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Attimi

Flash

Colazione e cena

Se ho fame, mangio. Se ho sonno dormo.

Questo ricordo di una favola zen. Favole che ho letto e riletto in questo periodo di incidente al polso destro.

Flash della degenza ospedaliera che finirà stamattina.

Scosse elettriche alle dita mentre entrava l’ago della anestesia

L’infermiera che alle tre di notte mi chiede : – Come va cara? Riesce a muovere le dita?

Il chirurgo che dice: Spara! All’addetta lastre mentre mi mette il filo nell’osso

La voglia continua di un caffè e la cena con the fette biscottate e marmellata e la colazione idem dopo 24 ore di digiuno

La difficoltà a gestire l’ingombro del gesso

Il braccio fantasma morto legato al letto perché ingovernabile poteva picchiarmi ( cosa che mi fa sempre ridere e che non sapevo)

Tutto il personale veramente cortese gentile e sorridente tranne una donna nervosetta

L’animazione da vespaio delle infermiere in sala operatoria per un figo irraggiungibile

Le carezze date dal mio gatto la sera prima di entrare in ospedale : con la zampina continuava ad accarezzare il mio viso. Le così dette bestie sanno essere più umani degli umani.

Tra un‘oretta mi dimettono e torno a casa.

A casa!

Sono a casa ringrazio di cuore ancora tutti voi per la presenza calda e affettuosa

Per un mese avrò il gesso al braccio destro e quindi faticherò un po’ scrivere

Presto tornerò a trovarvi nelle vostre case virtuali e a commentare con più calma perché scrivo con la sinistra e fatico

Non ho ancora capito il senso di questo accidente incidente tranne che sono stata supercontrollata e i parametri sono risultati tutti nella norma e non sono positiva al Covid

Erano decenni che non facevo analisi… Quindi tutto sommato bene: il dolore è transitorio e passerà come le nuvole nel cielo

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Riflessioni

Il senso

Immagine fotografica di Eletta

Come sempre accade, per caso, ieri sera ho visto un messaggio che giaceva da tempo in uno dei miei spazi di contatto. Vi si richiamava un libro che ho qui ora davanti a me. Un’altra copia è di sopra intonsa.

È un libro che ho letto una decina di anni fa in una situazione completamente diversa. È uno di quei libri mai abbandonati per sempre: ogni tanto ripresi in mano.

Oggi è uno di quei giorni in cui mi chiedo prepotentemente il senso della mia vita. Come sempre accade, ancora per puro caso ho trovato questa frase annotata nel 2012 dopo la scrittura di un sogno:

VEDO, ma nessuno dà credito a ciò che vedo.

Anche oggi, purtroppo, ho potuto constatare che non mi resta che tacere davanti a chi non vuol capire. Per me è un grande dolore vedere e non essere creduta. Vedere e non poter dire.

Prima che capitasse questa grave emergenza, due notti prima io ho sentito e saputo che stava accadendo qualcosa di molto grave. Come ho scritto ultimamente a un amico: ho antenne sottilissime.

Comunque… per tornare al libro che ho qui davanti. In questo momento di vicinanza con la morte molti si chiedono il senso della vita, molti cominciano a riflettere su quali eventuali modificazioni mettere in atto. Qualcuno, invece, banalizza: se devo morire perché pormi tanti problemi?

Allora vediamo il senso:

” Questo libro … vuole risuscitare le inspiegabili giravolte che ha dovuto compiere la nostra barca presa nei gorghi e nelle secche di una mancanza di senso, restituendoci la percezione del nostro destino. Perché è questo che in tante vite è andato smarrito e va recuperato: il senso della propria vocazione, ovvero che c’è una ragione per cui si è vivi”.

Molti già storcerannno il naso alla parola vocazione che sa di religione e ceri e incenso. Non è così. James Hillman è uno psicoanalista junghiano.

In questo senso nel libro vocazione è più relativa alla sensazione che il mondo, in qualche modo, vuole che io esista.

La domanda di fondo del libro è: Come posso rintracciare la trama di fondo della mia storia?

Questo libro ha per argomento la vocazione, il destino, il carattere, l’immagine innata: le cose che insieme sostanziano la teoria della ghianda, l’idea cioè che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di essere vissuta”.

Quindi, che ci piaccia o no, essere e vivere ora ha un senso non solo per noi. Anche morire. Per questa unicità di ogni essere umano è veramente terribile in questo periodo essere diventati solo numeri. Nelle terribili cifre dei morti quotidiani ci sono nascoste uniche e irripetibili vite che hanno avuto un senso.

