
Oggi voglio raccontare gli antefatti del racconto indovinello gioco: Le calze.
Elettra era scesa a casa per il trasloco. C’era un sacco di roba da inscatolare eliminare impacchettare. Poiché la sua casa era un attico e le temperature in quei giorni erano tropicali aveva deciso di dormire nella casa di Goffredo, dotata di un impianto di raffreddamento a pavimento. Lui le aveva dato le chiavi.
Risaliva a un anno e mezzo prima la promessa proposito di Goffredo di ” fare spazio in casa sua perché Elettra avesse una sua cameretta per dormire e un armadio dove riporre gli abiti”. Un anno e mezzo prima.
Ora, in pieno trambusto per il trasloco, Goffredo era sceso giù in città già due volte a liberare spazio.
Quando Elettra era entrata la sera, dopo una giornata lavorativa, nell’appartamento di Goffredo dopo essersi riposata si era spostata in cameretta a vedere lo spazio che le era stato liberato. Aveva aperto l’armadio e aveva notato che era pieno. Pieno di cose inutili, rotte, vecchie, logore. Goffredo, non solo non aveva svuotato, ma ai suoi occhi ora appariva come un accumulatore compulsivo.
In una grande scatola cerata scomparti pieni di cenci, stracci, sacchetti. Di fianco zaini bucati, rotti, lacerati. Scatole vuote. Scatole piene di ciabatte di spugna ancora impacchettate degli hotel e delle terme: ne aveva contate 28 paia.
Scatole piene di slip nuovi. Ventiquattro Lacoste dei tempi in cui la Lacoste aveva un tessuto fantastico. Molte erano lise e scolorite per l’uso frequente. Poi aveva notato una scatola piena di calze. Alcune nuove con ancora la fascetta. Altre strane: troppo piccole per appartenere a Goffredo. Erano sicuramente di sua moglie. Che se ne faceva Goffredo di sei paia di calze della moglie da cui era separato da un sacco di anni?
Elettra le aveva prese. Le avrebbe indossate lei in montagna con le scarpe da trekking. Le andavano perfette. Non erano bellissime, ma almeno le avrebbe usate invece di lasciarle inutilizzate in una scatola in un armadio buio e zeppo di cose vecchie e stantie.
Il giorno dopo era ripartita per le vette e, dopo pranzo, aveva allungato le gambe sul divano mettendo sotto il naso di Goffredo le calze di sua moglie per vedere l’effetto che avrebbe fatto. Nessun effetto. Goffredo non aveva detto nulla. Non si era accorto della stranezza di quelle calze. Nessun deja vu. Goffredo guardava, ma non vedeva. Di nulla si accorgeva.
P.s. Un grazie a tutti quelli che hanno voluto giocare con me. Come ho scritto nel titolo: La realtà è complessa.
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