Stamattina mi sono dedicata a versare migliaia di fotografie sul pc. È come vedere passare pezzi di vita e stagioni e momenti in un attimo. È vero, come ho scritto diverse volte che la fotografia di un tempo stampata su carta é tutta un’altra cosa, ma siamo in questo millennio e occorre adattarsi.
Mi ha colpito quanta neve c’era solo quattro – cinque anni fa
Basta guardare questo taglio nella strada per capire… Abito qui da sette anni e d’inverno c’era la neve. Punto. Inverno significava avere metri di neve qui in montagna.
La signora che incontro in Panoramica mi ha detto che quando era piccola c’erano annate che arrivava alle finestre del secondo piano. Lei ne ha vista e spalata così tanta che ora è contenta della mancanza di neve.
Si sta seduti sulla panchina al sole a disegnare. Tempo fa avrei inciso il mio nome insieme a quello del mio amore. C’era il “nostro privato salotto” in mezzo al bosco, due panche di legno e un tavolo.
Qui, verso il lago, c’è un sasso – meglio dire un masso perché è grandicello, che ha inciso il nome di un abitante: El sass du P….
È bello segnare i posti con i nomi di chi ci sta. Quel masso ha preso il nome del tipo che amava sedersi sopra. E così anche una panchina può diventare mia. Come un’altra panchina può diventare quella di una coppia. Per esempio del marito e moglie che stamattina mentre disegnavo si sono fermati a fare due chiacchiere per poi andare a sedersi più in là.
L’ambiente è di chi lo abita. Chi abita appartiene a un ambiente.
P. s.
Solo stamattina tornando a quella che pensavo “la mia panchina” mi sono resa conto che è già di qualcun altro. Forse di una certa Carlotta….
Non mi capacito mai abbastanza di quanto gli umani siano stupidi.
Mandiamo sofisticate navicelle spaziali a controllare e conoscere le rughe di Marte, ma non abbiamo ancora capito come rispettare il nostro spazio vitale: la Terra.
Abbiamo isole di plastica negli oceani, ultimamente una ennesima petroliera si è spezzata versando oro nero nelle acque cristalline delle Mauritius, sappiamo ormai come dato certo che le micro plastiche entrano nei pesci che noi mangiamo e, ancora, ci sono degli imbecilli che lasciano rifiuti in spiaggia come se fossero discariche?
Nel piccolo il grande. Cominciamo dai nostri piccoli quotidiani gesti. Anche qui, in montagna, l’arrivo dei turisti lascia una traccia di piccoli rifiuti sui sentieri: una lattina qua e una mascherina là. È vero: non ci sono cestini. Mettere cestini sui percorsi e sulle spiagge aiuterebbe. Logicamente ci vorrebbero addetti alla raccolta e allo svuotamento. Si possono trovare.
Dipende quanto valore diamo al nostro ambiente. Quanto siamo disposti a investire sul decoro del nostro territorio nazionale che si basa, anche ora nel tempo del corona virus, sul turismo.
E poi, dopo tutti i movimenti ambientalisti, possibile che non abbiamo ancora capito che è doveroso e non facoltativo portarci a casa, per deporlo in un apposito cassonetto, il resto del nostro picnic?
Un piccolo gesto che sicuramente non salverà il pianeta dallo schifo totale dell’inquinamento ambientale. Ma un gesto civile etico che segna la direzione. Un gesto pulito e non uno sfregio.
Ieri siamo saliti al lago. Non abbiamo incontrato anima viva.
Quando salgo spero di vedere un selvatico. Ma, finora, nulla. Questo inverno ci sono stati i lupi e chissà se rivedrò i caprioli nel prato confinante con il bosco a pascolare.
Nell’estate precedente sono entrati anche nell’orto della mia vicina. Per fortuna il mio è recintato. Quest’anno non sono ancora arrivate le piantine da trapiantare. Tutto è più lento.
In compenso sono arrivati i fiori. Ho preso gerani e altri fiori da appendere alle fioriere perché facciano cascate cromatiche.
Sono fortunata ad avere un bel giardino. Poter uscire sul prato ben rasato di un verde tenero circondata dai nuovi fiori è davvero piacevole. Sto facendo le prose nell’orto. In mancanza di poesie, creiamo prose.
Mi piace la pietra antica di baite abbandonate. Hanno una semplicità austera che, a mio parere, manca alle moderne ville.
Mi piacciono i gradini scomposti e la salita. Mi piace lo spazio umbratile del bosco in cui dimorano. Mi piace il silenzio e il muschio.
