Qui i pascoli non sono ancora stati tagliati e sono in fiore. Ogni giorno ne compaiono di nuovi che prendono il posto dei precedenti ormai sfioriti.
Ora ci sono questi violetti che contrastano con i gialli dei ranuncoli, bottoni d’oro e tarassaco. La natura sa ben giocare a esaltare i colori complementari…
Il complementare del giallo (primario) è il viola (secondario). Il viola si ottiene con rosso e blu.
Il complementare del rosso (primario) è il verde (secondario). Il verde si ottiene con giallo e blu.
Il complementare del blu (primario) è l’arancione (secondario).
Il più irrequieto tra gli irrequieti colori chiassosi
Colore lampo di lamponi e labbra tumide
Virtuoso dei tramonti
Colore esuberante che si fa notare
Colore esplosivo schiamazzante sanguigno inquieto
Sul cielo una volta
la trasparenza si ferí di un rosso
che sanguinava, si dileguò,
tramontava
Arthur Rimbaud
Amo il rosso ma non mi convince. Lo lasci di un umore, lo ritrovi di un altro. Ti accorgi che vive benissimo senza il tuo amore e che nel suo felice egoismo si ride di te. O prendere o lasciare.
Buongiorno, ho deciso di mettere un po’ di colore in questo Giocolinguisticodellunedí per uscire dalle tenebre e per celebrare l’inizio della primavera…
Quindi oggi propongo di giocare creando un testo con i colori in cui non deve mai comparire la vocale U: Lipogramma.
Joyce non fa lipogrammi, ma nel suo Ulisse utilizza molto il cromatismo… Mi sono annotata alcune frasi – dall’infinita gamma di espressioni relative ai colori di Joyce, quell’infinito caleidoscopio in cui ogni oggetto-ambiente-persona viene descritto secondo la sua tipica gamma cromatica.
i denti bianchi e regolari gli brillavano qua e là di schegge d’oro
quei corpuscoli bianchi
una pantera nera
biondi capelli querciapallida
fosca massa verde di liquido
faccia di vitello sgomento dorata di marmellata d’arance
panciotto color primula
rosso fortore di rapina nel pelo
astuccio di velluto violetto
conchiglie maculate
gli occhi acquistando una azzurra vitalità
e si potrebbe continuare all’infinito per solo mio diletto a raccogliere le innumerevoli pietruzze colorate del pavimento su cui è costruito il racconto… Ma torniamo a noi.
Ecco: il senso è quello di giocare con i colori in massima libertà assommandoli a piacere senza mai usare la U.
Ecco un mio esempio:
Viola si elevò dalla botola nera che le serrava la rosea gola con fango schizzato e frammenti terra di Siena e ocra che le macchiavano l’abito lilla. Si mise distesa tra erba smeraldina e lichene ottanio. C’erano fiorellini giallo pallido che avevano un odore di glicine. Guardò il celeste del cielo e respirò aria d’anice.
Buon lunedì a tutti
Dalla scorsa settimana il sole splende giallo e brillante sopra la Finlandia. Le chiare albe spandono bagliori rosati colorando le bianchissime distese di neve. Quanto e’ diverso il panorama nelle stagioni! A marzo non c’e’ traccia di verde estivo nei campi, non si vedono ori, porpora e rossi ottobrini nei boschi, e’ scomparso persino il grigiore invernale. Le nere notti si sono ridotte a poche ore violacee e il cielo si fa color oltremare al tramonto. La primavera qui e’ una stagione di transizione. Stanno tornando i primi migratori: dove il niveo biancore si scioglie e lascia il posto all’ocra dell’erba secca, arrivano le prime pavoncelle a becchettare.
E colore sia. Che bello! La primavera porta verde smeraldo diverso da prato a prato. Il cromatismo del piano dal marrone invernale si trasforma in verde chiaro che diventa intenso col passare dei giorni. Poi si riempe di fiori rossi, gialli, cobalto. Violette dalle colorazioni intense viola si mescolano con le prataiole bianche. Alice senza niente osserva il giardino che dalla finestra della camera mostra il suo splendore. Indossa il vestito rosa pastello e si sdraia sopra la coperta celadon e magenta. La macchia di colore gradevole nell’ambiente bianco avorio delle pareti insieme al pavimento marrone chiaro che mostra vene ottone antico. La sorella Rosa si vezzeggia davanti allo specchio col vestito vaporoso color pervinca e albicocca. La chioma rosso tiziano occhieggia sopra il viso dall’incarnato color salmone. «Quando andiamo ?» Chiede la sorella desiderosa di mostrarsi a ogni persona nel pomeriggio col cielo celeste intenso e piccoli greggi di nembi bianchi. «Tra un’ ora e sarà tramonto spettacolare. Rosso, arancio con strisce di nero col sole rosso sangue». Rosa alza le spalle e passa nella stanza accanto: il color aragosta predomina sulla terra di siena del pavimento.
