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Attimi

Nessun desiderio

Due anni di pandemia mi hanno tolto desideri interessi e mi hanno regalato una diffusa stanchezza e apatia.

Già ero una “difficile “ : ora nulla mi piace e mi soddisfa. Poco o niente mi interessa. Seguivo la politica. Ora cerco cose leggere. Non c’è posto per discussioni e soliti tiritera. Niente Gruber e affini. Mi spiace. Preferisco Geppi su Rai Tre che almeno mi fa ridere. Pochi libri. Mi sento soffocare da tutti i libri che ho. Non so come ho fatto a leggere tutti quei libri. Non so come ho fatto.

Ho bisogno d’aria e, infatti, sto bene in camminata la mattina all’aria aperta. All’aperto riesco anche a disegnare.

Poi mi annoio. Tutto mi stanca e annoia. Pochi film che possono piacermi. The Funeral Party mi è piaciuto perché mi sono piaciute le interpretazioni degli attori: Robert Duvall, Bill Murray e Sissy Spacek.

Non so come certe persone riescono a vedere serie insulse. Vedo la prima scena e chiudo. Capisco sempre dalla prima sequenza se un film mi piace. Non serve procedere.

Nulla mi stupisce. Mi scuote da questo letargico inverno col sole a picco come fosse agosto. Sono davvero esausta. Di non poter fare colazione e di non poter fare aperitivi. Qui come ovunque il virus dilaga. Non è il caso di tirar giù la mascherina al caldo di un bar. Non è il caso di far nulla. E come tutti mi sto un po’ stufando. Seccando. Alterando.

Anche basta. Santo cielo. Avrei voglia di viaggiare. Ogni tanto guardo le immagini fotografiche di settembre in Salento e mi chiedo se davvero ci sono stata un mese. Tutto è lontano sfumato il tempo è dilatato gessato glassato ghiacciato in una teca immobile.

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140mila

Tra poco arriveremo alla soglia critica di 140mila morti dall’inizio della pandemia. Passa il tempo, ma pare che qualcosa non cambi. Se non i fenomeni meteorologici: così mi svegliavo un anno fa. Adesso, dove c’era il muro di neve, se apro la finestra della mia camera c’è la mia auto parcheggiata sull’erba morta del giardino.

Ci sarà spiegato, rispiegato, oggi cosa dovremo o non dovremo fare. Per non aggiungere numeri, che sono vite e persone, a questo già devastante cifra.

Ogni mattina leggo più di un quotidiano online e, francamente, non ne posso più di leggere di gente che rifiuta l’ossigeno e il vaccino e muore. Per chi ha voluto approfondire conoscere informarsi e poi scegliere il tempo c’è stato, considerato i due anni di pandemia.

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L’anno nuovo

Banksy


Siamo in piena pandemia e una nube nera sta quotidianamente sopra i nostri cieli oscurando l’orizzonte. Non abbiamo un terreno stabile su cui poggiare i piedi. È il momento di stare quieti e centrati. Di non aggiungere altro malessere al malessere. I nervi sono tesi e sono in aumento le psicosi e depressioni. Siamo come dentro a una pentola a pressione pronta ad esplodere. Qualsiasi piccola scintilla può scatenare un incendio.
Chi ha la fortuna di avere un buon rapporto di coppia o una famiglia felice può trovare conforto nel sostegno reciproco. Quest’anno a differenza del precedente non siamo neppure obbligati alla convivenza stretta tra due mura e ci è permesso di uscire e di utilizzare, con le dovute cautele, anche teatri musei cinema ristoranti piste da sci e altro. Possiamo staccarci dal nostro schermo e vedere un buon film al cinema. Possiamo andare a visitare una mostra d’arte. Possiamo entrare in una libreria.
Speravamo di non iniziare l’anno nuovo con questi preoccupanti dati pandemici. Ma è così. Siamo tutti molto provati e stanchi. In questa situazione può essere di aiuto la cortesia, la gentilezza e l’amore.

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Luoghi

Mi manca

C’è ancora neve sui sentieri. Ma ho letto che è nevicato anche in Sardegna… Così inizia questa bizzarria primaverile.

Mi manca salire al lago che immagino immerso nel silenzio a riflettere il cielo. Ma non posso ancora rischiare di cadere per via del ghiaccio nelle parti in ombra. È che non sopporto di camminare sulla striscia d’asfalto. Non ha senso.

Mancano i profumi della terra e del bosco. Manca il paesaggio e il panorama. Solo case e qualche sparuta auto che lascia una scia irrespirabile.

Mi auguro che le temperature in aumento dei prossimi giorni mi permettano di fare attività sportiva individuale fino al lago. Poter fare trekking dove si vuole è una delle cose che mi manca di più.

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Attimi

Un anno

Da Pinterest

Un anno come pesci fuor d’acqua, senza il nostro elemento principe: la libertà.

La libertà di muoversi la libertà di andare al ristorante la libertà di abbracciare i nostri cari la libertà di vedere i nostri amici la libertà di respirare senza schermi la libertà di incontrare persone senza che ti scatti la paura – la libertà di andare al cinema al teatro in palestra in vacanza la libertà di andare in biblioteca libreria a un seminario a una presentazione a un concerto…

Un anno incatenati nella nostra piccola cella a guardare la porzione di cielo rossa che magari cambia di colore

La chiamano Pandemic Fatigue, fatigue da corona virus. È intorno a noi sospesa nell’aria – metaforica – che circonda e assedia le nostre menti. Tutto più difficile tutto più preoccupante tutto diretto dal contagio.

