Categorie
Benessere

Comunicazione in coppia


Ho partecipato a diversi corsi di comunicazione e ho letto i libri suggeriti dai relatori in particolare il testo base: ” Pragmatica della comunicazione umana” di Paul Watzlawick.

In questo testo vengono analizzate le modalità comunicative che differenziano la relazione simmetrica e quella complementare.

Tutti ambirebbero ad avere una relazione simmetrica sana: i partner sono sullo stesso piano egualitario, c’è rispetto e ascolto.

C’è empatia e simpatia come capita in una relazione amicale.

La maggior parte delle relazioni, purtroppo, sono meno sane. Accade quando uno dei partner vuole porsi sopra il livello dell’altro. Rifiuta il piano egualitario.


Le frasi tipiche sono: ” Io sono migliore di te: corretta, tu sei scorretto” “Tu non capisci nulla” e via dicendo. In questo caso è difficile non sfociare nel conflitto che porta alla rottura finale.

Uno e l’altro si fronteggiano come su un campo di battaglia, nessuno abbassa le armi.

Poi c’è la relazione complementare.

Uno dei partner sta sopra ( posizione one- up ) e l’altro sta sotto ( posizione one-down ). I ruoli sono definiti e l’equilibrio funziona finché ciascuno accetta e mantiene la sua posizione.

É il caso di un maschio dominante arrogante prepotente egocentrico che si completa con una donna zitta sottomessa impaurita debole.

Tutto funziona finché ciascuno accetta il suo ruolo e il ruolo dell’altro.

La crisi arriva se la donna in posizione one-down si ribella, non sopporta più il comando e il potere dell’altro. Non sopportando più rifiuta la sua autorità e fugge, per esempio, tradendo.


Pertanto la relazione rimane sana, non produce conflitti, finché ciascuno accetta la propria posizione e ci sta bene. Ci sono donne che amano fare le geishe.

La situazione funziona anche al contrario : ci sono uomini che amano essere guidati da una donna forte ed assertiva. Non sempre infatti chi è sopra é l’uomo, può essere benissimo una donna.

La relazione va in crisi quando chi sta sopra tende a chiudere sempre più gli spazi di autonomia dell’altro imponendo ordinando decidendo fino a soffocare il partner in spazi sempre più angusti e stretti. Se manca il respiro e l’aria il partner sotto – prima o poi – cercherá aria altrove. Subentra la crisi. La relazione si rompe.

Ciascuno di noi vive una relazione simmetrica sana o patologica, complementare sana o patologica, l’importante é saper mantenere un equilibrio.


Saper creare giorno dopo giorno un rapporto equilibrato é il compito più arduo di una coppia.


Rispetto, ascolto, gentilezza amorevole, tener conto dei bisogni dell’altro e non solo dei propri, empatia e compassione, attenzione… Aprirsi dire raccontare comunicare.

Queste alcune parole chiave da tener sempre presenti e da mettere in campo attraverso azioni e scelte quotidiane.

Categorie
Attimi

Non c’è linea

Ci sono dei giorni di blocco della comunicazione. Non perché volontariamente lo decidiamo noi. Perché, invece, i mezzi e gli strumenti per comunicare fanno lo sciopero. Si ribellano al loro compito. È accaduto ieri che, stupidamente, ho ascoltato musica tutto il pomeriggio e mi si è completamente scaricata la batteria del telefono. Per riaversi dal blackout ci ha messo ore di ricarica.

È accaduto oggi che improvvisamente è mancata la linea telefonica e, anche ora che scrivo, c’è solo la possibilità per i numeri di emergenza. Staranno facendo dei lavori sulla strada che porta in valle.

Non è la prima volta che non ci è possibile comunicare con lo smartphone. Questi piccoli incidenti e accidenti avvengono sempre con una sincronicità. Cioè non avvengono a caso. Sottolineano evidenziano problemi reali di comunicazione. Lasciano belli in vista i buchi neri di alcuni rapporti. La crocetta in alto sulle linee del campo stanno a indicare la croce che annulla la possibilità del “parlo con te”.

