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Attimi in quarantena

Togliere le erbacce

Immagine fotografica di Eletta

Ho un cerotto sulla mano destra e uno sulla mano sinistra per via delle fiacche che mi sono venute a zappettare l’orto. Lo sto preparando per la semina e piantumazione degli ortaggi che da noi è prevista per i primi giorni di maggio.

Adoro l’erba, di qualsiasi tipo. Erbacce, che è un peggiorativo, non dà merito alla nobiltà della vegetazione spontanea. Purtroppo nell’orto non va bene.

Quest’anno è il secondo anno di vita del mio orto. La vicina mi ha ripetuto che nell’orto bisogna viverci. E che l’importante è togliere ogni erba fino alle radici. Estirparle. Lavoro duro e faticoso. Ogni giorno dedico del tempo e sono quasi alla fine.

Settimana scorsa mi è venuto un bel mal di schiena, perché la terra è bassa. Comunque sia ora sto bene e ho ripreso con gran lena.

Sarebbe bene approfittare di questo tempo sospeso e vuoto per estirpare altre erbacce, quelle che non ci permettono di avere un terreno morbido e friabile dove far crescere le nostre migliori qualità. Anche a questo cerco di lavorare.

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Colori

Erba

L’erba, tenera nuova fresca, è il simbolo della rinascita. Così come l’uovo, in questa settimana pasquale.

L’ho guardata stamattina. Esuberante con tutti i suoi selvatici fiori. Magnifica nella sua capacità di uscire dalla terra dopo il lungo letargo invernale.

Perfetta tra i calabroni e le api svolazzanti. Il verde, insieme al magenta, è il mio colore preferito. Così acquietante.

Lo avevo scelto per campire il foglio al corso. Verde foglia, verde bottiglia, verde erba, verde chiome, verde colline toscane, verde foreste e pinete.

L’erba ha poco da fare

Sfera d’umile verde

Per allevare farfalle

E trastullare api.

Muoversi tutto il giorno

A melodie di brezza,

Tenere in grembo il sole

Ed inchinarsi a tutto.

Infilare rugiada

La notte come perle,

Quando muore, svanire

In odori divini

Come dormienti spezie

E amuleti di pino.

Emily Dickinson

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L’erba

È incredibile la continua mutevole crescita dell’erba. È incredibile come, così velocemente, copra – con la sua chioma verde – la terra prima brulla. S’innalza in verticale con i suoi lucenti fili creando arazzi verso il cielo. Riempie lo spazio. 
Amo talmente l’erba che mi spiace persino quando torno a casa e sono arrivati i giardinieri a spazzarla, tagliarla, toglierla via dal rettangolo del giardino.

Starei ore a guardare tutte le forme vegetali di un prato in primavera e in estate. Ad annusarne il profumo. Ieri siamo passati in una grande radura dove era stata falciata: giaceva supina con gli odorosi capelli biondi.
Tra i regolari, geometrici giardini all’italiana o alla francese, ho sempre preferito la selvatica anarchia del giardino all’inglese.

Mi piace vedere l’irregolarità delle forme, delle altezze, la mescolanza dei colori dei fiori spontanei.

Mi piace la texture di luce/ombra data dai fili sottili, spessi, carnosi, lucenti; l’intensità di tutti quei verdi.
Molti anni fa a un corso il relatore di un corso di self help ci ha fatto scegliere un colore. C’erano tanti barattoli con tutte le tinte del prisma cromatico. Ho scelto il verde. Avevo bisogno del verde.
Scrive Kandinsky:

“Il giallo diventa facilmente acuto e non è mai molto profondo.

Il blu difficilmente diventa acuto e non può sollevarsi a grandi altezze
Mescolando questi due colori diametralmente opposti in un equilibrio ideale si forma il verde.

I movimenti orizzontali, quelli centrifughi e centripeti, si neutralizzano a vicenda. 

Nasce la quiete”.
È la conclusione logica, a cui è facile giungere in teoria. Ma anche l’effetto ottico e, attraverso l’occhio, l’effetto psichico ce lo confermano. 

È un fatto noto universalmente, non solo ai medici ( e in particolare agli oculisti ).
Il verde assoluto è il colore più calmo che ci sia : non si muove, non esprime gioia, tristezza, passione, non desidera nulla, non chiede nulla.

Questa assoluta assenza di movimento è una proprietà benefica per le persone e le anime stanche, ma dopo un po’ di tempo il riposo può venire a noia. I quadri dipinti in un’armonia di verde lo dimostrano. 

Basta uno squillo rosso per rompere la monotonia.