Il signor Zaffiro desidera fare l’opera d’arte astratta… va a comperare i pennelli e la scatola magica dei colori… c è… il Rosso… inno all’amore… alla passione… il Celeste… per guardare meglio il cielo… il Bianco… per il candore dei bambini… il Rosa… simbolo di affetto… dolcezza e femminilità… il Verde della speranza… il Giallo dell amico sole… il Marrone… per rendere omaggio alla terra… l’ Arancione… per i giochi e l’allegria… anche il Nero e il Grigio… morte e tristezza… per non dimenticare che fanno parte della vita… spennellate di beige… porpora e lilla… e… volendo anche… il viola e l’indaco… ecco… si potrebbe fare l’ Arcobaleno!
*Cinzia
Ecco, vieni a proposito con il tema della settimana, lo dicevo già ieri: tra i mestieri che mi sarebbero stati graditi e non so fare c’è ciò che ha attinenza con la matita da disegno o coi pennelli da pittore. Non so tracciare tre linee in croce o cerchi giotteschi nemmeno col compasso. E per dipingere, oltre alla poca destrezza, ho difficoltà a cogliere la gradazione dei colori. No, non sono daltonico, non essere maligna, il rosso lo vedo bene, come il verde e il giallo dei semafori. È che se c’è penombra non percepisco le differenti gradazioni: bianco candido, avorio, panna, per me sono identici, e confondo il verde pallido con giallo smorto, il celeste slavato con il grigio londinese o il bianco sporco. Insomma, esco di casa convinto di essere in ghingheri in un completo grigio ferro ma poi al sole mi accorgo che la giacca tira al nocciola e i pantaloni tendono all’ocra, per non parlare della camicia che mi vira al viola sotto gli occhi. Ma sto divagando, parlavamo di arti e mestieri e volevo dirti che forse sarei ottimo pittore o almeno discreto imbianchino, se solo avessi abilità nella mano e distinzione dei colori negli occhi. ml
Primavera nel prato Eros bambino copre giocoso le verdi praterie, roride di rivoli di chiare risorgive, con le rosee carni e intorno l’erba verde già splende di smeraldi e marmi serpentini, diamanti, trafitta da raggi di sole, arancio, porpora e oro. Si destano nidi di piccole viole graveolenti di magenta, melanzana, orchidea, vino. Bianchi narcisi sbocciano, primule sciolgono i petali gialli, palpitando come farfalle. Accarezza il vento la molle terra, fertile, aperta ai giochi d’amore, tanto che, se le accosti l’orecchio, ne senti il gemito e la voce che trema e ripete “vieni.” Sopra, si apre un cielo celeste chiaro, come l’occhio di dea, fosse Afrodite? Intanto Pan, trotterellando intorno, soffia nella siringa e pensa alla ninfa che, per non darglisi, si cambiò in canna.
Evviva la primavera arrivata leggera leggera con violette fiorite nei prati narcisi gialli incantati bianchi petali di ciliegio nati all’improvviso, come per sortilegio e celesti nontiscordardimé che occhieggiando fan bella mostra di sé.
Appena sveglia leggo il quotidiano a cui sono abbonata. Mi colpiscono – oltre alle parole degli articoli, i colori delle fotografie delle città bombardate e messe a fuoco. Non ci sono più colori. Solo un diffuso grigio. Come in certi film di fantascienza che non ho mai voluto vedere perché i colori post atomici mi sono insopportabili. Non c’è luce. Non c’è vividezza. Solo un grigio diffuso e melmoso. Come certi pantani di fango. Come la cenere. Come lo smog. Come i rottami e le cantine dove non filtra luce. Come gli ossari. Come il colore delle città bombardate massacrate uccise morte.
Quante tinte, tonalità, sfumature ha il bianco del ghiaccio?
Ogni colore non è solo un colore. Come viene ben descritto nel libro Cromorama. Una volta, scrive l’autore Riccardo Falcinelli se il nonno doveva andare a una cerimonia diceva: – Metto l’abito blu. Non è così oggi perché di abiti blu un uomo moderno ne possiede più di uno e quindi può meglio specificare: – Oggi metto l’abito blu scuro, azzurro o petrolio.
Dal libro Cromorama
Non c’è un blu uguale a un altro blu. Perché il colore risente della luce e della superficie: un maglione turchese di lana sarà sicuramente diverso da una camicia turchese di seta. E la stessa camicia sarà di un turchese diverso la mattina in piena luce e la sera. Fino a diventare non più turchese la notte: perché senza luce non c’è colore.
