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Libri

Colori emotivi dei libri

Non sono pagata per fare pubblicità né recensioni. Ma i libri fanno parte del mio quotidiano e quindi ne scrivo come del resto.

Di Paolo Giordano ho letto La solitudine dei numeri primi – Premio Strega 2008. Mi ero ripromessa di rileggerlo, considerato che mi aveva lasciato un gusto incompiuto e inafferrabile in bocca.

Con Tasmania ha vinto la classifica di qualità della Lettura. Ho dato un’occhiata ai libri premiati negli anni precedenti. Tra gli altri ho letto: Limonov di Carrère, Berta Isla di Javier Marias (che non ho trovato il migliore dei suoi libri).

Normalmente i vari Premi Letterari mi vengono regalati e, normalmente, non mi piacciono.

Il supplemento La Lettura lo trovo davvero ben fatto e quindi stimabile. L’ultimo libro di Paolo Giordano fin dalle prime pagine mi lascia una sensazione di estrema malinconia. Come il suo primo romanzo. Direi che ha un colore antracite: non proprio nero, ma tendente allo scuro alla nebbia al metallo.

L’altro libro che sto leggendo di Marie Kondo, invece ha un colore tendente al bianco beige: delicato impalpabile leggerezza compostezza armonia calma.

È interessante dare un colore emotivo ai libri. Non so se qualcuno l’ha già fatto. Ma io, d’ora in avanti, se leggerò un nuovo libro gli darò un colore emotivo.

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Letture Libri

Kurashi stile di vita

Capita per caso di prendere o leggere un libro. Certi libri, come certi incontri, capitano nella nostra vita per caso e la modificano. Naturalmente se noi permettiamo la modificazione.

Questo libro di Marie Kondo dal titolo Kurashi mi è capitato così. Avevo già sentito parlare dell’autrice anche perché ormai è famosa in tutto il mondo. Ma non avevo mai voluto approfondire perché appartengo a quel gruppo di artistoidi per cui il disordine è caos creativo.

Leggo che in giapponese stile di vita si dice kurashi. Il verbo kurasu significa far passare il tempo fino al tramonto.

E questo già mi interessa. Detesto le persone che non sanno far altro che far passare il tempo fino al tramonto senza fare nulla se non aspettare un’altra giornata da far passare fino al tramonto.

Leggo, invece, che kurasu significa anche impiegare la giornata. In altre parole, lo stile di vita ideale dipende da ciò che facciamo, non dal luogo fisico in cui viviamo.

Ecco il senso : da ciò che facciamo. Possiamo vivere in una stanzetta o in una reggia ma la nostra felicità dipende da quello che scegliamo di fare, non dallo spazio che abbiamo.

Amare lo spazio in cui si vive.

Ieri mi è stato chiesto: ti trovi bene nella nuova casa? E io ho riposto: Sí. La mia nuova casa è su tre piani, ma io praticamente vivo il novanta per cento in un rettangolo di cielo al terzo piano. Ma sto bene. Non mi manca nulla. Perché ho tutto quello che mi serve per star bene.

L’autrice ci invita a pensare alla nostra casa ideale. Attraverso il percorso ci guida a scoprire che il riordino è vivere il proprio spazio come se fosse già la nostra casa ideale. Si tratta di immaginare il nostro stile di vita ideale: pensare a quello che desideriamo fare e a come desideriamo impiegare il nostro tempo.

Una delle cose che mi dà più piacere è vedere i miei ospiti a proprio agio in casa mia. Mi dicono che è un ambiente “caldo e accogliente”.

L’atmosfera di una casa rispecchia spesso chi vi abita.

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Casa

Risistemando i libri

Prendo, riprendo, il loro corpo morbido vellutato rigido colorato bianco niveo ruvido caldo – fra le mani.

Prendo il loro corpo e scelgo, riscelgo, un luogo adatto – uno accanto all’altro, uno sopra l’altro perché si parlino sottovoce nella notte.

Uno – non ricordo mai di averlo aperto nella carne tenera finché non vedo il mio segno – m’ha detto: prima notte nella nuova casa. Quattro anni fa. L’altra casa dove li ho presi accarezzati e posti vicini.

Sono distesi dormienti sulla panca e sanno già di fumo del fornetto. Piano piano verranno presi – ogni corpo un ricordo.

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Ethos

Essere stoici

Tempo fa mi é stato regalato un libro che ho letto con piacere:
Come essere stoici di Massimo Pigliucci.

Alla fine del volume sono elencati i principi stoici su cui riflettere – ed eventualmente lavorare con disciplina per metterli in pratica.

Sono:

1 – La virtù é il sommo bene e tutto il resto è indifferente. Essere virtuosi hic e nunc.
2 – Vivere secondo natura.
3 – Bipartizione della realtà: alcune cose sono in nostro potere altre no.
4 – Esaminare le impressioni ovvero le nostre reazioni
5 – Ricordarci della transitorietà delle cose
6 – Prendersi un momento prima di reagire
7 – Mettere i problemi in prospettiva
8 – Parlare poco è bene
9 – Scegliere in modo accorto le proprie compagnie
10 – Rispondere agli insulti con umorismo
11 – Non parlare troppo di sé
12 – Parlare senza giudicare
13 – Riflettere sulla giornata appena trascorsa

Io non sono stoica e non lo è nemmeno la persona che mi ha regalato il libro.
Tendere costantemente verso un comportamento etico é molto importante al di là del risultato che, sicuramente, non è mai immediato.

