
Gentiluomo è una parola che pare antica. Per me invece attuale e importante, proprio perché molti gentiluomini e cavalieri si sono persi per strada. Questo video mi pare un ottimo ripasso per chi ha perso cavallo e armatura…
Gentiluomo è una parola che pare antica. Per me invece attuale e importante, proprio perché molti gentiluomini e cavalieri si sono persi per strada. Questo video mi pare un ottimo ripasso per chi ha perso cavallo e armatura…
Stamattina mi tocca fare una piccola cronaca in diretta al Pronto soccorso. L’ultima volta che ci sono venuta era per via del mio dito rotto. Oggi invece è per una persona che ho accompagnato.
Ore 9- Stranamente la sala d’aspetto non è proprio piena. Ci sono sei persone. Il tabellone segna: 0 rosso, 2 giallo, 2 verde scuro, 1 verde chiaro. Mi chiedo la persona che ho portato di che colore è.
C’è una signora che non conosce le regole del Bon Ton e continua a fare telefonate a voce alta come se fosse seduta in casa sua. Mi infastidisce molto. Ha i capelli di paglia unta.
La signora seduta due sedie dopo ha una faccia dimessa e chiude gli occhi per dormire. Come faccia a dormire vicino alla gallina gracchiante telefonica è un mistero.
Di fianco a me c’è un ragazzotto con una signora che forse è sua madre. Anche loro continuano a parlottare.
Ore 13 – la mia cronaca ha dovuto subire una forte interruzione. Ho dovuto uscire: andare a prendere il giornale, andare a prendere cappuccio e brioches, andare a fare la spesa al supermercato vicino perché, se fossi restata, avrei fatto a botte.
All’inizio mi lamentavo della signora al telefono? Non avevo ancora visto il peggio. Due donne sbucate da non so dove hanno cominciato a parlare a voce molto alta di cavoli loro. In particolare una di loro: straniera. Logorroica. Non ha smesso un secondo con la voce altissima: ci teneva che tutti sapessero.
Io avevo preso un quotidiano da leggere. Nulla. Non riuscivo con quel sottofondo assillante.
Ho dato due o tre occhiatacce delle mie: di solito funzionano, per via dello sguardo di scorpione che trapassa. Nulla. Anzi: hanno iniziato a vedere e sentire cavolate di video nonsodove e a ridere per ogni scemenza sguaiatamente.
Ho messo le cuffiette e musica a palla per ri-provare a leggere il giornale. Nulla.
Ho dovuto andare via. Fossi rimasta avrei detto che forse avevano scambiato la sala d’aspetto del pronto soccorso per una caffetteria o per il salotto buono di casa loro con i pappagalli in gabbia. Qui c’erano malati e parenti dei malati.
Sicuramente le due donne imbecilline non avrebbero capito: con gli ignoranti è inutile comunicare argomentare spiegare: non capiscono.
Sono ancora in Triage. Nome altisonante che, francamente, non capisco visto che siamo in Italia. Sono le tredici e trenta. Adesso le cafone non ci sono più. Nel frattempo è arrivata una bambina piccola affetta da non so quale malattia esentematica che urla senza interruzione.
Comincio a essere davvero stanca. Nessuno mi avvisa di nulla. Il paziente è dentro e va bene, almeno è curato. Ma chi cura chi aspetta senza un sostegno con donne urlanti come fossero al mercato del quartiere?
È una bellissima giornata. La città puzza di gas di scarico. Fa molto caldo. Quasi quasi mi faccio venire un attacchino così almeno mi mettono in barella e mi danno un calmante.
P.s. La cosa più bella di una giornata davvero pesante? Nella camera, nascosto dietro una tenda l’altro paziente in attesa dell’esito degli esami quando incontra il cardiologo che firma il ricovero dice alla moglie che gli sta dicendo cosa gli porterà domani ( pigiama ciabatte slip… ):
– Cara per fortuna ho te vicina, non so come farei senza di te. Grazie.
Tra le diverse “materie” o argomenti di un gioco finale della trasmissione Eredità, da poco terminata, c’era: Galateo.
Parola in disuso. Sarebbe bene ripassare alcune semplici regole, considerato la maleducazione imperante.
Ieri, a pranzo all’aperto davanti alla vista dei monti, la proprietaria che adora i cani ha esclamato: – Magari potessi amare allo stesso modo i bambini!
Il fatto è che, avendo questo bar in mezzo al verde, di bambini in estate ne vede tanti. E non può fare a meno di notare come sono: prepotenti viziati poco educati.
La proprietaria non è la solita signora anziana borbottante: è una giovane ragazza prossima al matrimonio.
Quattro regole di buona educazione pare non vengano più date. Soprattutto in Italia dove ci si deve solo augurare quando si esce a pranzo o cena che nei tavoli attigui non ci siano famiglie con infanti.
Urlano piagnucolano scorazzano non stanno seduti infastidiscono.
