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Attualità

Il branco

Il branco – con la piuma – sbrana tessuti senza riguardo

come nuovi barbari depreda e fa razzia di stile

ogni gonna o pantalone diventa bersaglio

e ogni spazio è spazio di padrone

il branco non conosce regole

perché nei baccanali tutto è permesso

La moltitudine annienta i cervelli e il cuore

quella che potrebbe essere tua figlia diventa preda oscena

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Amore

Nefertiti

Immagine grafica di Eletta Senso


È incontrovertibile la sostanziale diversità del tuo comportamento, mon chéri. Dal momento in cui hai scoperchiato il sarcofago e trovato il corpo mummificato. Benda dopo benda stai a srotolare per giungere al cuore, se non all’anima, di Nefertiti. Oh, la regina egizia: il fascino che ha!
Stai chiuso nelle gallerie sotterranee con le dita accorte. Quanta cura ed attenzione per un corpo morto.

Dimentichi così la consuetudine: le due chiacchiere a fine giornata con l’amata, i due giri di valzer, le lettere piccanti sulla tastiera. L’amata non è distratta e segna – nel taccuino della mente – le insolite differenze. Avrà un’amante. Troppo tempo assente e poi… così improvvisamente assorto in una specie di sonnambulismo sognante. Quegli occhi che non vedono più. Lo chiami e non risponde, le frasi sono vaghe, le parole spezzettate. L’appetito scemato. La falsa cortesia. Neppure più la voglia di mescolare i sessi tra le bianche lenzuola.

Dove prima i salti e i guizzi, ora una catatonia di larva.
Qualcosa è successo. Anche nella voce si nota l’imbarazzo.
Una fuga continua nel tunnel sotto il pavimento. Lascia come ipnotizzato che i suoi passi lo rechino giù.
Come se una voce dalla salma lo chiamasse. Come se quel corpo fosse magnetizzato.

Lui, ora, ama un corpo disteso con una maschera d’oro e lapislazzuli blu.
Vuol giungere al centro, all’ultimo strato pulsante, vedere la pelle. Capire perché.
Vuole solo srotolare l’infinito papiro, de criptare la stele di Ros etta. Segno dopo segno tradurre.
Sapere. Conoscere. Svelare il mistero perché mistero non ci sia.
Ridurre tutto a poche ossa a stracci di epidermide.
Radiografare, fotografare, analizzare per poi mettere i resti in una teca.

https://masticadoresitalia.wordpress.com/2021/10/22/nefertiti-by-eletta-senso/

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Graffio

Donne solari



Nel tempo delle donne solari lei usciva con l’ombrello.
Gli omini li macinava polverizzava disintegrava.
La donna gatta le aveva sussurrato che agli uomini fa piacere la dolcezza.
La donna volpe le aveva suggerito che agli uomini piaceva essere serviti a tavola e a letto.

E lei, invece, graffiava. Non lasciava il tempo di replicare che già aveva chiuso la botola con un colpo secco. Il poveretto stava là stordito per giorni.
Nel frattempo le donne solari continuavano i loro servizi lustrando le scarpe del primo titolato che bussava alla loro infiocchettata porta. Avevano fame d’amore e non discriminavano, non differenziavano.

Lei non aveva tempo da perdere con i perditempo.
È che le bastava poco per intuire, non servivano ripetuti test. Uno sguardo, due parole e via.

È che, ormai, aveva esaurito la pazienza.
È che nel calcolo costi/benefici non riusciva a trovare questi ultimi.
È che non amava abbassarsi e non trovava persone al suo livello.
È che non sopportava la bruttura comportamentale ed estetica.
È che stava troppo bene con se stessa per dividersi.
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Senza categoria

Un uomo ingrato 

Pare incredibile che in questo secondo decennio del duemila un uomo si comporti ancora così con la sua donna. Eppure…

In vacanza, quindi senza avere una giornata lavorativa sulle spalle, in casa lui  – il signore, il padrone – non fa niente: lei apparecchia sparecchia cucina lava carica e scarica la lavastoviglie pulisce i pavimenti i vetri fa le polveri e le lavatrici stende… lui si siede a tavola a farsi servire, non muove un piatto o un bicchiere… lui si siede e mangia guardando la tv.