Ricordarsi della transitorietà delle cose significa alleggerire pesi e situazioni che, magari, non ci fanno riposare la notte ricordandoci che tutto passa e che anche noi siamo di passaggio.
Un metodo di rilassamento prima di dormire se si hanno pensieri é quello di visualizzare nuvole che passano nel cielo.


Ogni punto così come ogni regola implica disciplina.
Senza disciplina saremmo solo in preda agli istinti e al soddisfacimento dei bisogni.
Come bambini.

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Attimi

Quella collana

La pandemia ci ha permesso di “spiare” nelle case dei diversi personaggi che si collegavano con i diversi studi televisivi. Io guardo perlopiù Otto e mezzo e mi ha fatto molto piacere l’altra sera vedere un ospite con uno sfondo di libri Adelphi. Perché io ne ho davvero tanti e apprezzo molto questa casa editrice dal bellissimo marchio.

A me piace spiare dietro le spalle dei vari giornalisti politici opinionisti che si collegano da casa, e vedere se c’è qualche indizio che indica coerenza o no con la persona.

C’è chi ostenta magnifici quadri ampollose anfore orologi alle pareti mobili finto povero… C’è chi ha sempre dei fiori freschi recisi o in vaso. C’è chi ha librerie piene di libri. E mi piace studiare come sono disposti i libri, secondo qualche ordine, se un ordine c’è o no. Tutto indica la personalità del proprietario.

Potrei entrare in una casa di uno sconosciuto e ricavarne informazioni sul suo carattere e stile di vita osservando solo i suoi libri, la sua libreria. Se, naturalmente una libreria c’è perché ci sono persone che non hanno bisogno di avere libri in casa.

Comunque questi collegamenti da casa a me piacciono molto per questo. Per indagare meglio la persona. In genere preferisco chi ha uno sfondo non troppo lisciato preparato ordinato asettico. Falso. Meglio la vita vera.

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Attimi

Emozioni

Mi sono arrivati i tre libri che ho ordinato. Erano lì, uno sull’altro, in attesa. Ma la mia mano non si muoveva. Altre cose impegnavano la mia mente. Anche il nulla.

Poi mi sono decisa e ho allungato la mano per prendere il primo libro. Ho guardato la copertina come faccio sempre

Poi ho aperto. E ho trovato la firma dell’autore.

Non ricordavo di aver ordinato la copia autografata. Vedere questa linea così sciolta con vette abissi e curve mi ha emozionato. Perché è la traccia visibile tangibile reale di Umberto Galimberti: un filosofo che stimo da molti anni e di cui ho letto molti scritti.

Non ho altri libri autografati dall’autore. È l’unico.

Ho avuto anch’io il privilegio di autografare molte copie del mio libro dopo la presentazione, per le persone che mi chiedevano la dedica. Non ricordo nemmeno quante copie e quanto ho scritto in quella occasione. Ricordo che ero china sulle copie a scribacchiare.

Sono contenta di avere questo segno di penna e di vita di Galimberti. Ho pensato che, a differenza di quanto faccio sempre – violentare le pagine con note a margine segni richiami simboli sottolineature – questo libro resterà così com’è con questo unico sghiribizzo che indica la sua presenza così carica e volatile. Come tutto sulla terra.

È il mio omaggio a un Maestro di filosofia. Grazie allo studio dei suoi testi ho capito e saputo e riflettuto sui grandi temi della vita. Ho scoperto, tramite l’etimologia, dove nascono molti termini e parole. Ho riscoperto le così dette “lingue morte” : il greco e il latino. Così presenti e vive in ogni linguaggio filosofico.

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Libri

Non buttare i vestiti

Ho già scritto di Orsola de Castro e del suo libro – I vestiti che ami vivono più a lungo. Avevo visto un’intervista con l’autrice. In genere non mi faccio influenzare dai lanci dei libri in TV.

Praticamente a ogni ora del giorno c’è qualcuno che presenta qualcosa… Cioè un libro. Siamo sommersi da nuovi libri che finiranno in vecchie piccole biblioteche e cantine se non in discarica come i vestiti di cui parla Orsola.

Questa volta mi è talmente piaciuto il tema e invito del libro che l’ho comprato e lo sto leggendo.

Veramente fatto bene. Fa riflettere.

Io, che non so nemmeno quantificare quanti indumenti praticamente nuovi ho gettato nei sacchi della raccolta abiti usati… mi sento davvero in colpa per aver passato molti anni nello shopping compulsivo e stupido. Senza riflettere.

