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Attimi

Luoghi

Quando vedo documentari e servizi dei luoghi più belli del nostro pianeta a volte mi chiedo come faccio a essere sempre così sorpresa del fazzoletto di terra dove ho scelto di vivere. Come faccio a essere sorpresa e stupita di questo hortus conclusus.

Amo viaggiare e vedere luoghi nuovi. Ho assaporato ogni nuovo panorama a settembre in Salento e negli anni precedenti di ogni luogo visitato e abitato italiano e estero.

La Terra è un luogo davvero magnifico in tutte le sue incredibili manifestazioni.

Ma io sono un po’ proustiana e credo che Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi

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Arte

Osservare

Anemone hepatica

Osservare non è la stessa cosa che guardare attentamente o gettare uno sguardo di sfuggita.

Guarda attentamente questo colore e dimmi che cosa ti ricorda.

Si osserva per vedere quello che non si è visto mentre non si osservava.

Ludwig Wittgenstein – Osservazioni sui colori

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Natura,

La metamorfosi delle nubi

Mi piacciono le nuvole per la loro continua metamorfosi. Non sono immobili e statiche. Si muovono si incontrano si sfaldano evaporano si gonfiano creano nuove forme. Modificano il rettangolo del cielo creando nuovi spazi ritagliando la superficie blu. Giocano con la luce creando ombre. La loro bellezza sta nel muoversi. Nel gioco. Si rincorrono si abbracciano si dileguano. Si espandono e poi evaporano.

Guardare le nuvole è uno spettacolo continuo.

Ci insegnano che, nella vita, nulla è mai veramente fermo. Tutto è in continua trasformazione e mutamento.

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Attimi in quarantena

Spiare

Mi è piaciuto spiare nelle case. Attraverso i collegamenti nelle trasmissioni televisive. Mi è piaciuto guardare cosa c’era dietro l’ospite di turno. Mentre lui o lei parlava, io spiavo guardavo coglievo i dettagli.

Faccio una piccola classifica. Premio al set più divertente: la tana di Mauro Corona, ospite a Carta Bianca. Un’accozzaglia di libri, fogli, tomi, penne, legno, pane e salame. Completamente in stile con il personaggio: bandana e capelli sugli occhi spioventi come fili di paglia.

Premio al set più edonistico estetico raffinato e egocentrico: allo scrittore Gianrico Carofiglio; ho notato che in tre collegamenti ha accuratamente scelto tre diversi sfondi della sua reggia. Quadri, mobili, vasi strepitosi. Eccolo: quarto collegamento e nuovo set. Quadro alla Mirò con potente segno nero intonato con la camicia. Ah, Narciso!

Premio al set più oscuro, tenebroso, occulto a Massimo Cacciari. Il filosofo appare nell’oscurità metà illuminato e metà no. Dietro non si vede nulla. Tutto è inghiottito dal nichilismo.

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Vedere

Andare in giro e vedere

Immagine fotografica di Eletta

Si può andare in giro guardando tutto quello che capita sotto gli occhi.

Poi si può andare in giro osservando tutto quello che capita sotto gli occhi.

Per meglio osservare ci si può munire di una reflex che permette di inquadrare, cioè delimitare con dei confini, come la cornice in un quadro, una porzione di realtà.

Oppure si può portare con sé una Moleskine e una penna per vedere bene, vedere meglio le linee, le ombre, le luci di un determinato ambiente o paesaggio.

Una persona l’altro giorno, da quando ha iniziato a disegnare, mi ha confessato che ora “vede” in modo diverso. Infatti l’occhio è allenato, attraverso la copia dal vero, a vedere meglio. O comunque a vedere linee prospettive luci e ombre che prima erano mescolate e nascoste nell’insieme. Nel tutto.

Imparare a disegnare e dipingere, infatti, ci porta a utilizzare la parte destra del cervello. Ci permette di vedere in modo diverso e nuovo.

Di questo argomento parlerò in modo più compiuto.