Un continuo tiro al bersaglio e la speranza di non diventare tu il centro del bersaglio o i tuoi cari.

Una fatica di un anno. Quando – e se – usciremo a riveder le stelle?

P. s. Anche in risposta al giusto commento di Walter : ho saputo ieri per caso che le mascherine chirurgiche possono essere messe in lavatrice e resistono senza alterarsi fino a 5 lavaggi anche a 60 gradi. Mi chiedo visto l’uso e consumo con un peso importante sul piano economico e dell’eco sistema, perchè questa notizia non sia sulle pagine dei quotidiani. Per quanto mi riguarda le ho già lavate. Non serve fare un bucato a parte : insieme al solito bucato.

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Che finisca

Immagine fotografica di Eletta Senso

Che finisca, davvero finisca questo anno bisesto e funesto.

Ora ci mancavano le ultime notizie di ieri: la mutazione del virus in Inghilterra con tutto quello che ne consegue.

Tempi davvero duri che mettono a dura prova il nostro sistema immunitario e psicologico. Siamo tutti molto stanchi e provati. Anche se non siamo coinvolti anche economicamente come i ristoratori albergatori e negozianti costretti a chiudere/aprire a scacchiera. Loro hanno un peso e uno stress maggiore.

Ogni giorno leggo le pagine di un quotidiano e ogni giorno trovo notizie di cronaca nera orrende: stamattina un padre che ha ucciso i due figli adolescenti e poi si è suicidato.

C’è molto disagio psichico, non c’è appoggio sociale. Si curano i corpi malati, ma non le menti. Tutto oggi è, giustamente, focalizzato sulla cura del corpo e degli organi, ma poco si cura la mente e la psiche.

Mentre il virus debilita e, purtroppo, spesso uccide, nel mondo fuori dagli ospedali ci sono persone infettate psicologicamente. Il sistema nervoso crolla. Si va fuori di testa. Pandemic fatigue.

Il mio familiare, che é stato ospedalizzato in terapia intensiva, e ne è uscito dopo un mese tornando finalmente a casa, mi ha raccontato la dura lotta per uscirne e non morire.

Per vivere occorre lottare resistere e avere le forze per recuperare. Per vivere bisogna amare la vita.

Chi, come me, ha la fortuna di stare bene ha il dovere di ringraziare ogni mattina la vita che scorre attraverso l’energia fisica, ha il dovere di darsi da fare per essere cortese con chi sta accanto o lontano, eppure congiunto da una linea di affetto.

Chi sta bene ha il dovere, in mezzo a questa tempesta in cui tutti siamo su fragili imbarcazioni in mezzo ai flutti, di comportarsi bene. Il bene fa bene in mezzo a tanto male.

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Dentro

A differenza della prima ondata in cui ci si poteva illudere di essere fuori, lontani da tutto ciò che stava accadendo, in questo luogo senza sirene di ambulanze e tangibilità del contagio, tutto sfocato e sulle pareti come le ombre della caverna di Platone: ora è tutto qui, tragicamente presente perché nessuno è escluso dall’essere toccato personalmente.

Un conoscente, un amico, un parente è contagiato ricoverato positivo…sta lottando contro questa bestia nera…

Quando ci si trova dentro in questo frullatore di dolore e speranza è difficile restare immuni dal tremore e il motto “Andrà tutto bene” che tanto ha risuonato in primavera è ancora l’unica speranza a cui volgersi.

Tutto quello che ogni mattina leggi sui quotidiani: l’affollamento dei Pronto Soccorso, gli ospedali pieni, le ambulanze che ti portano via è ora realtà dura.

D’improvviso sei dentro questo frullatore emotivo che colpisce i corpi e strazia togliendo il respiro.

Perché, anche se non riguarda in prima persona te, riguarda una persona vicina a te nel cuore. A cui sussurri: Andrà tutto bene.

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Attimi

Qui non potrò

Immagine fotografica di Eletta Senso

Qui. Da dopodomani non potrò più andare.

Non vedrò più i paesaggi autunnali che ho così tanto amato nei miei safari fotografici.

Prendevo l’auto e andavo a immergermi nei colori.

Ritorna la catena ai piedi. Ritorna la certificazione: dove vai e perché. Ritorna la ridotta libertà. A causa dell’impennata dei contagi.

Ho saltato le vacanze estive: Umbria, Pompei e Salento. Non scendo nei luoghi dove abitavo da Natale. Per fortuna ho avuto il piacere di vedere mia figlia e mia madre che sono venute a trovarmi… Io non vado giù, ma loro vengono su: in montagna. Anzi venivano perché ora c’è il confine e il confinamento.

Pochi amici incontrati questa estate. Tanta, troppa folla. Alle dieci quando arrivavano le ondate, tante formichine ammucchiate, tornavo a casa.

E ora: punto a capo. Il decalogo di cosa è permesso e cosa è vietato. Non è possibile fare altrimenti, le Strutture Sanitarie sono allo stremo.

Per fortuna, dove vivo, ho la Natura intorno. Pare che le polveri sottili abbiano una percentuale di incidenza sulla diffusione del virus. Qui l’aria è pulita.

Per fortuna potrò ancora fare passeggiate nei boschi vicino a casa.

Vedere l’ultimo respiro dei colori prima del manto bianco.

Immagine fotografica di Eletta Senso