc o dello smartphone : stanno velati come le donne con il burqa. Ne vedi solo gli occhi che percorrono parole sul plasma. Ti regalano riflessioni a granuli omeopatici. Fanno da contro-pendant ai logorroici. Questi ultimi ti buttano addosso badilate di vita trascorsa e tu, nel frattempo, fai da semplice parete rimbalzante.

Ci sono uomini poco cortesi. Poiché c’è stato il femminismo si sentono in diritto di farti pagare a metà persino una pizza ( anche se loro si sono scolati litri di birra e tu no ). Non ti aprono la portiera. Non ti regalano mai fiori. Non tengono conto dei tuoi bisogni e sogni. Ti usano. Sono rimasti al modello ” maschio che non deve chiedere mai”. La donna è nata per servire e, in tal caso, anche se hanno avuto una lunga militanza comunista, del femminismo fanno carta per pulirsi nel cesso.

Ci sono uomini che la vita ha bastonato seriamente. La moglie li ha traditi e loro si fidavano così tanto… Peccato che per anni non l’hanno proprio vista considerata amata. Dopo un anno di pianti e lamenti sono così fortunati da trovare un’altra femmina. Anche con questa: non vedono, non considerano, non amano. Così la storia si ripete e si ritrovano soli a piangere e lamentarsi. Sono uomini che non imparano mai.

Ci sono uomini – invece- che hanno imparato che é importante amare: e perciò amano.

Ci sono uomini che sono grati alla vita per aver incontrato una compagna. Sanno che la solitudine é una brutta bestia.

Ci sono uomini che hanno capito che in un rapporto occorre cortesia e tolleranza.

Hanno capito che esiste una sostanziale differenza tra uomo e donna e che solo ” insieme ” si è davvero completi.

Ci sono uomini che sanno sorridere e ridere con lei, sanno inventarsi giochi nuovi per la coppia, sanno tendere la mano se lei ha bisogno. Non la lasciano sola.

Ci sono uomini che sanno costruire una relazione stabile che nessun vento o tempesta distruggerà.

Sono uomini che, poiché danno amore, dalla compagna ricevono amore.

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Storie

L’editore 

( Immagine grafica dell’autrice )

Avevo messo una gonna nera, leggera, aderente, un poco trasparente. Ero seduta con il mio cane mastino da guardia: lui teneva il collare intorno al mio collo. Ero seduta tra altre duecento trecento persone nella sala dai muri di pietra. L’editore si è materializzato così, d’improvviso, e aveva braccia aperte e mano stesa a salutare me.

– Non ci siamo già visti, conosciuti ( non ti ho già baciata, presa, filata, cardata? ).

Io non l’avevo mai visto ma lui aveva deciso che c’era già un legame.

Per questo me lo trovavo, silenzioso come un gatto, alle spalle: ovunque.

Entrava e usciva continuamente dallo spazio con traiettorie fulminee che lasciavano impronte porporine.

Il mio cane mastino continuava a tenermi il collare, faceva in modo che non pascolassi mai da sola: nel parco, al bordo della piscina, o sull’ampia terrazza che dava sulle colline pettinate a vigneti.

Era un periodo fiabesco. Io ero la bella principessa e, spesso, si aprivano tornei. Vivevo al castello.
Avevo le gambe al sole, gambe velate di nero che sortivano dall’anfibio e terminavano all’orlo ondulato della gonna stretta. Probabilmente al sole si vedeva anche la parte coperta delle cosce.

Non me ne è mai importato molto: di quel che si vede o non si vede. La mia faccia era tutto, più del mio snello corpo da Giovanna d’Arco.

Di quel primo incontro con l’editore ricordo il fluire ectoplasmatico e misterioso del suo apparire e scomparire dai luoghi. Il peso del suo sguardo sulle spalle, sulla nuca. La presenza costante del suo stanarmi. Osservarmi. Curarmi. Cercarmi. Tenermi. Volermi.