Chi mi segue da anni sa quanto tengo al dialogo e alla comunicazione. Per me basilare, insieme al rispetto, in un rapporto. Ultimamente ho spesso sognato situazioni in cui non potevo usare lo smartphone per telefonare: o era rotto, o perso, o non funzionante.

Quando tutte le parole che si potevano dire sono state dette, non resta che tacere. A buon intenditore poche parole – dice un detto.

Nell’altro blog uno degli articoli più letti è: “Quando gli oggetti fanno le bizze”. Ecco. Ieri e oggi gli oggetti fanno le bizze. Lo smartphone che serve per comunicare è inutilizzabile. E se ieri la causa poteva essere la mia sbadataggine, oggi questa improvvisa caduta della linea telefonica è un dato, a mio parere, significativo. Non mi è possibile comunicare.

Ne prendo atto. Ora è davvero impossibile.

P.s. La linea è tornata visto che posso pubblicare.

Categorie
Comunicare

Tutto comunica

Immagine fotografica di Eletta

L’altro giorno chiedevo a una persona se aveva mai avuto l’occasione di seguire un corso di comunicazione. Io lo renderei obbligatorio per tutti.

Saper comunicare, infatti, è la base delle relazioni umane. Significa saper ascoltare e anche saper rispondere. Significa cogliere il senso del messaggio inviato e dopo averlo ben decifrato, saper inviare un nuovo messaggio coerente. Coerente vuol dire in contesto.

Ho partecipato almeno a due corsi di comunicazione, di cui uno intensivo. Eravamo in quindici persone chiuse in un castello. C’erano sessioni in cui si doveva comunicare attraverso i diversi linguaggi: corporeo, pittorico, verbale.

Parlare sotto gli occhi attenti di due psicoterapeuti, all’interno di un gruppo, è davvero un’esperienza molto formativa.

La sera si stava in una delle grandi sale del castello a “vederci” registrati in un filmino. Sembra non importante, ma sarebbe salutare, ogni tanto, vederci con la distanza data dalla nostra immagine impressa su una pellicola. Come se fossimo attori: come mi muovo, il mio corpo, come mi relaziono con gli altri, le emozioni che trapelano…

Ciascun componente del gruppo, al termine della proiezione, poteva dire la sua, liberamente. Senza censure. Naturalmente sempre nel confine del rispetto.

Così, in una situazione di laboratorio, si impara. Si impara ad accettare le critiche, si impara ad ascoltare punti di vista diversi, si impara a intervenire argomentando il proprio punto di vista, si impara che il linguaggio corporeo a volte dice di più di tante parole…

Renderei obbligatorio un corso di questo tipo a tutti quelli che non sanno comunicare. Ai muri di gomma che ti ascoltano con gli occhi vitrei senza mai rispondere. A tutti quelli che non sanno mai rendere conto del proprio comportamento e non sanno mai scusarsi.

Le matasse ingarbugliate di certi rapporti malati possono dipanarsi solo se si è in grado di comunicare. Il silenzio è la tomba dell’amore, mi sembra dica un proverbio. È la tomba anche dell’amicizia.

Una delle regole della Pragmatica della Comunicazione è che non è possibile non comunicare. Tutto è comunicazione.

Ora più che mai, ai livelli alti della comunicazione politica, a quelli quotidiani delle nostre relazioni interpersonali è davvero molto importante saper comunicare in modo corretto – e adeguato al contesto – il nostro pensiero.

Il Premier che durante l’ultima conferenza mentre parla mette la mano sinistra in tasca sta dicendo “altro” oltre al verbale. Una persona che ti ascolta stando in piedi, invece di sedersi accanto a te, comunica anche se sta in silenzio. Ti sta dicendo: Non mi metto sul tuo piano comunicativo, non ho tempo da perdere con te.