Naturalmente non tutti, per fortuna.
Esistono ancora dei genitori in grado di dare quattro regole e dei decisi NO.
Comunque anche tra i cosiddetti “grandi” un serio ripasso di qualche regola di Bon Ton andrebbe fatta. Per esempio non tediare a tavola gli astanti facendo vedere l’immensa galleria fotografica dello smartphone.
Una mancanza di etichetta che ho potuto verificare ieri è stata: essere lasciata sola come un cencio sul divano dalla persona ospitante da cui ero passata per cortesia. Aveva da fare. Inutile spiegare alla persona in questione che l’ospite é sacro, che in caso di visita si fa in modo di dedicare mezz’ora o un’ora del proprio tempo a chi è arrivato. E che, in caso di impegni, è bene comunicare con garbo le proprie necessità. Prendere e fare quello che necessita lasciando l’ospite da sola sul divano non è Bon Ton. È una vera cafoneria.
– Mi chiedo come fai a sopportarlo: è la seconda volta che fa un appunto sulla scatola per terra nella mia sala…
– Non ci faccio caso.
– Ma come fai a non farci caso: arriva in casa mia e fa appunti su dove stanno le mie cose?
Se ho voglia io metto i miei mobili a gambe all’aria e nessuno deve permettersi di dire nulla.
Ha ancora fatto osservazione sul posacenere… hai sentito? Mi sono morsa la lingua per non rispondergli che un posacenere non è tale solo se c’è scritta sopra la parola “posacenere”…
– Non mi sono accorta.
– Ma sì: ha chiesto se avevo un posacenere e gli ho risposto che ce l’aveva davanti al naso. L’ha preso e ha detto. – Ah, pensavo fosse un piattino etnico. Nella sua mente non può esistere un posacenere/piattino etnico: si escludono a vicenda. Troppo complicato pensare a due funzioni per il medesimo oggetto…
– Ma dai… lui è fatto così.
– Ha mangiato tutte le pizzette che ho messo sul tavolo senza neppure offrirtene una, non si è curato minimamente che tu mangiassi. Non si è curato minimamente che anche gli altri ne avessero a sufficienza: ha spazzato tutto lui.
– Ah, ma io non avevo fame.
– Ha anche notato che appese alla mia scultura in legno c’erano le chiavi sonore. Saranno fatti miei dove appendo le chiavi e perché?
– Sì… ma non voleva offenderti. E’ insolito che uno appenda le chiavi a dei pezzi di legno.
– Quando si è ospiti non si deve sottolineare che cosa “è insolito”: non tutte le case sono modelli Ikea.
Ora capisci perché tengo tanto alla mia libertà? Non sopporterei più una persona che ha da dire su ogni cosa che faccio e soprattutto su come utilizzo gli oggetti e dove li metto, in uno spazio che è mio.
– A me non dà fastidio.
– Ma se ha avuto da dire anche sulle tue lasagne al forno con la plastica. Non ti ha fatto fare una bella figura: non è stato garbato.
– Ma l’ha fatto solo per far ridere, non per cattiveria.
– Guarda: secondo me tu sei votata per la santità. Non la vedi… ma ti sta spuntando un’aureola sulla testa.
– Ma dai… io semplicemente non mi accorgo. Non registro i fatti come te. Sono più distratta.
– Ecco: probabilmente per stare bene con una persona come lui, bisogna essere molto, ma molto distratte. Magari anche fumarsi una canna potrebbe aiutare, per una che nota e osserva e si indigna come me.
“Lo spazio viene approfondito dall’oppio mentre lo hashish si diffonde su tutta la vita come una vernice magica. Ogni uomo porta in sé la sua dose di oppio naturale, che incessantemente secerne e rinnova” – Baudelaire
Se chiudete una storia fatelo con classe.
Siate gentili anche se lui si è dimostrato arrogante prepotente irriconoscente presuntoso orgoglioso maleducato.
Ringraziatelo. Quando riportate le chiavi non dimenticate di lasciare nella buca della sua posta, oltre alle chiavi, un biglietto con scritto: grazie per tutto il tempo condiviso.
Bloccate il suo numero di telefono su tutte le applicazioni e servizi del vostro telefono: eviterete inutili discussioni con toni troppo forti: fa caldo.
Non abbiate ripensamenti e godetevi la vita. Un bel sorriso, una mise adatta al lutto amoroso, ma anche no. Uscite e godete di ogni lunga occhiata che gli uomini vi lanciano: ricordatevi che lui non vi ha mai fatto un complimento. Siate grate alla vita perché vi ha offerto l’opportunità di essere gradevoli.
Non vi fate più vive. Anche se avete lasciato lo spazzolino, compratevene uno nuovo. Lasciategli in casa il regalo costoso che, con fatica, vi ha fatto negli anni. Non vi ha certo comprata con mille euro. Voi meritate di più e vi regalerete sicuramente qualcosa di eccellente: la libertà.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.