Mi piace molto l’effetto pioggia quando guido, in autunno, lungo i tornanti. Le lacrime che scorrono sui finestrini creano una lente deformante che mescola le tinte.
I rossi cupi scivolano giù mescolandosi come lunghe dita ai gialli zafferano.
Tutto esplode sbava scende come nei dipinti degli Impressionisti.
Ho sempre valutato e messo in risalto gli aspetti positivi della mia scelta di vivere in montagna.
Ma, come in tutte le scelte, ovviamente ci sono anche dati meno positivi.
Ieri ho scoperto di avere la patente di guida in scadenza. Che problema c’è, voi direte… Il problema qui è organizzarsi per trovare un fotografo che ti faccia la foto tessera e trovare una Scuola guida che si occupi anche del rinnovo patente.
Quindi ricerca online. Poi vado dalla mia amica parrucchiera a chiedere e infine, armata di buona pazienza, scendo in valle incrociando le dita. 45 minuti di auto e, incredibile, al primo colpo trovo il fotografo aperto (l’ultima volta sulla porta c’era un biglietto con “torno subito” il che significa :se avete tempo da perdere aspettate e, intanto recitate un rosario).
Poi riprendo la macchina e trovo l’agenzia che velocemente mi spiega tutto e fisso appuntamento per il rinnovo.
Vero è che in questo periodo tra volture allacciamenti interventi in casa cambio di residenza e altre piccole noie (il cambio dei freni non previsto che mi è costato un botto) quello che io desidero maggiormente è camminare e riposare. E non scendere più in valle. Questa settimana è la terza volta che scendo. Anche basta.
Quindi vivere in montagna è meraviglioso ma dovete mettere in conto di non avere i servizi esattamente dietro l’angolo.
Rimane il fatto che, quando si torna, si può mangiare un panino in giardino con questo spettacolo di colori davanti agli occhi.
Respirando i colori della fantastica tavolozza autunnale di Madre Natura.
Ecco la matrice, l’origine, la Musa ispiratrice di molti movimenti artistici : dai Divisionisti agli Impressionisti fino ai Fauves…
HenriMatisseClaude MonetRaoul Dufy
Non importa il soggetto. Importa l’uso e la scelta dei colori. Il loro vibrare per accostamenti e contrapposizione complementare. Il loro sfumare esaltarsi mescolarsi danzare: uno per l’altro, uno accanto all’altro.
Nell’estremo antico lume che sussurra, malgrado il nero delle fitte ombre, ricama il cielo.
Quando cadono lente le foglie mi penetra una indolente apatia, un’assenza di riferimento. Come la metà luna che oscilla nel perimetro celeste: senza fili.
Mi nutrono le vette. Il profilo verticale, l’incendio cromatico tra i rami, le silenziose vie, il poco sole che presto scende. Il cielo così turchino e viola: mentre prima annegavo nella melmosa monotonia del grigio. Senza respiro.
Lo spazio della lettura assorbito dal labirinto del girovagare con l’aria in faccia pungente e snella. Altre letture: le facce della gente, le loro cadenze vocali nel legno dei rifugi tra l’odore del legno. Cammino in mezzo alla strada: ormai non c’è nessuno.
Dopo la resa autunnale delle foglie, conviene arrendersi al tempo lento e vuoto, terminare il ciclo e scendere a terra a farsi consumare, dolcemente. Accettare quietamente i giochi del fato. Coltivare la segreta danza delle multiple apparenze senza occhi inquisitori. Essere esattamente così come una parvenza.
La tavolozza di Mister Autunno è macchiata di giallo: ocra, zafferano e limone.
Qualche lieve spruzzata sulle chiome, come il coiffeur con lacca, per fissare l’acconciatura arborea.
Poi verranno i rossi: vermigli bordeaux ruggine come certe unghie rapaci di donne voraci.
Tutto è ormai contaminato dal tempo, dal suo ticchettio incessante e corrosivo – mentre Mister Autunno picchietta i tubetti del Foliage sulla sua tavolozza lucente.
Riprendo in mano, cercandolo a lungo tra le cataste di libri, Foliage di Duccio Demetrio, un bel libro da leggere in giornate autunnali come questa.
Riconosco a questi giorni la proprietà di cadenzarli in un tempo esitante.
(…) l’aggettivo a cui mi riferisco ci può dire molto altro se ricorriamo all’etimologia della parola: ex situ.
