
Non sono pagata per fare pubblicità né recensioni. Ma i libri fanno parte del mio quotidiano e quindi ne scrivo come del resto.
Di Paolo Giordano ho letto La solitudine dei numeri primi – Premio Strega 2008. Mi ero ripromessa di rileggerlo, considerato che mi aveva lasciato un gusto incompiuto e inafferrabile in bocca.
Con Tasmania ha vinto la classifica di qualità della Lettura. Ho dato un’occhiata ai libri premiati negli anni precedenti. Tra gli altri ho letto: Limonov di Carrère, Berta Isla di Javier Marias (che non ho trovato il migliore dei suoi libri).
Normalmente i vari Premi Letterari mi vengono regalati e, normalmente, non mi piacciono.
Il supplemento La Lettura lo trovo davvero ben fatto e quindi stimabile. L’ultimo libro di Paolo Giordano fin dalle prime pagine mi lascia una sensazione di estrema malinconia. Come il suo primo romanzo. Direi che ha un colore antracite: non proprio nero, ma tendente allo scuro alla nebbia al metallo.

L’altro libro che sto leggendo di Marie Kondo, invece ha un colore tendente al bianco beige: delicato impalpabile leggerezza compostezza armonia calma.

È interessante dare un colore emotivo ai libri. Non so se qualcuno l’ha già fatto. Ma io, d’ora in avanti, se leggerò un nuovo libro gli darò un colore emotivo.
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