Quindi, quando guardo il ruscello vicino a casa ghiacciato, vedo tutte le tonalità del bianco a seconda della luce, dello spessore, delle ombre… Bianco latte, bianco avorio, bianco gesso, biancastro, bianco marmo…
Bianco azzurrato, rosato, grigiastro, in alcuni punti anche rosato o giallastro.
Respirando i colori della fantastica tavolozza autunnale di Madre Natura.
Ecco la matrice, l’origine, la Musa ispiratrice di molti movimenti artistici : dai Divisionisti agli Impressionisti fino ai Fauves…
HenriMatisseClaude MonetRaoul Dufy
Non importa il soggetto. Importa l’uso e la scelta dei colori. Il loro vibrare per accostamenti e contrapposizione complementare. Il loro sfumare esaltarsi mescolarsi danzare: uno per l’altro, uno accanto all’altro.
La tavolozza di Mister Autunno è macchiata di giallo: ocra, zafferano e limone.
Qualche lieve spruzzata sulle chiome, come il coiffeur con lacca, per fissare l’acconciatura arborea.
Poi verranno i rossi: vermigli bordeaux ruggine come certe unghie rapaci di donne voraci.
Tutto è ormai contaminato dal tempo, dal suo ticchettio incessante e corrosivo – mentre Mister Autunno picchietta i tubetti del Foliage sulla sua tavolozza lucente.
Questo quello che vedo scendendo le scale da casa mia. La casa di fronte con le lenzuola appese è della mia vicina, amante dell’orto nella stagione estiva.
La catena ormai è bianca e nell’ora del tramonto risalta per contrasto con l’azzurro quasi blu della neve in ombra.
Perché la neve non è bianca. È bianco avorio, bianco gesso, bianco di piombo, bianco di Crems, bianco d’argento, bianco di zinco, bianco di Amburgo, bianco di silicio, bianco di marmo, bianco di perla, bianco guscio d’uovo… e poi – passando per tutte le gradazioni – dal celeste al blu.
Come ha scritto prima Massimo Legnani nel suo commento, la neve risalta per contrasto sul verde scuro dei pini.
Se non ci fosse lo scuro, il chiaro non risalterebbe.
Un po’ la storia della nostra vita: se non ci fossero i momenti bui non apprezzeremmo quelli felici.
Viviamo continuamente per contrasto. In un unico campo monocolore nulla risalterebbe.
“Sovversivo è il foglio su cui la parola crede d’accamparsi: sovversiva è la parola attorno alla quale il foglio dispiega il suo bianco”.
” Dov’è il cammino? Il cammino è sempre da trovare. Un foglio bianco è pieno di cammini”.
La saturazione dei fiori in montagna è impareggiabile. Per via degli ultravioletti. I rossi accesi, i blu intensi, i viola vividi… e i fucsia, gli arancioni e i gialli.
Tutte le tinte squillanti sul verde intenso delle pinete.
Cammino per i sentieri che pochi conoscono, a lato del principale, per assaporare in silenzio i colori. E i profumi: ora è in fiore il timo che riempie le zone sassose. Penso alle beauty farm con i loro bagni di fieno. Qui camminare in mezzo ai cespugli fioriti è anche respirare esalazioni meravigliose.
Peccato che questo luglio sia un po’ agostiano: temporali e pioggia pomeridiana che non mi permettono escursioni se non la mattina. La mia tenda degli indiani che ho steso per asciugare è già di nuovo zuppa…
Nelle cartelle delle immagini ne ho una dedicata ai fiori. Quando la apro è una esplosione di colori. Sono i fiori primaverili ed estivi.
Mi colpisce l’esplosione cromatica perché ora qui prevale il bianco. Direi che siamo sommersi dal bianco niveo.
È il mio secondo inverno da residente e l’anno scorso la neve è arrivata solo a dicembre, più tardi. Oltre alla bellezza dei paesaggi, avere innevato così presto comporta anche qualche disagio: i sentieri sono impraticabili senza ciaspole. E quindi le passeggiate, praticabili nelle altre stagioni, sono molto ridotte.
Inoltre, rispetto all’anno scorso, una funivia che mi portava a tremila metri e al sole è in manutenzione e non sarà aperta fino a febbraio. Andare su era comunque un bel diversivo perché mi permetteva di godere della catena dall’alto e di prendere tutto il sole che volevo.
Questa settimana danno ancora neve e si aggiungerà bianco al bianco. Più l’azzurro, in tutte le sue sfumature fino al blu e all’indaco, nelle zone d’ombra. Neve sui tetti, neve nei prati, neve sulle strade e stradine. Il Monte è un imponente fantasma che si colora d’oro la mattina. Talmente bello che fa dimenticare la mancanza totale dei colori dei fiori.