Tutto comunica: la postura, la prossemica, la tensione muscolare, l’espressione, le braccia incrociate a protezione, lo sguardo e il silenzio.

Mi auguro che in questo periodo così difficile si amplifichi una corretta chiara e rispettosa comunicazione.

Categorie
Comunicare

Immediatezza comunicativa

Immagine fotografica di Eletta

In questa epoca di velocità e immediatezza comunicativa via WhatsApp, non ricevere risposte in tempo reale può infastidire.
In realtà, come ho scritto diverse volte, abbiamo la facoltà di non essere immediatamente reperibili. Abbiamo la libertà di spegnere le macchine, come le chiamo io. Se siamo impegnati in altro. Se vogliamo ricavarci uno spazio di lettura o relax, senza essere disturbati da squilli inopportuni.


Diverso è per alcuni riti presenti, per esempio, in coppia. Darsi il buongiorno o la buona notte. In quel caso perché fare aspettare l’altro? Un messaggio arriva, si fa sentire con la musichetta che abbiamo scelto. Sentire e digitare una riga di risposta non è così difficile. Farlo subito anche. Perché è come aprire la porta al suono del campanello. A meno di essere nudi o impegnati perché non aprire per vedere chi suona?


Per il rito del saluto di buongiorno o buona notte penso sia semplice cortesia rispondere in tempo reale. Soprattutto se il compagno o la compagna attende la risposta per iniziare la giornata o per coricarsi. Lo stesso vale se la parrucchiera o il dentista mi dice che ha spostato l’appuntamento. Insomma: in certi casi è corretto rispondere subito.


Un tempo c’era il gusto dell’attesa. Niente sms, niente WhatsApp. C’era la telefonata. O tempi precedenti c’era il biglietto, la lettera o la cartolina. Allora si poteva gustare l’attesa. E nell’attesa stare sospesi per la risposta che poteva giungere diversi giorni, se non settimane, dopo. Probabilmente si pensava di più a quello che si voleva comunicare. Il messaggio era più denso, più articolato.


Ora siamo nel duemilaventi. Riuscire a trovare un equilibrio tra la immediatezza della risposta e il contenuto non è sempre facile. Riuscire a trovare un equilibrio tra la nostra benedetta libertà di non dipendere sempre dallo smartphone e la cortesia di una risposta in tempi adeguati: anche in questo caso non è sempre semplice.


Per quanto mi riguarda cerco di essere cortese. Pur non dipendendo dallo smartphone ( cerco di tenerlo in mano il tempo necessario, come ora, e non continuamente ) comunque cerco, se mi è possibile, di rispondere nei tempi dettati da questa epoca rapidamente.

Categorie
Comunicazione, Linguaggio,

Ripetere

Immagine grafica di Eletta

Mi piace comunicare. Mi piace dire, spiegare il mio punto di vista, anche argomentando. Ho avuto, anni fa, diversi interlocutori a cui piaceva farmi da contraltare e quindi ho potuto allenarmi a lungo. Conversazioni e discussioni infinite, leggere, divertenti come duelli a fioretto.

L’importante è la chiarezza. Dire con chiarezza il proprio punto di vista. L’importante è l’ascolto. Ascoltare con molta attenzione il punto di vista dell’altro.

L’importante è il rispetto dei diversi punti di vista. Non sempre si arriva a una sintesi che trova d’accordo le due parti, ma nessuna discussione è vana. Arricchisce sempre.

Solo ultimamente mi è capitato di dover continuamente ripetere le stesse medesime cose senza un minimo rimbalzo: l’altro/l’altra tace. Non replica. Non esplica il proprio pensiero. Non fa sapere la sua posizione. Non controbatte.

È una posizione che non permette la comunicazione.

È davvero molto frustrante soprattutto se la persona con cui cerchi di comunicare ha con te una relazione amicale. O che credevi amicale.

Non c’è rispetto nel silenzio.

