
Venerdì scorso sono tornata a casa perché ieri c’è stato lo sgombero cantina/garage e martedì prossimo ci sarà il trasloco definitivo dei mobili: quei pochi rimasti che porterò nel mio nuovo appartamento.
Poi questo appartamento, che ho abitato per ventotto anni, sarà completamente vuoto.
Da un mese ( primo sgombero ) già non ho più la cucina. Lavo le tazze del caffè nel lavandino del bagno. Non ho più la lavastoviglie. Non ho più un fornello per cucinare. Per fortuna ho la macchina del caffè che mi permette di avere almeno qualcosa di caldo. Da ieri non ho più riscaldamento e acqua calda.
Non ho più uno specchio per vedermi. Ho appeso uno specchietto da borsa in bagno con un filo di lana.
Tutto è stato tolto. Non ho più scarpe. Mi sono rimasti dei vestiti che ieri ho messo in sacchi neri: giacche, pantaloni e camicie di seta buttate in sacchi per il trasporto. Ne ho già messi sei in macchina. Stamattina porterò giù gli altri.
La macchina ha bisogno del cambio di gomme e, quindi, oggi andrò a farlo: peccato che – avendo il baule pieno di sacchi neri non riuscirò a caricare le gomme. Meno male che il meccanico è sotto casa e spero nella sua disponibilità a venirle a prendere e riportare nel mio garage.
Stamattina dovrò pulire tutto l’appartamento e terminare di imballare quadri e inscatolare robetta in giro ( come già detto: la robetta in giro si autocrea la notte, mentre dormi ).
Nei giorni scorsi ho spostato in una zona della vuota sala gli scatoloni che verranno traslocati. Sono venti. Li ho spostati con i piedi perché non ho forza nelle braccia o nelle mani e non c’era nessuno a darmi una mano.
Ho scritto un foglio con le cose da fare. Normalmente sono piuttosto organizzata. Per ora sono diciotto punti. Lunedì ho chiuso gas e mi sono attivata per chiusura contratto telefono ed energia elettrica.
Stamattina alle sei e mezza ho tolto ultime cose dal frigorifero e freezer perché va tolta la spina e sbrinato. Ieri mattina ero in piedi alle quattro e mezza. Lavoro, pensieri, programmazione, organizzazione. Tanto tanto stress.
Come ho già detto, ho fatto tutto il lavoro praticamente da sola. Pagherò la cooperativa degli sgomberi e trasloco da sola.
Il “mio uomo” che fino a settimana scorsa parlava amabilmente di “convivenza” ieri mi ha urlato dietro mentre riempiva uno scatolone.
Gli secca che “deve” aiutarmi qualche ora e ieri era molto nervoso perché era dovuto venire alle dieci. Lui normalmente alle dieci fa il giro con il suo cane e aveva dovuto anticipare di un’ora.
Non ho mai dormito nella sua linda casa.
Non mi piace dormire nelle linde case degli uomini insensibili e stupidi.
Preferisco stare nel mio letto, finché c’è, nella camera vuota senza più armadi.
Preferisco farmi un caffè e lavare la tazzina in bagno.
Preferisco non farmi una doccia perché non ho più acqua calda.
Preferisco mangiare fuori con chi ha piacere a stare con me o non mangiare.
Preferisco lavorare da sola senza avere un essere sibilante teso e nervoso vicino. Non empatico non cortese non tollerante non supportante e sopportante.
Gli ho spiegato qualche sera fa che in una coppia capitano momenti difficili. Che il bello di una coppia è aiutarsi, sostenersi, esserci quando uno è oggettivamente giù.
Se sei giù tu io ti aiuto.
Se sono giù io tu mi aiuti.
Se uno è stressato a me pare ovvio che l’altro ( che è oggettivamente tranquillo in una linda casetta senza scatoloni e diciotto punti da fare e spuntare ) a me pare ovvio che sia tranquillo e tollerante con chi è sotto stress.
Non è la prima volta che lui va in tilt quando in tilt sono io.
Osservo e penso: come cambia il suo comportamento. Quando io sono efficiente e funzionale ( cucino pulisco organizzo e gli riempio persino i suoi momenti di svago ) lui non va mai in tilt.
La donna serve e lui è felice. Quando, invece serve lui e la sua presenza cortese, lui non è felice e ringhia.
Io due riflessioni le ho fatte.
Ciascuno è responsabile di quello che dice e che fa e ne subisce le conseguenze.
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