Eppure. Eppure mia figlia indossa un cappotto che ho comprato prima che lei nascesse, mentre tutto il resto o quasi è finito regalato buttato o al macero. La scrittrice invita a queste tre azioni :

E sarà bene che si cominci davvero a farlo. Meno abiti, scelti con cura, desiderati e perciò tenuti e non buttati. Anche questo è ecologico.

Nella nostra civiltà consumistica abbiamo disimparato a riparare quello che è rotto. Basta un bottone scucito, una piccola macchia e l’abito finisce buttato nel fondo dell’armadio o nel sacchetto spazzatura.

Mi è capitato di rovinare davanti un pantalone di cashemire a cui ero molto affezionata. Ago e filo, ho cucito sopra un nastro ricamato e 2 bottoni creando un nuovo modello. Ora è ancora più bello.

Adesso prima di prendere un capo nuovo ci penso e magari do un’occhiata nel guardaroba: chissà mai che io trovi un abito di cui non ricordavo nemmeno l’esistenza!

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Leggere

Il Canone

Ho ripreso in mano ” Il Canone occidentale” di Harold Bloom per una rilettura.

Sulla prima pagina ho trovato la mia scritta: Dimora a Palazzo – Gagliano del Capo – Lecce. 2011. Quindi dieci anni fa.

Ricordo che non è stata una lettura facile, ma è stata una lettura utile e importante. Proprio sulla non lettura facile si basa uno dei discrimini per capire se un’opera letteraria è da Canone. L’opera non è canonica a meno che non richieda una rilettura.

Scrive Bloom : “A differenza di quanto sostengono certi parigini, il testo esiste non per dare piacere, bensì l’elevato dispiacere o il piacere più difficile che un testo minore non fornirà”.

Naturalmente non è tutto oro colato quello che scrive Bloom ma a me ha fatto riflettere e mi ha permesso di avere un ampio sguardo critico sulla letteratura classica.

Tutto parte dal principio che avendo a disposizione uno spazio temporale limitato, dovuto alla vita, occorre fare una scelta il più possibile oculata nello scegliere cosa leggere e cosa non leggere. Cosa leggere diciamo in 70 anni?

Chi legge deve fare una scelta, poiché non vi è il tempo materiale di leggere tutto, nemmeno se non si fa altro che leggere”.

Una persona, ultimamente, mi ha detto che la lettura di un libro gli aveva profondamente messo in crisi alcune sue convinzioni, facendolo ri-flettere.

Secondo Bloom è questa una funzione che fa di un libro, un libro da Canone.

Shakespeare non ci renderà migliori e non ci renderà peggiori, ma forse ci insegnerà a origliarci quando parliamo con noi stessi. In seguito potrebbe insegnarci ad accettare il cambiamento in noi stessi e negli altri, e forse persino la forma suprema del cambiamento “.

( Immagine grafica di Eletta Senso )

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Attimi

#Giornata mondiale del libro

Paolo di Stefano, dalle pagine del Corriere della Sera, ci ricorda oggi con un articolo perché oggi è bene ricordare – e rileggere – i maestri della letteratura mondiale.

Come avevo scritto giorni fa, in riferimento alla Casa Editrice Gallimard : basta inviare manoscritti, leggete in questo periodo… mi chiedo quanti libri pubblicati o auto pubblicati finiranno al macero tra una decina di anni.

Rimangono i classici e pochissimi altri. Ed è bene leggerli. Perché sono i nostri “maestri” e ci danno lezioni di vita che non vengono alterate dal tempo.

Consiglio la lettura del Canone Occidentale di Harold Bloome. Si può essere o non essere d’accordo con la sua selezione degli autori che restano nell’Olimpo dei classici, ma rende uno sguardo comunque interessante per avviare una riflessione.

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Attimi

Libri

Ho una montagna di libri. Francamente non riesco proprio a capire come ho fatto a leggerli. Perché in questo momento non ho voglia di leggere libri. Non mi prende il desiderio di scorrere le pagine e le righe e trovare una storia. Una sorta di apatia e disincanto. Come se non mi interessasse più scoprire e sapere, curiosare e imparare. Sto per lo più ferma. Immobile. Tranne quando cammino e allora sento il profumo dell’aria e sto bene. Il sole adesso arriva presto a baciare la mia casa. Edo ed io ce lo godiamo.

Dev’essere perché non riesco ancora a scrivere a lungo. Leggere e scrivere per me sono sempre stati strettamente connessi legati intercorrelati. Se leggo devo scrivere. Se scrivo devo leggere.

Non è che proprio non ho letto nulla. Ieri ho letto Una storia semplice di Sciascia. E ultimamente ho letto dei libri in ebook. Bartezzaghi Nothomb e Bagni di foresta e altri che non ricordo… Ma così: senza una vera passione. Quella che avevo e che mi ha fatto leggere da sempre centinaia e centinaia di libri.

Fasi così che ho imparato ad accettare. Mi concedo pause. Mi concedo attimi di vuoto. Mi concedo il nulla. Poi lo so si riparte improvvisamente con più verve. È così anche la vita: pause tra un pieno e un vuoto.