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Fotografie

Il tempo della fotografia

Contro alle teorizzazioni recenti della fotografia come convenzione culturale, artificio, non-realtà, Barthes privilegia il fondamento chimico dell’operazione: l’essere traccia di raggi luminosi emananti da qualcosa che c’è, è lì.

( E questa è la fondamentale differenza tra la fotografia e il linguaggio, il quale può parlare di ciò che non c’è).

Qualcosa nella foto che noi stiamo guardando, c’è stato e non c’è più: è questo che Barthes chiama il tempo écrasé della fotografia”.

Da: Italo Calvino – Saggi

È esattamente così. Anche l’attimo catturato dalla mia fotografia non c’è più. Ci saranno altre farfalle posate su violaciocche anche ora, ma mai esattamente come quella immortalata. Non ci sarà mai più esattamente quella luce. Quel giorno. Quell’attimo.

Scrivendo invece si può creare attimi nuovi fantastici inventati non esistenti e sempre diversi o sempre uguali, ma con narrazioni diverse. Attimi che restano. Si rinnovano attraverso la lettura. Direi che – come la luce in fotografia – è l’occhio di chi legge, oltre alla penna di chi scrive, a creare l’immagine dinamica.

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L’altro è l’inconoscibile #Barthes 

L’altro è l’inconoscibile ” scriveva  Barthes. 

Ricordatelo quando mi poni sul tavolo chirurgico e con i bisturi tagli per penetrare nella carne. Ricordatelo quando mi leggi e analizzi ogni passaggio, ogni puntino di sospensione con la lente d’ingrandimento per capire chi io sono. 

Ricordatelo quando mi trapassi con lo spillo per mettermi – le ali in croce – nella teca.

Facile guardare una lastra radiografica in controluce. Puoi vedere le mie ossa, non la mia anima. 

Sono acqua che guizza: non puoi trattenermi nel cavo delle mani ad infinitum. Ogni mia traccia è impermanente. Solo impronte che si dissolvono alla prima pioggia. Non fossili da esaminare.
Ho un passo di gazzella quando salto e scrivo. Semplicemente fermo l’attimo fuggente. Mentre normalmente evapora nei meandri labirintici il tuo pensiero. Non sono incisioni perenni sulla pietra del mio pensiero.

Attimi e frammenti. Frammenti evaporanti di piccole gocce d’acqua al sole.
Così io farò con te. Avrò la pazienza dei saggi, terrò a bada lo spirito indomito che mi porta come puledra a galoppare VIA.

Così io ricorderò la tua inconoscibilità senza tirare le somme sull’ardesia del tuo manifestarsi, sul foglio dell’evidenza con lo sguardo del pregiudizio. Così rispetterò le tue tremila forme.

Così attenderò sulla soglia della tua porta con un bussare lieve.

Io sono prigioniero di questa contraddizione: da una parte, credo di conoscere l’altro meglio di chiunque e glielo dico trionfalmente ( Io sì che ti conosco! Solo io ti conosco veramente! ); e dall’altra, sono spesso colpito da questa evidenza: l’altro è impenetrabile, sgusciante, intrattabile; non posso smontarlo, risalire alla sua origine, sciogliere il suo enigma. 

Da dove viene? Chi è? Mi esaurisco in sforzi inutili: non lo saprò mai”. 

Capire, profondamente, che l’altro sia l’inconoscibile è la forma più alta di rispetto della diversità dell’altro; da meditare ogni giorno al risveglio in questo mondo di omologazione, livellamento e appiattimento. 

Io sono sempre stata come sono

Anche quando non ero come sono

E non saprà nessuno come sono

Perché non sono solo come sono.
Patrizia Valduga – Quartine 

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Moiré 

Lo stupido uomo scatenò la guerra per tre fette di lonzino. La sua servetta chiuse la bocca come una zip e vi rimase impigliata una foglia d’insalata. L’orco barbuto era offeso. Mangia e taci che io mangio quel di cui ho voglia. Anche del tuo cuore, eventualmente. Si muoveva come un go kart sul tavolo con le rapaci mani. La poveretta lo guardava con occhi spenti. Il sorriso che fino a poco prima scintillava sul viso smunto, fu spento come un cerino dai funesti gesti. Lo stupido uomo costruiva e distruggeva con vorace velocità i delicati templi di Armonia. La lentezza della ponderazione non gli apparteneva. 

Scrive Roland Barthes: 

Le figure non partecipano affatto all’epos, all’ordine epico, sono dei lanci audaci. 

Infatti il soggetto innamorato non sa cos’è un racconto, egli non si vive in un racconto…

Due termini metaforici rendono conto di questa opposizione:

– Figure prese in ordine, una temporalità narrativa: testo, tessuto

– Ma le nostre figure: non c’è tessuto ( la trama ), ma la superficie, ciò che è sovrimpresso a un sintagma qualsiasi; meglio di tessuto: moiré. 

L’accento su moiré l’ho messo io perché nel testo originario non c’è. Ma, avendo condotto delle lezioni d’arte sull’effetto moiré, tengo alla precisione della scrittura corretta del termine, così come tengo alla scrittura corretta delle parole dal punto di vista ortografico. 
Le citazioni sono tratte da : “Il discorso amoroso” di Roland Barthes. Libro che edita il materiale inedito di : “Frammenti di un discorso amoroso”. Testi inevitabili per chi scrive e per chi ama l’amore e il suo mistero. Due testi inevitabili per chi ama la scrittura. 

Ho avuto il piacere di conoscere questo libro grazie a un mio amante del tempo che fu. Ci sono libri e autori che aprono vie e traiettorie nuove. Non tutti i libri hanno il medesimo peso nella vita di una persona. Almeno: così é nella mia vita. 

Stamattina, aperta la posta, ho letto un testo moiré, un testo superficie, senza trama, senza tessuto. Io chiamo questi testi: frammenti. Sono giochi di linguaggio che sfiorano la superficie delle cose senza indugiare troppo. Sono dei lanci audaci, come scrive Barthes, perché non intessono storie ben costruite con il giusto tempo e logica. Non hanno un inizio e una fine. Giochi linguistici come scarabocchi, linee che s’intersecano creando diversi effetti ottici. Il colore è dato dall’incidenza della luce sulla superficie, sulle increspature, sulla differente grana. 

Chi scrive in un blog non può, per problemi anche di spazio e di pubblico, non può – dicevo – creare storie tessuto. Il tessuto testuale si srotola in lungo e in largo. Appartiene al romanzo. Qui chi scrive come me, può solo accennare, spiluccare, dare brandelli di vita, frammenti di esistenza. In questi assaggi ci sono anche riferimenti a testi letti. Quelli fondamentali che vengono presi e ripresi in mano continuamente e non abbandonati con i loro inutili corpi polverosi in libreria. 

Per concisione le citazioni sono solo accennate. Chi ha curiosità e desiderio di approfondire, prenderà il libro e godrà dell’intero.