Ieri sono stato a pranzo in un ristorante tipico e ho mangiato circondata dagli strumenti di un tempo. Vecchie cesoie per tosare e enormi paioli. Circondata dal profumo della polenta sul fuoco. Circondata da persone. Era dal tempo della Val d’Orcia in Toscana che non pranzavo in una unica tavolata.
Non l’asettico tavolino di certi ristoranti di città singolo e separato. Niente cellulari a tavola con la testa china sullo schermo.
Qui l’atmosfera era calda e familiare. A destra un giovane padre con il piccolo pargolo, a sinistra una coppia di anziani coniugi insieme da cinquanta anni ( così ci hanno detto ).
La bella giornata ottembrina rendeva tutto amabile.
Oggi arriva la prima ondata di freddo. È giusto. Ieri, andando a piedi dalla parrucchiera ho pensato: sembra di essere in pieno agosto. Troppo caldo anche qui sopra i mille.
Mi fa davvero male vedere quello che noi uomini abbiamo fatto e continuiamo a fare al nostro pianeta. Ultimamente vedo il telegiornale su Rai Uno che dedica sempre una notizia finale ai cambiamenti climatici. Ghiacciai che scompaiono o si ritirano, livello del mare che si alza e inghiotte coste atolli e tra poco anche città, foreste amazzoniche incendiate, pozzi petroliferi bombardati, nubi tossiche, mari inquinati… santo cielo.
” L’offesa del paesaggio ( non a caso Salvatore Settis lo definisce “il grande malato d’Italia ) inquieta anche chi si occupa di salute mentale. Essa, infatti, non riguarda solo la forma del paesaggio e dell’ambiente, e nemmeno solo gli inquinamenti, i veleni, le sofferenze che ne nascono e ci affliggono, ma chiama in causa un complessivo declino delle regole del vivere comune e la stessa concezione dell’umano”.
Da: Mindscapes di Vittorio Lingiardi
Ieri dicevo a una persona: È sempre e solo questione di equilibrio e misura. L’uso o l’abuso della terra acqua aria. L’uso o l’abuso degli animali.
Mi piace arrivare in piazza e trovare il parcheggio vuoto. Mi piace andare in Posta e non trovare fila. Mi piace andare a votare con una tessera elettorale nuova e trovare la calma e il sorriso. Mi piace andare in serra a prendere i fiori senza carrelli e corsie: un semplice muretto con su le piante. Mi piace dire: – Ciao – alla ragazza che mi serve e che, essendo una mia vicina, vedo spesso a caricar la legna. Mi piace salutare tutti e darci del tu. Mi piace stare qui.
Non mi mancano i negozi e i centri commerciali. Non mi manca il traffico e l’odore di smog. Non mi mancano gli aperitivi nelle piazze popolate. Non mi mancano le corse e le possibilità.
Qui mi basta guardare fuori dalla finestra per vedere i monti e il prato grande dove tra poco arriveranno i caprioli. Qui mi basta il silenzio e la pace. L’aria tersa e pulita. Gli uccellini che cantano al mattino. Le camminate nei boschi con il letto di foglie. I gatti che si allungano sulle mie panchine. Uno scoiattolo che si arrampica. Le nuvole basse che tagliano lo sfondo. Il fumo dei camini che sale.
Il vento ha ululato venerdì e ha rotto il ponte. Ha scardinato assi di protezione e ribaltato fioriere scavate nei tronchi. Il lago stamattina era un puzzle d’isole bianche. La signora del rifugio ha trovato la sua auto con un vetro spaccato. Il signore della diga ha avuto una finestra in vetro resina sbriciolata dalla forza dell’urlo che è soffiato. Io mi sono dovuta tenere al muro per non volare via come un personaggio di un quadro di Chagall, nel cielo.
Finalmente oggi piove dopo tanta arsura. C’era bisogno di gocce e grigio. La terra aveva sete.
Mi piacciono i fenomeni estremi, se non fanno danni. Da tre anni conosco questo luogo: è la prima volta che noto danni così ingenti dovuti al vento. Domani saliremo a tremila: danno sole e di questo mi nutrirò. Sole e neve.
Nei prati spuntano nuovi germogli ed erbe. Sono sempre stupita della rinascita primaverile, del risveglio. Amo tutte le stagioni. Ogni stagione ha caratteristiche attraenti e peculiari.
Non riuscirei a vivere in un ambiente sempre uguale perché sono facile alla noia. La variabilità mi piace nel luogo e nelle persone: che sappiano sempre stupirmi, meravigliarmi.
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