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Indietro

Voyeur

Immagine grafica di Eletta

Solitamente la sera, prima di dormire, si affollano in formazione sciolta le immagini del tempo passato; così mi vedo in situazioni vissute come se fossi una che recita sul palco teatrale, tutta presa nella sua parte, eppure così distante da chi è veramente.

Così mi appaio la notte poco prima di dormire mentre rido con un’amica nella casa che sa di colori o distesa tra tanti corpi nudi mentre il maestro ci guarda. E penso, nell’attimo prima dell’ingresso nel sogno, che un pittore è in realtà un voyeur. Null’altro. E lo vedo mentre ci sistema sul pavimento, i corpi nudi sotto la luce, maschi e femmine, e ci dice come mettere le braccia o le gambe attorno o sopra corpi che non conosciamo.

C’è lo stesso intimo piacere tra il pittore e un voyeur. Il piacere di vedere osservare penetrare con gli occhi fino in fondo svelare. Questo penso, con una gamba già nel regno di Morfeo, e penso che anch’io – a mio modo – dipingendo sono una che trae piacere nel vedere entrare penetrare con gli occhi lo sguardo continuo.

” Di modo che si limitò a serbare quel ricordo come un rifugio, come un luogo sempre più ermetico e distante – ma vagamente rimpianto e privilegiato – cui tornare con il potere della mente, come chi si consola dicendosi che se c’è stato un tempo di spensieratezza e improvvisazione, di frivolezza e capriccio, di sicuro da qualche parte c’è ancora, anche se è difficile tornarci se non con la memoria che si deluisce e con il pensiero immobile che non avanza né retrocede: torna solo sulla stessa scena che si ripete immutabile dal primo all’ultimo particolare, fino ad acquistare le caratteristiche di un dipinto, sempre identico a se stesso, senza sviluppi né mutamenti, in una fissità disperante”. Da: Berta Isla – Javier Marías – Einaudi

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Gioco

Le calze

Considerato il caldo estivo oggi vi propongo un giochino: leggete e provate a ipotizzare nei commenti perché Elettra é così stupita che il suo compagno non si accorga di che calze ha indossato oggi. Per la prima volta.

Prima scena

Aveva appoggiato il piede sulle sue gambe. Quel divano era davvero scomodo e non poteva fare a meno di allungare le gambe. Soprattutto dopo il piccolo viaggio che Elettra aveva dovuto affrontare per raggiungerlo.

Goffredo le aveva accarezzato il piede.

– Belle queste calze. Sono nuove?

– No.

– Non le hai mai messe o, perlomeno, io non te le ho mai viste.

Elettra rise.

Seconda scena.

Elettra aveva allungato le gambe sul divano, i piedi sulle sue gambe.

– Vediamo se si accorge.

Lui aveva continuato a parlare di tutto e di niente. Non aveva guardato le calze bianche. Non aveva detto nulla. In realtà lui non si accorgeva mai di niente. Non vedeva. Le superfici erano trasparenti. Mai una volta che le avesse detto:

– Hai fatto un salto dal parrucchiere? Come stai bene.

Oppure:

– Hai una nuova maglietta? Bella.

Oppure brutta. Quel maglione non ti dona, preferisco quello blu. Oppure : che libro stai leggendo? Che articolo hai scritto oggi?

Nulla. Mai nulla. Goffredo non vedeva nulla al di fuori di sé.

Elettra dentro di sé rideva per quelle calze bianche e il suo non accorgersi di niente. Possibile che non vedesse? Una risata amara che stava nel recinto del grottesco.

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La domanda è: perché? Perché Goffredo avrebbe dovuto accorgersi di quelle calze? E, magari, stupirsi?

Chi vuol giocare giochi.

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Bellezza

A volte

A volte non servono le parole. Basta stare in muta contemplazione.

La Bellezza incanta.


Orbene, solo la bellezza – dice Platone – ha avuto questa sorte, di essere ciò che è più manifesto e più amabile. La Bellezza è dunque la percettibilità stessa del cosmo, è il suo avere qualità tattili, tonalità, sapori, il suo essere attraente”.

JAMES Hillman – L’anima del mondo e il pensiero del cuore – Adelphi

Immagini fotografiche di Eletta Senso