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Attimi

Squillano le cromie

Prima passeggiata tra una coltre di nubi ieri e un timido raggio di sole.

Da quando sono tornata c’è sempre stata pioggerellina pioggia piovaschi…

Camminare nel bosco mi ha fatto riassaporare il silenzio e l’odore di muschio e legna. Uno scoiattolo mi ha attraversato il sentiero. Poi il nulla. Ho camminato adagio guardando ogni cosa. Ho raccolto le prime foglie a terra. Così belle con i vestiti preparati dal sarto autunnale.

C’è come una linea dentro di me che qui in montagna ha un andamento quieto, calmo. Mentre al mare oscillava continuamente creando una sorta di tensione continua.

Preferisco stare qui.

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Attimi

Tornare nel blu

Fare un tuffo nel cemento asfalto traffico metropolitano permette di godere meglio e a pieno il ritorno nel blu. Nel silenzio. Nel verde.

È proprio vero che non si apprezza se non ciò che manca. Lo dicevo sempre a mio marito : – Ma come fai tutti i giorni a fare chilometri in coda per recarti al lavoro? Lo chiedo ora a mia figlia. A me é bastato un giorno per andare in tilt.

Mai come ieri, dopo aver provato cosa significa viaggiare in tangenziale, ho sentito come profondamente sana la mia scelta di vivere nella pace e nel silenzio della montagna.

Come ho già scritto qui: mi diverto a guidare sui tornanti. Perché ad ogni curva si apre uno spettacolo nuovo. Un panorama. Niente cartelli cambi di corsia traffico code tir che ti passano a fianco… qui il massimo che ti può accadere è di trovare tre semaforini transitori per i soliti lavori… Ma le macchine che incontri sono così poche che normalmente ci si saluta perché ci conosciamo tutti.

Bene. Fatta l’esperienza ora mi godo l’aria tersa gli uccellini che cantano l’esplosione del verde primaverile. Il silenzio. Oggi ritiro le piantine dell’orto che ho ordinato. Poi ci sarà l’odore della terra.

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Attimi

Luce e silenzio

Mi calo in un’ostinata cura del silenzio nella notte tra i monti – smarriti gli orizzonti narrativi – ho nelle gambe solo la fatica della salita, nel crepitio niveo. Nulla trabocca, ogni cosa è quieta. Vengono riprese e riavvolte le emorragie narcisistiche sotto calde sciarpe. Le persone sono anime alla ricerca del sole. Qualche piccola ora di luce. Stanno come statue disseminate nei prati. La piccola donna spiega con garbo il significato e l’uso di ogni piccolo grande utensile. La ricchezza che c’era nell’umile oggetto quando si era poveri e il pane veniva fatto una volta all’anno. Mi devo continuare a ripetere la distanza tra la massa di roba che ci opprime, siamo sommersi di inutili cose. Qui c’è solo legno e pietra. Una semplicità tenera e dura.
Per chi ha terrore del vuoto questo luogo non è adatto. Mi è stato detto di persone che non sopportano il silenzio e vengono portati via con la mente che vaneggia.
Hanno bisogno del chiasso e dell’inutilità.
È necessario saper accoccolarsi nell’incanto del vuoto per gustare la voluttuosità del poco.

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Bellezza

Silenzio

Immagini fotografiche di Eletta

A volte le parole non servono

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Luoghi

Che finisca agosto

In alcuni mesi dell’anno qui ci sei solo tu e i lupi, come ha commentato a ottobre, ridendo, il farmacista. La piazza deserta, l’unico negozio vuoto.

Ora non si trova un posto auto, nel negozio hanno messo i numerini e si fa la coda. Dove faccio colazione la mattina devo scappare verso le dieci per l’arrivo della folla urlante e sciamante.

Lo so. Tutti hanno diritto a un po’ di vacanza e riposo e io sono una privilegiata, visto che abito qui e posso godere del paesaggio, dell’aria, del silenzio sempre: tranne in agosto.

Oggi un po’ di pioggia mi ha indotta a mettermi una giacca. Non vedo l’ora che venga l’autunno con i suoi colori bruni e rossi. Non vedo l’ora di mettermi dolcevita e calze. Non vedo l’ora di tornare a essere circondata da un assoluto vuoto.

È che davvero amo il silenzio.

È che davvero non mi pesa la solitudine.

È che vedere per terra le carte e i ripetuti selfie e la gente con le radio a palla e tutte le automobili che riempiono ogni angolo mi dà veramente fastidio.

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Natura,

Il cielo

Il cielo è tornato terso. Blu intenso. Passato il velo atmosferico che copriva la saturazione dei colori. Mi riempio gli occhi di questo cielo e, anche per questo, preferisco l’autunno e l’inverno: l’aria è più tersa.

Sono tornati i caprioli nel prato davanti al mio giardino. Quest’anno sono tre. L’anno scorso ci hanno fatto compagnia per tutto agosto, incuranti del passeggio dei turisti che salivano al lago. Brucano l’erba tenera.

