Categorie
Storie

So che mi stai

Sto che mi stai pensando.

Elena era a un corso sulla comunicazione. Tutti i colleghi e il capo vi partecipavano. Il relatore era un omino simpatico e un po’ triste. Spiegava bene.

Elena era in uno dei suoi periodi bui. Il capo l’aveva già presa nella rete delle parole. Le aveva scritto una lettera che emanava. Fascino e pericolo.

Quel giorno nel lavoro di gruppo ciascuno doveva scegliere un colore e riempire un foglio appeso alle pareti coprendolo con il colore scelto. I pennelli e i barattoli stavano nel centro della stanza. Elena aveva scelto il verde. Poi aveva scritto la parola sul foglietto che teneva in mano.

La parola era: Destabilizzata.

A turno, poi, ciascun componente del gruppo doveva leggere ciò che aveva scritto.

La frase del suo capo era rimbombata:

So che mi stai pensando.

A chi si riferiva? E, se si riferiva a lei, come si permetteva il capo di buttare nel gruppo una sensazione così intima? Un sentimento contrastante la aveva invasa. Odio e amore.

“La destabilizzata riposa fra le ceneri”. Non voleva aggiungere tizzoni ardenti alla sua precaria situazione di destabilizzazione.

La destabilizzata
riposa
tra le coltri.

La testa
analizzata
rimira
le sue corti.

La casta
frastornata
rin-viene

coi suoi morti.

La fine
già annunciata
aspetta le sue sorti
Categorie
Calligrafia

Calligrafia 


Calligrafia significa bella scrittura. Per me è bella ogni grafia. Ogni segno tracciato su un supporto cartaceo. L’impronta più o meno greve della penna, a incidere o solleticare la pelle del foglio, possiede un proprio carattere e un unico temperamento. Chi siamo lo denota la nostra scrittura. 

Stanotte ho sognato un mio amante. Pathos é deflagrato – tra noi – attraverso un foglietto manoscritto. Mai un foglietto fu più amato per le sue continue emanazioni. Possedeva nel proprio corpo il mana. 

La nostra relazione é stata principalmente epistolare. Noi ci scrivevamo: sempre. Fogli e fogli di parole. La calligrafia ha stampigliato il nostro tempo d’amore. Il demone della scrittura ci legava all’attesa di una lettera. Solo in quello spazio esisteva l’esistente. Ogni altro colore o contorno appariva sfumato. Ogni sua frase era una erotica carezza. 

Per quegli strani capovolgimenti del destino ora non ho più parole scritte. Né le scrivo, né le ricevo. In questo piatto deserto a volte mi trascino in cerca di un po’ di refrigerio. 

P.s. Il sogno lo potete trovare sull’altro mio blog: Tranellidisetaduesolosogni