La mattina nella sua cameretta lei si alza alle sette perché entrano i primi raggi di sole e in sala c’è un grosso cane che mugola. Il cane è dell’uomo che dorme nella camera matrimoniale, nel grande letto. Lui dorme fino alle dieci e qualcuno deve pur alzarsi a far uscire il cane in terrazza. Hanno preso quella casa proprio per il grande terrazzo che serviva al cane. Così la mattina l’animale poteva uscire a prendere il sole. Quando sente i mugolii del cane che dorme in sala, lei si alza alle sette per farlo uscire anche se il cane è del suo compagno che dorme beatamente fino alle dieci. Quando lui, il signore e padrone, si alza, con la faccia stropicciata dal sonno, lui si lamenta perché ha “dormito male”. 

Si dimentica sempre di dire: – Grazie per aver fatto uscire Birba e avermi permesso di dormire così a lungo. Grazie perché, se non ci fossi tu, dovrei alzarmi io alle sette.

Lui si dimentica anche di dire grazie per tutto quello che fai nella nostra casa. Grazie di servirmi. Grazie. 

Lui si dimentica di dire perché nel suo animo non deve proprio ringraziare nessuno. Ha sempre avuto servigi da silenziose donne che lo hanno viziato oltre misura. La madre prima, la moglie poi. Si è sempre seduto a tavola in una casa pulita con una figura femminile che gli metteva il piatto fumante davanti e lo toglieva. Lui poi fumava un sigaro, mentre la donna riponeva e ripuliva la cucina. 

Non capisce perché questa nuova donna vorrebbe almeno gratitudine. Questo termine gli pare nuovo e incomprensibile. Non ha fatto così anche suo padre? Cosa c’è di così strano in un uomo che si fa servire in tutto. Compreso l’accudimento del proprio cane? Non servono forse per questo le donne: per servire gli uomini?

Per questo quando questa sua nuova bizzarra compagna cerca di fargli capire che in questo secondo decennio del duemila un maschio può anche dare una mano alla donna in una situazione di vacanza, la guarda con occhi bovini e un grande punto interrogativo tra le folte e cespugliose sopracciglia: non capisce, non intende, non comprende. 

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Scrivere

Indifferenza

“Quando non mi ha a portata di mano per servirlo a tavola, un grembiulino bianco e la lunetta ricamata di pizzo tra i capelli, quando non gli servo, come una consumata serva, il piatto al desco; quando non sto seduta sul rosso divano a fargli compagnia solo respirando piano, senza muovere le labbra per emettere suoni che possano interrompere la lunga ripetuta litania delle pubblicità; quando non sono quella figura eterea che camminando a piedi nudi si sveglia prima e fa colazione nel gelo della sala mentre si scalda la temperatura e il sole filtra adagio mentre il Signore dorme avvolto nelle sue maschere nel grande letto matrimoniale; quando non mi ha a tiro, che allungando un braccio è possibile toccarmi, quando non può dirigere i suoi capricci sul mio corpo vuoto. 

Solo quando sono lontana, non presente nel suo cono d’ombra: di me dimentico ripone ogni volontà di laccio nello zaino. E più non cerca il corpo e il viso. Allunga allora le ore nelle sue inutili zavorre senza accennare un piccolo volo. Catturato da ore digitali da forum e fori passa le notti tra immagini statiche come farfalle infilzate in teca. 

A nulla serve il fantasma dell’amata che già chiedeva inutile presenza. A nulla serve l’avvertenza della psicologa che già ribadiva la nociva pratica notturna. A nulla servono le esperienze e cicatrici. Lui non apprende mai. Sbatte e risbatte la testa alla finestra cercando un varco agli occhi: mai ricorda d’essere ormai eternamente cieco”.

Ieri sera, per ridere un po’, ho scelto di vedere un film di Aldo Giovanni e Giacomo: Tu la conosci Claudia? Ho davvero riso, specialmente per le gag di Aldo. Mentre guardavo e mi divertivo pensavo: “Incredibile come venga continuamente ripetuto ovunque il tema del marito distratto,  della moglie stanca di serate annoiata davanti alla televisione con lui accanto incapace di un gesto nuovo che rompa lo schema del sesso il sabato sera. E così lei si cerca e trova un amante”.

Tutto già scritto detto raccontato recitato musicato in tutte le salse eppure ancora oggi è così. La noia, la sicurezza che tanto lei c’è, l’incapacità di inventare ogni giorno un rapporto vivo, la dipendenza dagli schermi che schermano, la pigrizia ( mai un giro, un we fuori porta, una sorpresa, un regalo, una cena fuori… ). E ieri, più di ieri, anche oggi la donna, annegata nell’indifferenza e nella mancanza, cerca un amante. Un amante ama. Almeno. 

Consiglio caldamente la lettura del libro di Recalcati: “Non è più come prima” a tutti gli uomini ciechi che quando hanno una donna da tempo al fianco non la vedono più nella nebbia dell’indifferenza.