Il libro è: Il codice dell’anima – James Hillman – Biblioteca Adelphi

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Ethos

Svegliarsi

Immagine grafica di Eletta

Svegliarsi felici con il suono della pioggia. Da lunedì piove anche qui. Nonostante l’altezza che potrebbe tramutare in neve.

Normalmente io mi sveglio bene. Perché sto bene.

Sto bene fisicamente. Sto bene nella mia casa. Sto bene con me stessa.

La vita mi ha dato diverse situazioni difficili, ma le ho superate e ho cercato di imparare. Ogni giorno cerco di capire e imparare il senso.

Tutti noi abbiamo la nostra o le nostre croci. Tutti noi commettiamo sbagli. L’importante è non restare fermi: mettere le scarpe nuove e proseguire.

Chi sta con le scarpe vecchie resta fermo nel pantano. E si lamenta. E non vede tutte le strade che possono condurlo altrove.

Occorre fare fatica. Occorre fare dei passi. Occorre muoversi. Ogni giorno ci dà la possibilità di imparare qualcosa che non sapevamo.

Per questo è importante leggere studiare approfondire ascoltare riflettere pensare creare. Incontrare. Viaggiare.

Senza affanno. Ma fare qualcosa per capire il senso.

Il senso della nuova giornata. Il senso di un rapporto. Il senso di un lavoro. Il senso del tempo.

Ci sono persone che seguo, anche su questa piattaforma, che portano il fardello di una malattia e ogni volta che leggo un loro pezzo noto quanta emanazione di energia salta fuori. Anche una malattia può insegnarci il senso.

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Anima Bellezza

Aiutati che…

Immagine fotografica di Eletta

Aiutati che il ciel ti aiuta. Non so perché mi è venuto in mente questo detto. Forse perché sto facendo un serio lavoro di riequilibrio. Sono sostanzialmente piuttosto scettica relativamente a tutte quelle teorie diciamo new age. Ma, talvolta, accadono strane coincidenze perturbanti che, come minimo, fanno pensare.

La domanda fondamentale è: a quale scopo?

Perché proprio ora e non prima accadono incontri letture meditazioni ad hoc? Cosa devo cogliere qui e ora?

Non è facile assecondare una trasformazione, lasciarsi andare al flusso del cambiamento. Sorgono diverse resistenze.

C’è un libro che avevo già letto anni fa che prepotentemente è tornato. Alcuni messaggi prendono sentieri diversi finché arrivano. Vedremo cosa ha da dirmi di nuovo, forse perché nuova sono io.

Il tema fondamentale sul quale sto riflettendo è: qual è lo scopo della mia vita. Qual è il senso di Eletta Senso nell’Universo ( e della donna che ci sta dietro ).

Un altro tema è: come trovare benessere in tutto ciò che faccio. Come stare bene. Come togliersi da tutto quello che mi provoca male.

Sono qui nella mia nuova casa tra i monti a cercare di capire perché sono qui. Tenendo conto che, come si sarà capito leggendomi e guardando le mie fotografie, sono davvero felice di questa scelta perché anche fare due passi per buttare la spazzatura qui significa riempirsi gli occhi di bellezza, ma in origine la scelta aveva un diverso obiettivo e scenario e percorso che non includeva solo me.

Ora sono qui da sola a capire a quale scopo i venti direzionali mi hanno spinto fin qui. Qual è il mio senso qui e ora in questo nuovo ambiente.

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Scrivere

Io riconosco a fiuto

Io riconosco a fiuto un’anima. Da particelle aeree, girovaghe, da tentacoli sottilissimi come fili di ragnatela che si agganciano a non so quale zona del mio cervello. Non so perché, non so come. 

Quante persone mi sfiorano virtualmente e realmente ogni giorno nelle piazze e nelle vie? Parecchie. Ebbene: solo una, in genere, lascia tracce profonde. Collegamenti sotterranei come radici.

Io sento l’anima. È sempre stato così. Mio malgrado. Sento la corrispondenza che tracima dalle solite inutili cose, sento una rispondenza ancestrale. Non definibile razionalmente. C’è. Accade. 

Sento il sentirmi. Sento il pensarmi. Sento che lui/lei è collegato/a. Le nostre braccia tese. Al di là della distanza spazio-temporale. Sento che sono superflue le parole. Che il mistero che ci tiene è un nostro segreto taciuto ma saputo. Cosciente e incosciente perché valica il quotidiano, il programmato, l’ordinato. Va al di là e sopra e sotto. 

Io so che mi pensi.