C’è presunzione arroganza e fragilità. Chiusura, supponenza ( io sono nel giusto e nemmeno mi abbasso a dirti perché non vali neppure la mia fatica di aprire bocca ).

Anche qui nel mio blog conduco con- vers – azioni. Rispetto sempre chi la pensa diversamente da me. Mi fa davvero sempre un gran piacere ricevere commenti che siano in linea con quanto espongo o no. Nel lasciare un commento o un “mi piace” c’è rispetto e fatica. Anch’io lo faccio e se lascio un mi piace o un commento vuol dire che ho letto e cercato di “ascoltare” il tema o il contenuto e desidero dire la mia.

Categorie
Parole

Stai zitta

Immagine fotografica di Eletta

– Stai zitta!

Non sono una di quelle donne che parlano di continuo come un fiume in piena. Non penso di avere una brutta voce. Ieri ho spento la radio perché i due conduttori avevano un tono di voce troppo alto, quasi urlato. Non sopporto le voci stridule alte querule monotone.

Detesto le persone che si installano davanti a te vomitandoti addosso fatti di cui non ti importa nulla. Non vado più in un negozio qui in montagna perché, se entri, devi mettere in conto di stare almeno un’ora a sentire la proprietaria che, tenendoti in ostaggio, ti racconta implacabilmente tutti i fatti suoi.

In una situazione conviviale sono quasi sempre l’unica a far discrete domande agli ospiti in modo che si sentano a loro agio. Raramente qualcuno fa domande a me. Una volta in casa mia un ospite ha guardato i miei libri e mi ha chiesto. Lo scorso Natale: cinque ore a tavola senza che qualcuno mi chiedesse: – Allora, hai appena fatto un trasloco scegliendo di vivere in montagna, come ti trovi? Per questa ragione non ripeterò l’esperienza questo Natale.

Non si tratta di essere al centro della attenzione. Si tratta di essere almeno un poco considerata. Diversa da un manichino, statua di cera o marmo o soprammobile. Si tratta di avere una sana curiosità di fronte a un ospite nuovo che lo ponga in situazione di poter dire, comunicare, chiacchierare.

Come ho già scritto diverse volte credo moltissimo nel valore della comunicazione. Credo che sia bene parlare e dire.

In automobile l’altro ieri ho espresso un mio parere a una persona. Sono stata zittita con una modalità estremamente violenta. Mi ha investito come un’onda feroce.

Penso che si possa esprimere un parere senza censura e che l’altro – in caso di disaccordo – possa reagire con calma dando il suo parere. Anche se diverso. Senza alterarsi. E bestemmiare.

Comunicare non vuol dire parlare del tempo o solo di argomenti leggeri e vacui. Comunicare può voler dire anche esprimere un proprio disagio.

– A mio parere in quella situazione tu non ti sei comportato bene.

Una persona equilibrata sa ascoltare. Pensare riflettere e reagire. Una persona equilibrata risponde con calma. Discute. Senza violenza verbale.

In questi ultimi giorni sono stata investita diverse volte da violenza verbale. Non lo accetto più. Così come non accetto più che mi si dica:

– Stai zitta.

Considerato che non sono una piccola bambina noiosa.

Considerato che si fa, giustamente, un gran parlare della violenza fisica sulle donne occorre anche considerare la perpetua violenza psicologica di certi uomini che usano un tono da padroni.

Ordinano, non chiedono.

Zittiscono, non parlano.

Amano sentire solo parole sottomesse sussurrate e false.

Come sei bravo bello forte.

Se la povera moglie o figlia si permette di dissentire o mostrare un parere appena dissonante col divin pensiero scatta la rabbiosa reazione:

– Stai zitta!

Nessuno al mondo deve avere la limitazione della libertà di dire. Abbiamo raggiunto la democrazia anche per questo. Certe reazioni verbali rabbiose hanno lo stesso impatto di un calcio in faccia.

Nessuno al mondo mi metterà bavagli e mi impedirà di dire che è bene dire.

Come comunicare efficacemente il proprio disaccordo