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Parole Scrivere

Scrivere è fotografare

( Immagine fotografica di Eletta Senso )

Non so scrivere se non di quello che vivo e vedo.
Non ho l’arte dell’invenzione di alcuni romanzieri. Certo, posso alterare i dati e aggiungere qualche tocco di invenzione, qualche colore imprevisto, qualche traccia che confonda. Ma dalla realtà che vivo parto, osservando.
Non ho mai avuto memoria, se non scrivendo. Tutto passa dalla carta ( o, ultimamente dallo schermo ) su cui annoto. Impressioni parole emozioni fatti.
Si può dire che fotografo scrivendo.
Vedo una coppia che fa colazione in caffetteria al tavolino davanti a me. Vedo gli occhi della donna e la sua bocca amara. Capisco che l’uomo di cui vedo la schiena le sta dicendo che è finita. E su questo scrivo, come ho scritto ed è depositato nell’altro blog.
Non sempre chi osservo è contento di essere osservato, ma non sa che il momento che sta vivendo sarà immortalato nella mia scrittura. Perché sono un essere invisibile senza nome e senza corpo.
Catturo senza essere vista.
Essere osservati analizzati visti non piace ai più.
Avevo deciso di scrivere un libro. Raccogliendo tutti gli appunti sparsi. Un romanzo. La persona a cui ho chiesto di farmi da revisore di bozze non ha voluto neppure leggere una pagina. La persona era uno dei personaggi. Anche se i suoi dati anagrafici erano alterati. Non ha voluto vedere cosa avevo osservato e scritto. Perché vedersi nello specchio di un altro fa paura, noi che non possiamo vedere e sapere il nostro vero volto. Avevo bisogno di passare attraverso la lettura ad alta voce davanti a un altro. Serve a chi scrive la lettura ad alta voce. Serve la revisione.
Sono rimasta molto male al suo rifiuto. Ha rivelato una scarsa conoscenza di me e della mia capacità di scrittura e una immensa paura di vedersi- infilzato in una teca come certe farfalle.
Solo chi scrive può capire che la mia richiesta era pulita. Così come è pulita la richiesta che fa un fotografo prossimo a una mostra che chiede a un vero amico di scegliere, insieme, le istantanee più belle.
Anche se, sullo sfondo, compare la sua ombra.
Ho cestinato l’idea di questo libro.
Per fortuna la realtà offre spunti molteplici e potrò girare lo sguardo per trovare nuovi orizzonti.
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Frammenti

Passo d’antilope

Piroettó tra le calligrafiche pagine. Il tacito inserviente le asciugava i fogli. L’ombra delle parole ricompariva simmetrica e rovesciata come nello specchio leonardesco. Otteneva il negativo e il positivo della scrittura. Dava gli innocenti segreti in pasto agli occhi. Non indulgeva nello scegliere la fulgida gemma, pescando nel fondo oscuro del calamaio i termini lucenti. Stava bene nell’ultimo barlume della sera. Che altri usassero cesoie per sfoltire. Lei aveva un passo d’antilope.