Basta guardarsi intorno per scoprire le sfumature. Nella prima immagine che inserisco tutte le sfumature dei colori caldi: arancione giallo ocra fino ai colori freddi: turchese verde smeraldo celeste… con qualche venatura di porpora magenta viola appena increspata dall’acqua.
Stamattina in alto c’era la brina: primo regalo dell’autunno in arrivo. I prati e i pascoli si trasformano in pizzi scintillanti.
Allora regna sovrano il bianco con tutte le sue cromie. Crea un velo di panna cristallino sui verdi. Quando arriverà la neve il bianco si tingerà di azzurro blu e indaco nelle ombre. Arriveranno i tulipani bluastri e le ninfee di ghiaccio.
La luce così si diverte a creare tavolozze sulla sdrucciolevole facciata della flora e del paesaggio.
Attendo il ballo autunnale per danzare nel turbinio dei colori.
La donna a scacchi rosso argento, accostamento cromatico malsano, scuote la corvina chioma togliendosi il cappello rubino. Ha affilate unghie, affilate unghie imporporate mentre scodella la parola del giorno, il Verbo.
– Siamo affettivi.
Dice. Di tutti gli affetti fa un bel mucchio, li trita per benino prima di versarli nel domestico pentolone, per cuocerli a fuoco lento. Offre il cibo quotidiano come sostituto del corpo che preserva da contatti e morsi.
La signora in rosso ha uomini bellllisssimi che, a sua detta, la scarrozzano avanti e indietro: dove lei comanda. Son uomini giovani e lieti di servirla. Corrono a gran frotte. Li tiene avvinti ( questo il segreto sussurrato ammiccando ) non concedendo il bene prezioso, il nido, il delta di Venere. Il luogo sacro.
Così la femme in rouge ci serve le sue ricette di savoir vivre. Le butta con nonchalance sul tavolino del caffè. Noi, povere ancelle ignare, noi giovani amiche -che sedurre non sappiamo – la guardiamo con sincera ammirazione tra una selva di punti interrogativi.
Rispolvera poi, antichi aneddoti buttando polverose ragnatele sui presenti, appiccicose di noia e dejavu. Rievoca a piè sospinto numerosi fantasmi: l’hanno così a lungo corteggiata, seguita, amata, desiderata, voluta. Le hanno offerto il caffè, mazzi di nontiscordardimè, i suoi fedelissimi lacchè.
“IL ROSSO che di solito abbiamo in mente è un colore dilagante e tipicamente caldo, che agisce nell’interiorità in modo vitalissimo, vivace e irrequieto. Dimostra un’energia immensa e quasi consapevole.
Questo rosso ideale può subire nella realtà grandi cambiamenti, deviazioni e variazioni. Pensiamo soltanto al rosso Saturno, al rosso cinabro, al rosso inglese, alla lacca di garanza, dalle tonalità più chiare a quelle più scure. Questo colore dimostra che si può conservare il proprio tono fondamentale e insieme risultare caldo o freddo”.
Ci si sveglia la mattina in uno stato indefinito e nebbioso, latteo. Non si sa che strada prendere. Non si ha voglia di gettare sul lastricato inutili parole. Il ferro è già stato battuto, ma la barra non si è piegata. Le piaghe alle mani fanno male. Stanno i palmi inerti sul bordo, aperti. Bussa e ribussa alla porta che mai si apre. Il grido di Sileno frulla nella testa. Siamo come uccelli in gabbia. Come Sisifo trasportiamo inutili massi.
Ci sono mattine che nulla ci chiama fuori alla luce. Spenta anche la fiammella interna.
Ho terminato ieri, due giorni di febbrile lettura, ” Grottesco” di Patrick McGrath. Pur non essendo rinchiusa nel fossile del proprio corpo ( come il protagonista e voce narrante del libro ), a volte osservo quel che capita fuori come se fossi chiusa in un gabbiotto da cacciatore. Immobile e muta ad attendere un fruscio, un battito d’ali.
Farò una doccia, mi metterò al collo, con tre serpentini giri, la sciarpa colorata e cercherò di tracciare percorsi turchesi macchiettando le macerie grigie.
” Il grigio è silenzioso e immobile. La sua immobilità, però, è diversa dalla quiete del verde, che è circondata e prodotta da colori attivi. Il grigio è l’immobilità senza speranza.
Più diventa scuro, più si accentua la sua desolazione e cresce il suo senso di soffocamento.
Se diventa più chiaro, è percorso invece da una trasparenza, da una possibilità di respiro che racchiudono una segreta speranza.
Questo grigio è formato dalla mescolanza ottica di verde e rosso, cioè dalla mescolanza spirituale di una passività compiaciuta e di una fervida attività”.
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