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Amore Corpo

Corpo e parola nel tempo del Covid

https://video.repubblica.it/cronaca/sesso-e-covid-recalcati-corpi-lontani-e-parlando-che-si-fa-l-amore-sito/369385/369969?videorepmobile=1

Proprio ieri ho ripreso in mano un tomo che, per la densità del contenuto, leggo a piccole dosi: non semplice: Jacques Lacan – Desiderio, godimento e soggettivazione – Massimo Recalcati – Raffaello Cortina Editore

Stamattina ho trovato questa riflessione di Recalcati, psicoterapeuta lacaniano, che mi pare offra due interessanti punti:

Semplificando e sintetizzando quello che ho letto ieri:

La soddisfazione dell’uomo non è riducibile alla mera soddisfazione dei bisogni primari, naturali, animali.

L’uomo è dotato di linguaggio che segna proprio la frattura, il salto tra bisogno e desiderio.

La soddisfazione del bisogno è determinata da una urgenza del corpo che sospinge alla scarica immediata della tensione. Ho fame: mangio. Ho sete: bevo. Ho voglia: mi masturbo. Ho freddo: mi copro.

La domanda nell’uomo è però domanda non di qualcosa, ma di qualcuno. Non di un oggetto, ma della presenza dell’altro.

L’uomo ha desiderio, non bisogno, di un essere incarnato, che sia reale, che sia un essere vivente.

La domanda d’amore esige l’incontro con un Altro incarnato, con la soggettività dell’Altro.

Nel link riportato, Recalcati dice che la pandemia ha acuito l’ambiguità del nostro rapporto con l’Altro:

Il Covid è una specie di laser che ha messo a fuoco in modo spietato una difficoltà nelle relazioni strutturale: quando noi incontriamo l’Altro, quando un uomo incontra una donna, l’Altro da una parte si configura come un oggetto desiderato, noi come esseri umani viviamo grazie a un incontro, la vita umana è nulla senza l’Altro.

Ma, al tempo stesso, l’Altro porta sempre con sé un elemento di perturbazione del mio equilibrio, del mio ordine, della mia stessa vita.

L’Altro è un principio di destabilizzazione, in questo senso è una minaccia.

Il Covid ha amplificato, ha radicalizzato questa ambivalenza che caratterizza strutturalmente le relazioni.

Io ho bisogno dell’Altro, ma al tempo stesso devo tenere l’Altro a distanza, per non cadere nella dipendenza, per non cadere in un legame che poi soffoca la mia libertà…”

Sicuramente questo periodo ha messo a dura prova i rapporti di coppia. Questa ambivalenza, di cui parla Recalcati, il bisogno dell’Altro e la minaccia alla mia libertà che l’Altro comporta è stata messa a dura prova dalla stretta convivenza, dalla assillante condivisione degli stessi spazi senza le usuali vie di fuga nel periodo del lockdown, dalla crescita di malessere emotivo con un carico di ansia notevole. Solo le relazioni davvero solide sono passate al vaglio di questa dura prova.

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Amicizia

Un’amica

Per la prima volta da quando abito qui, mercoledì scorso ho passato una intera giornata con una nuova amica.
Ci si trova per affinità: entrambe abbiamo scelto consapevolmente di trasferirsi dalla città in montagna.
La mia nuova amica è una donna che ha scelto di abbandonare un luogo dove aveva un lavoro di prestigio per venire sotto la grande ala della vetta. Ha scelto dopo una malattia che le ha cambiato la vita.

Di lei e di quello che fa, con passione e impegno, avevo già sentito parlare giù, in un corso di Tai Chi. Strani i percorsi della vita che a volte permettono inattesi incroci e imprevedibili intersecazioni.

L’ho conosciuta proprio per il suo lavoro, recandomi nel suo studio, ed è stata lei a propormi di vederci fuori per fare due chiacchiere distese.

È una donna intelligente. Quello che si dice: una bella persona.

Abbiamo passato una diversa giornata. Negozi shopping caffè estetista. Giri vari per il suo lavoro e incursioni nei suoi punti di appoggio nella città più vicina in valle.

Ho già scritto che davvero trovare un amico è trovare un tesoro. Trovare una amica qui significa avere una confidente, un rifugio, un luogo caldo di complicità. Fuori dalle coppie.
Oggi pomeriggio la rivedrò. E intesseremo altri fili e riti di condivisione e confidenza.