Ricordo Ferragosto dell’anno scorso. Erano lì, incuranti della festa. Anche perché c’era silenzio: le grigliate in compagnia erano state organizzate lontano. Pranzare e cenare con amici in terrazza nella pace ferragostiana con davanti lo spettacolo di caprioli immersi nel rigoglioso verde non è da tutti. E io mi sento una privilegiata del silenzio e della pace.

Quando faccio le mie camminate detesto, ma questo per fortuna capita solo in agosto, incontrare ragazzi e ragazze con la musica a palla. Ascoltala in macchina mentre viaggi la musica a palla, o in casa tua, o nelle strade urbane già martoriate dal traffico e dal rumore. Ma qui no.

Qui lascia il silenzio e gli armoniosi rumori della natura. Per una volta nella vita stai nel silenzio. Apri gli occhi e guarda vedendo quello che ti circonda. Respira e senti i profumi. Contempla. Poi ridi chiacchiera goditi la giornata immerso nel verde fresco della pineta. E guarda l’intensità del cielo.

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Attimi

Teschi

Aveva sognato teschi. Li prendeva dalla terra e li buttava contandoli: erano cinque. La sera precedente Eva si era coricata presto: il caldo improvviso l’aveva resa esausta.
Aveva sgrovigliato la matassa dei possibili. Meglio evitare ogni servile dipendenza. Le forme anfibie lavoravano sott’acqua. S’era chiusa in una ostinata forma di silenzio. Non le uscivano parole per troppo brusio del passato. Occorreva stare immobile. Non era tempo di muovere pedine. La inchiodava la mediocrità. La continua assurda ripetizione di temi fonici. Come un disco rotto. L’inutile ripetere.

“Il fatto è che il destino è una cosa che ci sorprende e non ha niente in comune con la forma che abbiamo voluto prefissargli”.
Borges
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Attimi

Colazione a maggio

Capita a maggio di fare un percorso tra i boschi per arrivare a un bar di legno e fare colazione da sola. Capita di chiacchierare con la ragazza che si sta allenando con il suo ragazzo per la prossima gara: centinaia di chilometri tra le cime. Capita di proseguire la camminata in mezzo ai pascoli fino a un piccolo paese gioiello, di sedersi sulla panca di pietra della piccola chiesetta, di veder arrivare la signora con le chiavi ad aprirla per farla vedere a un’ospite tedesca. Capita di veder passare un gruppetto che parla di “palco nero di velluto” e di realizzare – solo dopo – che stanno parlando di un cervo.

Vorrei tanto vederlo, un cervo. Ho visto camosci, i caprioli praticamente brucano nel giardino antistante il mio tutta la bella stagione. Mi manca di vedere un cervo.

Mi avevano detto che qui, nella piana in fondo, è facile vederli. Dovrò essere più attenta. Magari la prossima volta… intanto sto qui a godermi il pallido sole con l’acqua che scorre nel lavatoio.

C’è pace e silenzio. Qui dicono che maggio è un mese morto. Per me che amo la solitudine e il silenzio, maggio è un mese vivo. Quando arriveranno i turisti nei mesi estivi rimpiangerò questo magnifico silenzio.

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Attimi

Silenzio

Qui c’è silenzio. Un silenzio assoluto. Sento solo lo scalpiccio di lenti passi al piano di sopra e non posso fare a meno di pensare a quel film di Hitchcock di cui non ricordo il titolo. Ricordo solo che il marito aveva deciso di fare impazzire la moglie.
Qui non passano auto.
Non transitano aerei sulla testa.
C’è solo silenzio. Così leggere, come sto facendo ora, un bel libro, è davvero facile perché nessuno e nulla disturba.

La negoziante stasera ha detto che alle sei c’era la luna proprio dietro il monte. Mary mi ha detto di guardarla la luna.

Tornando a casa l’ho cercata per tutto il cielo, ma non c’era.

Nel contempo però c’erano i colori cupi e caldi dell’imbrunire boschivo.

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Attimi

Onde lente

Vi è mai capitato di osservare un brusco cambiamento delle vostre onde quando arriva qualcuno che, senza volerlo con la sola presenza, vi innervosisce?

Qui al lago stamattina mi godo le mie onde lente. C’è solo il rumore dell’acqua. Il percorso è punteggiato da uccellini: fanno dei piccoli tratti come se pattinassero: velocissimi.

Questi momenti di silenzio solitudine e contemplazione sono quelli che preferisco. Sono calma e rilassata. Nulla e nessuno mi turba.

C’è solo pace.

“Trovo salutare restare solo per la maggior parte del tempo. Essere in compagnia, anche dei migliori, provoca subito noie e dispersioni. Amo restare solo”.

LIBRO: Henry D. Thoreau – Walden ovvero vita nei boschi