Emily guardava il quadretto dietro il corpo massiccio del suo caro compagno. C’era scritto il menu per condire una buona giornata: un pizzico di pazienza, un etto di tolleranza, un decilitro di bontà e altre amenità.
Lo leggeva e rileggeva. Lui taceva. Emily allora disse: – Ci vorrebbe un televisore. Lui non aveva capito l’ironia e aveva continuato a guardarla con aria bovina e assente. Era il giorno del compleanno di Emily. Per questo erano usciti a pranzo.
La mattina del suo compleanno Emily si era svegliata alle sette. Dormivano in camere separate e, come sempre, lui dormiva. Si era detta: magari oggi, per il mio compleanno si sveglierà prima, mi abbraccerà e mi porterà nel lettone a fare l’amore. Invece lui non si era svegliato. Non si era svegliato alle nove, e nemmeno alle nove e mezza come faceva solitamente. Era comparso in sala alle dieci.
Dopo averle fatto gli auguri le aveva detto: – Hai visto il bigliettino?
No, Emily non l’aveva visto. Un foglietto ripiegato in due, piccolo, minuscolo: stava sulla tovaglia. Lo aveva preso, lo aveva aperto e i suoi occhi non potevano credere a quello che vedevano. A quello che leggevano.
C’era scritto, per metà foglio nella parte superiore, c’era scritto: ” Alla mia compagna che…”. Cinque frasi di recriminazioni. E poi, sotto, nella parte inferiore: gli auguri.
Emily non poteva credere che lui avesse scritto cinque orrende frasi il giorno del suo compleanno. Sei stronza. Sei permalosa, sei saccente, sei noiosa, sei…
Così Emily dopo aver atteso tre ore che lui il giorno del compleanno si svegliasse per farle gli auguri, se ne stava seduta sul divano, con il bigliettino tra le mani e non poteva proprio crederci.
La rabbia e il disgusto le aveva fatto venire il mal di testa. Lei non soffriva mai di emicrania. Mai.
Per questo ora, al ristorante, cercava di imprimersi bene nella memoria la ricetta per una buona giornata. Leggeva e rileggeva gli ingredienti e le dosi. E si chiedeva: quanta tolleranza pazienza bontà umiltà ironia le sarebbe servita, davvero servita, per avere una buona giornata di buon compleanno con un avvio così deprimente?
Emily si chiedeva e richiedeva che senso aveva scrivere un bigliettino di auguri pieno di cattiveria. Proprio il giorno precedente gli aveva chiesto: – Come mai sei così irritato? Perché cambi umore così velocemente? Cosa ho fatto che ti ha innervosito? Il suo caro compagno poteva parlarle e dirle: sono arrabbiato perché tu… mi fai innervosire quando… mi sono montati i nervi per questo tuo comportamento. Invece lui aveva taciuto. A lui non piaceva parlare, comunicare, discutere.
Poi la sera, quando lei si era ritirata nella sua cameretta per il riposo notturno, lui aveva preso un foglietto e aveva scritto vomitando tutto il suo rancore.
( Questa mini storia insegna che è inutile buttare lo sporco sotto il tappeto: i nodi vanno sciolti perché, anche se qualcuno compra tutti gli ingredienti per fare una buona giornata, basta un grammo di rancore a inacidire il preparato e rovinare tutto. Insegna anche che è meglio sputare subito il rospo, che servirlo il giorno dopo nel piatto con gli auguri ).
Tutto imparammo dell’amore:
alfabeto, parole,
un capitolo, il libro possente,
poi la rivelazione terminò.
Ma negli occhi dell’altro
ciascuno contemplava un’ignoranza
divina, ancora più che dell’infanzia;
l’uno all’altro, fanciulli,
tentammo di spiegare
quanto era per entrambi incomprensibile.
Ahi, com’è vasta la saggezza
e molteplice il vero!
Emily Dickinson
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