Pian pianino sto costruendo una rete relazionale stabile. Con T. rido e scherzo. Con C. faccio la spesa o una passeggiata. Ad altri faccio ritratti o butto progetti.
Quando cammino per il centro comincio a riconoscere i volti e scambiare due chiacchiere o un saluto cordiale.
Da novembre sono residente. Solo da ora mi sento davvero parte di questa piccola comunità e accettata, a volte anche benvoluta.
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Scrivere

Ieri sera 


Ieri sera si parlava di come son cambiati i tempi. Non cosucce da poco: cambiamenti sostanziali nel modus vivendi. Fino a una manciata di anni fa dovevo tenere a bada gli assalti, allungando le braccia, per allontanare i maschi predatori. Avrebbero voluto l’incontro dei corpi al primo appuntamento: un bacio, carezze e sesso. Non ho mai voluto mischiare il corpo con persone che fino a poche ore prima abitavano uno spazio sconosciuto. Ci voleva un minimo di frequentazione e conoscenza. Un minimo prima di mischiare le carni e verificare la chimica. 

Oggi non ho più modo di verificare in prima persona la dinamica d’assalto e respingimento, avendo la fortuna di essere in coppia. Ma raccolgo le confidenze di amiche che, single, sono in cerca dell’anima gemella sui siti d’incontro on line. Pare che il comportamento del maschio sia notevolmente cambiato. Se, e sottolineo se, alla fine del solito rito: nome, dove abiti, mi mandi la foto, fissano un incontro i maschi non osano, non replicano. Non vogliono corpo carezze toccamenti strusciamenti baci. Il tempo dell’incontro si consuma in racconti, in condivisione di esperienze. Cosa ho fatto io, cosa fai tu. La mia vita, la tua vita. Davanti a un aperitivo, a cena o pranzo, davanti a un caffè. Un incontro con una donna che può anche durare ore. Chiacchiere e cibo. Ma il maschio non chiede e non cede. Ha molte cose da fare. È superimpegnato. Il suo tempo libero ridotto in frantumi minuscoli. Così le mie amiche single inanellano molti incontri con molti uomini, senza seguito. Senza un lancio di un secondo appuntamento. Senza dover respingere assalti al primo.

Si dirà: le tue amiche non sono seducenti. Non sanno tessere i fili per imbozzolare l’uomo in fascino e desiderio. Non è così.  Credetemi. Ho amiche di ogni tipo. Anche le più civettuole ottengono il medesimo sconfortante risultato. L’uomo incontra e non dà seguito. Al limite manda su WhatsApp dei tulipani, per mantenere un contatto. O un bonjour o un bonsoir. Evidentemente le elezioni francesi hanno un loro influsso sul linguaggio. 

Ho visto un interessante trasmissione su RaiTre che trattava proprio il fenomeno: la progressiva inquietante de-virilizzazione del maschio. Analisi, ricerche, dati scientifici. Diminuzione del testosterone, dei peli, della fertilità… del desiderio sessuale.

I siti di incontro on line, oggi sono le nuove piazze e hanno sostituito – a mio parere purtroppo – lo struscio nelle vie cittadine e i luoghi di aggregazione. Oggi una donna single, un uomo single se vuole incontrare passa attraverso questi siti. Quantità e non sempre corrispettiva qualità. Mi chiedo: Non è forse anche questa sovrabbondanza a bloccare, paradossalmente a minare l’opportunità di trovare la persona giusta? 

Incontro una, cento donne. Non mi fermo con nessuna tanto so che davanti alla mia porta la fila è infinita. Dentro una, fuori l’altra: come nei provini. Alla ricerca di Fata Morgana ( la prossima potrebbe essere migliore della precedente ) non valuto fino in fondo quella con cui ora mi incontro perché sono già proiettato in quella che incontrerò domani. 

Può essere. I motivi dell’acchiappo ripetuto, compulsivo, inconcludente possono essere svariati. Di questo argomento ho già scritto anche leggendo e analizzando libri che trattano il tema dal punto di vista sociologico e psicologico. 

Sta di fatto che ieri sera ne parlavamo, ponendo sul tavolo le diverse ipotesi: per quale motivo alcune mie amiche dopo centinaia e centinaia di incontri sono ancora single? Alla fine è così difficile trovare un compagno, iniziare un rapporto? La quantità produce superficialità ed effetto fast food?