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Panorama sensoriale Parole

La testa nel piatto

Per chi mette la testa nel piatto e ingurgita il cibo senza neppure sentirne il profumo o gustarne il colore, può sembrare assurdo questo esercizio che viene fatto da Kabat Zinn nella sua clinica per la riduzione dello stress, e che ora riporto in modo che, se non lo avete mai fatto potete provarci.

Tutti noi facciamo l’esperienza del mangiare, ma di solito mangiamo in modo inconsapevole. Nel MBSR, iniziamo con il mangiare un chicco d’uvetta molto, molto consapevolmente. Ci possiamo impiegare dieci minuti, prima lo annusiamo, lo esaminiamo visivamente, lo sentiamo nella mano, poi lo assaggiamo e sentiamo la saliva nella bocca e il suo sapore, in questo modo coltiviamo la consapevolezza di un oggetto che ci è molto familiare, ma con il quale non siamo di solito molto in intimità”.

Naturalmente l’esperienza ha senso perché acuisce tutto il panorama sensoriale ed è estensibile a qualsiasi altra esperienza. Dall’accarezzare una donna o un gatto, al sentire il vento sulla pelle al fare una passeggiata meditativa.

Lo avete già provato?

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Scrivere

Io riconosco a fiuto

Io riconosco a fiuto un’anima. Da particelle aeree, girovaghe, da tentacoli sottilissimi come fili di ragnatela che si agganciano a non so quale zona del mio cervello. Non so perché, non so come. 

Quante persone mi sfiorano virtualmente e realmente ogni giorno nelle piazze e nelle vie? Parecchie. Ebbene: solo una, in genere, lascia tracce profonde. Collegamenti sotterranei come radici.

Io sento l’anima. È sempre stato così. Mio malgrado. Sento la corrispondenza che tracima dalle solite inutili cose, sento una rispondenza ancestrale. Non definibile razionalmente. C’è. Accade. 

Sento il sentirmi. Sento il pensarmi. Sento che lui/lei è collegato/a. Le nostre braccia tese. Al di là della distanza spazio-temporale. Sento che sono superflue le parole. Che il mistero che ci tiene è un nostro segreto taciuto ma saputo. Cosciente e incosciente perché valica il quotidiano, il programmato, l’ordinato. Va al di là e sopra e sotto. 

Io so che mi pensi.