Ci dice che qualcosa ha abbandonato un luogo, ne è uscito. Ha preferito l’ altrove, si è allontanato dall’usuale.
Ed è proprio questo tempo sospeso – come piume fluttuanti nella inconsistenza delle nuvole e del buio che cancella il furore accecante estivo – che diventa un tempo meditativo.
Si sta in attesa di uno strappo ondeggiando – prima di volare e progettare nuove ali. E nuova vita.
Quest’anno all’inquietudine dell’autunno, già insita nella stagione umoralmente malinconica, si aggiunge – calcandone i colori per un contrasto emotivo più che cromatico – l’inquietudine dell’ansia per ciò che accade e accadrà.
Siamo tutti provati e più fragili.
Immagine fotografica di Eletta Senso
” L’autunno è allegoria infatti delle inquietudini… i colori smaglianti degli alberi, in dissolvenza, invitano al piacere e al privilegio di goderne la bellezza; l’insorgere del bisogno di ripensare al cammino intrapreso, non voltandogli per timore le spalle, genera voglia di scriverne; l’attesa del vino e dell’olio nuovi riaccende ancestrali echi dionisiaci, sensi e umori assopitisi.
Immagine fotografica di Eletta Senso
L’autunno è un tempo di metamorfosi sublimi e incantamenti, di distacchi e di ritorni, di abbandoni e di rinascita”.
Queste magnifiche riflessioni sono tratte da: Foliage – di Duccio Demetrio – Raffaello Cortina Editore
Nella sala di questa casa editrice milanese ho partecipato a un vernissage anni fa. C’era un operatore della TV RAI che mi ha chiesto di mettermi vicino a un quadro pensando che io fossi l’attrice immortalata… Non ero io. Avevo una leggera fascia, in pied de poule nera/bianca a tenermi i lunghi capelli, della stessa stoffa della stretta gonna.
Era autunno anche allora ed ero presente con due miei amanti che nulla sapevano l’uno dell’altro.
” Non è vano rammentare, ricostruendo le origini del termine, che l’etimo latino indicasse con autumnus o auctumnus, in verità, un tempo di crescita, persino di arricchimento e maturazione. Tutt’altro che di decadenza e presagio della fine, e per la donna e l’uomo l’iniziazione alla vecchiaia.
Il verbo augere che ne è lo stampo originale, il cui participio passato è auctus, rinvia all’azione che si merita un munus. Una ricompensa, quella del raccolto degli spontanei prodotti della terra e degli alberi, e quella scaturente dalla fatica del lavoro agricolo.
Non per nulla venne rappresentato anche come una cornucopia traboccante di frutti di ogni genere”.
Da: Foliage – Vagabondare in autunno di Duccio Demetrio
Per me autunno è stagione di calma e tranquillità. Di sorriso quieto e lavorio interiore. Il sole ora arriva tardi e tramonta presto e permette sonni più lunghi senza l’energia luminosa che filtra dalle finestre.
Più interno e meno esterno. Più salotto e stufa accesa e meno giardino e orto. Più lavori manuali in casa che fuori. Più letture disegni pitture che camminate. Più maglioni a collo alto e meno canottiere e calzoncini.
L’autunno rende la donna più chic. Perché, a mio parere, la donna più vestita è più bella perché può giocare con più strati e accessori.
A me piace molto questa stagione, sarà perché ci sono anche nata e, quindi, la sento più intimamente simile.
” Un giardiniere mi fa osservare come soltanto in autunno si percepisce il vero colore degli alberi. In primavera l’abbondanza della clorofilla dona loro, a tutti, una livrea verde.
A settembre inoltrato, si rivelano rivestiti dei loro colori specifici, la betulla bionda e dorata; l’acero giallo-arancio-rosso, il rovere color del bronzo e del ferro.
In questo periodo accanto alle case, nei vicoli stretti in pietra, compaiono cumuli di legna. Ciocchi tagliati e pronti da bruciare nei camini.
Cataste gettate per terra pronte a essere impignate con cura accanto ai muri nel sottotetto o nel sotto scala.
Serviranno per tutto l’inverno. Normalmente sono le donne a fare questo lavoro. I ciocchi pesano e considero arte incastrarli con cura in modo da creare una parete compatta.
Qui l’inverno è lungo.
Ieri mi sono arrivati trecento chili di pellet per la mia stufa. Il primo antipasto per i primi freddi in questa estate che sembra non voler finire.
Il fuoco con le sue vive fiamme rallegra la casa e l’animo quando fuori è tutto bianco.
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