( Vorrei ricordare che, a parte le 82 donne in marcia per la parità di genere a Cannes, il fenomeno non è relativo solo all’ambito cinematografico ma anche al campo editoriale: almeno così è stato per me )

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Frammenti

L’uomo volgare 

Faceva penetrare l’ago nell’esatto punto. Con precisione fulminea.

Un battito di ciglia. Un riflesso nel vetro, l’aereo che passa. Rombo.

Osservava la rovinosa caduta. Era precipitato il teatrino, l’altarino con le piccole statuette. I ceri e gli ex voto. Tutto era rotolato nel fitto nero della pupilla.

L’uomo volgare la pensava stupida. Portava cesti pieni di fiori e ori luccicanti. Mirava agli occhi credendo di toccarla al cuore.

L’uomo volgare era un essere semplice. Non poteva prevedere la deviazione. L’intuizione non appartiene allo strato dei superbi.

Troppo pesante la loro ombra perché filtri un raggio di luce. Così bastava un gesto felino per stenderli a terra, servire sul suolo la vendetta acerba. Una zampata e l’uomo volgare cadeva. Calava il sipario sul suo ego laccato.

( Immagine grafica dell’autrice )

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Psiche

Alcune tipologie 

Le categorie valgono per quel che valgono: per semplificare. In realtà, ciascuno di noi, è un essere complesso che – per diversi aspetti – rientra in diverse categorie: mai in una sola. Nel libro “La donna ferita ” di Linda Schierse Leonard vengono proposte alcune categorizzazioni di uomini e padri. 

Una di queste è quella del Puer aeternus:
Uomini di questo tipo spesso rimangono eterni fanciulli. Uomini che si identificano con il dio della gioventù, restano fissati agli stati adolescenziali di sviluppo. Possono essere sognatori romantici che evitano i conflitti della propria vita, incapaci di prendere impegni. Uomini di questo tipo tendono a vivere nel regno delle possibilità, evitando la realtà, conducendo una vita provvisoria.

Molto spesso sono vicini alle sorgenti della creatività e hanno aspirazioni spirituali.

Ma, poiché il loro animo interiore trova il suo centro nella primavera e nell’estate, non c’è la profondità e la rinascita che viene dall’autunno e dall’inverno. 

Questo uomo tende a essere impaziente. Non ha sviluppato la costanza, la capacità di resistere in una situazione difficile. (…) 

La sua tendenza è di non portare niente a termine poiché evita le difficoltà, il lavoro materiale e la tensione che ci vuole per concretizzare il possibile”. 
Sicuramente ne abbiamo conosciuti, siamo entrati in contatto con uomini che hanno queste caratteristiche. Un’altra categoria presentata dalla psicoanalista junghiana è quella dell’uomo rigido:

Gelidi e a volte indifferenti, imprigionano le figlie ( e io aggiungo le compagne affettive ) in un atteggiamento rigido e autoritario

Questi uomini sono spesso esiliati dalla vitalità della vita, estraniati dai propri aspetti femminili e dal sentimento. Tendono a dare valore all’obbedienza, al dovere e alla razionalità e insistono perché le figlie abbiamo gli stessi valori. L’obbedienza all’ordine costituito è una regola. Sviare dalle norme sociali è visto con sospetto e disistima. 

Questi padri sono uomini invecchiati, tirannici, spesso disillusi, cinici e aridi. 

Poiché danno tanta importanza al controllo e al fare le cose bene, spesso non sono aperti all’inatteso, all’espressione della creatività e dei sentimenti e tendono a trattare queste cose con sarcasmo e derisione”. 

Essere figlie di padri siffatti non aiuta a liberare la parte creativa anche se, sicuramente, dà un senso di sicurezza, stabilità e struttura. 
Queste descritte sono tendenze estreme, categorizzazioni di due tipologie di uomini. 

Come dicevo nella realtà le caratteristiche ascrivibili a un maschio possono essere riunite in una singola persona. Può capitare quindi di avere come padre o come compagno un uomo che assomma alcune parti adolescenziali del Puer aeternus e altre dell’uomo razionale. 

Nell’altro suo libro, la psicoanalista junghiana, analizzava altre figure archetipali maschili.

Sono quelle figure mitiche che incontriamo nelle fiabe tramandate nei secoli. 

Barbablù, il vampiro, la Bestia…
L’uomo vampiro succhia energia dalla donna che ama. Ha bisogno del suo sangue. Più lei diventa pallida, anemica, più lei muore più lui vive. Non sa donare vita, la toglie. Non sa dare energia, la prende. 

È notturno, sparisce alla luce del giorno. Il suo istinto di prendere-succhiare-suggere-vampirizzare è più forte di lui. Anche se ama non riesce a capovolgere la dinamica. Il bianco collo della vittima lo attira come una calamita. La donna, al termine del rapporto, è esangue. 
Rimando alla lettura dei libri di Linda Schierse Leonard per chi volesse approfondire. Sono editi da Astrolabio. 

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Senza categoria

Vecchi pullover 

La mia amica mi vuol passare gli uomini “usati” esattamente come si passano i pullover.

Li usa prima lei: vede se funzionano, se i meccanismi non sono inceppati, se le rotelle son ben oliate. Poi, se non funzionano a dovere, li abbandona nella discarica. 

Ogni tanto ne tira fuori uno: è un po’ ammaccato, ma può fare ancora la sua bella figura. Allora decide di presentarmeli. Ogni volta dice che è sicura che è l’uomo che fa per me. 
Questi innumerevoli uomini, che finiscono nella sua personale discarica, hanno comunque una venerazione perenne per la loro aguzzina: rimangono a lei legati da un filo sottile forse per una sorta di masochismo implicito.

Perché la mia amica non è che li abbandona per sempre: lascia sempre aperta una porticina; non serra i portoni; non chiude i cancelli. La sua agenda è fitta di nomi, il suo cellulare trilla a ogni minuto. Son gli uomini abbandonati nella discarica che si animano al suo richiamo che tornano al suo profumo…
Non si sa mai: nei tempi bui, nei tempi di magra, con la crisi che corre… meglio non buttare via per sempre e riciclare le cose vecchie. “Non buttare via niente, niente, dicevano quei nonni appena usciti da una povertà congenita”.
Ecco: la mia amica pur buttando via gli uomini “usati”, non li dimentica “per sempre”. Perché i vecchi bottoni, quelli di madreperla poi, posson sempre servire e quei capi passati di moda… Con il fatto che la moda gira e si sa che tutto torna un giorno potranno tornar utili. 

Quindi – dopo l’uso – li getta nella sua personale discarica, che più di una discarica assomiglia a un ripostiglio: stanno lì impilati e impalati fino al suo ritorno in mezzo alle ragnatele. Sanno che prima o poi vedranno ancora la luce. Per lo meno quando alla mia amica verrà in mente che Giovanni, Flavio, Filippo o Giuseppe potrebbero andare bene per Claudia, Serena, Ginevra o a Eletta… 

In quel momento la dea del ripostiglio arriva con il suo fantastico sorriso e li richiama in vita e loro, a turno, accorrono. Per lei farebbero di tutto. Pur di vederla ancora una volta acconsentono a improbabili improponibili appuntamenti con le sue amiche.

Non so come dire alla mia amica che se ho bisogno di un pullover vado in un negozio e me lo compro da me. Lei è così felice di fare quest’opera di carità. E’ una volontaria del servizio di riutilizzo delle vecchie cose usurate consunte e consumate. 

La sua frase preferita è che “gli amici non si dimenticano”, dimenticando il piccolo particolare che di ex amanti e non di amici si tratta.