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Attimi

Carne

Due settimane fa ho deciso di non mangiare più carne. Basta.

Ieri, così su due piedi, sono stata invitata a pranzo dai miei vicini.

Alle otto stamattina hanno cominciato a fare il fuoco per la grigliata. Salamelle costine salsicce polli. Una grigliata di due metri che ha affumicato tutto il borgo. Odore di carne sfrigolante.

Per educazione non potevo rifiutare. Per educazione e cortesia sono stata a tavola sotto il pergolato fino alle 15 e mezza. Ad ascoltare infiniti inutili discorsi tra uomini che riempivano i bicchieri e donne che servivano.

Nessuno mi ha chiesto nulla.

Alcune donne hanno fatto commenti sul fatto che mangiassi poco “per la linea”. Io me ne frego della linea. Sono sempre stata così. Ho visto i loro sguardi invidiosi quando mi sono alzata e, per uscire dalle panche ho fatto movimenti acrobatici.

Al tavolo c’era una ragazza decisamente piccola di statura, diversamente alta. Non dava fastidio e nessuno si è permesso di fare battute.

Al tavolo c’erano donne diciamo “in carne”. Nessuno si è permesso di fare battute.

C’è uno sguardo obliquo, cattivo verso noi diversamente brutte. Cioè belle bellocce e magre. Un ronzare continuo di sguardi e battute che veramente danno noia.

Un razzismo al contrario.

Rispetto della diversità, please.

Comunque non desidero più vedere carne.

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Donne

Il prezzo

” Essere d’ora in poi una moglie amorevole e donna di casa. Stirare cucinare pulire cucire. Gioire dei successi di mio marito e trovare in essi la felicità. (… ) D’ora in poi farò la brava. Indosserò il grembiule e mi darò a pulire zanzariere e finestre. Saprò stare al mio posto. Preparerò degli stuzzichini per Michel e i suoi ospiti. Baderò di non far mai mancare il caffè. Terrò un quaderno delle spese. Mi metterò il vestito scuro e lo accompagnerò agli eventi mondani cui sarà invitato. Non lo farò sfigurare. (…) Lo aspetterò ogni sera al suo ritorno, gli servirò una cena di più portate, riempirò la vasca d’acqua calda e poi mi siederò ad ascoltare i suoi resoconti quotidiani” – Amos Oz – La scatola nera – Feltrinelli

Essere diversi è un prezzo che si paga caro.

Soprattutto se si è donne. Sto ragionando, in questi giorni, su quanto costa – e quanta fatica si faccia – a non aderire alle implicite o esplicite richieste culturali sociali familiari educative.

Che ci piaccia o no, come donne siamo chiamate a servire. Ancora. La donna che tiene pulita la casa, che cucina e prepara il cibo e sistema le stoviglie, che cura i figli e gli anziani. Anche in questo periodo tutto il sistema si è basato su questo servizio femminile.

Naturalmente, e per fortuna, ci sono delle eccezioni. Mio fratello, per esempio, è un ottimo cuoco e si prende cura in modo non episodico dei pargoli. Ma sono eccezioni. Le coppie che conosco e che funzionano vedono la donna che, oltre al lavoro, si prende cura della casa e prepara il cibo oltre a organizzare tutto il tran tran familiare.

Colf badante segretaria cuoca e a volte anche dog sitter. Se la donna, come nel mio caso, semplicemente è diversa e non sottosta a questi compiti viene giudicata, anche pesantemente, viene gettata come cosa inutile, non è funzionale.

Per essere diversi occorre essere molto forti. Una pedina che esce dallo schema rigido e precostituito dal sistema viene guardata come corpo estraneo e marginalizzata.

Anche nel film ” Otto e mezzo ” di Fellini nella bellissima scena dell’harem la moglie Valeria, a memoria più o meno, dice:

– Vedi adesso lavo il bucato e lo stendo, poi pulisco il pavimento. Ci ho messo venti anni a capire qual era il mio compito. Ma adesso l’ho capito e sono felice.

L’inquadratura la mostra china, inginocchiata, sul pavimento che passa lo straccio attingendo a un secchio vicino. Intorno sciamano tutte le donne che lui ha amato e ama. Quando invecchiano vengono spostate in soffitta. Non servono più.

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Persone

Forestiero

” E l’arrivo di un forestiero non desta curiosità, ma piuttosto diffidenza. Se esso fa delle domande, gli rispondono di malavoglia; perché la gente, nella mia isola, non ama d’essere spiata nella propria segretezza”.

ELSA MORANTE – L’isola di Arturo

Così capita anche qui.

Una mia vicina, l’altro giorno, mi ha detto che qui anche le siepi ed i muri hanno orecchie. Infatti tutti sanno tutto di tutti.

La diffidenza paradossalmente è anche minuta e continua osservazione e giudizio. È il prezzo che si paga in una piccola comunità se arrivi dalla città. Sei un intruso, un forestiero.

Capita anche, come mi è successo stamattina, di essere cercata per fare due chiacchiere da una negoziante da cui ho comprato uno zaino tempo fa.

– Non ricordo il suo nome… l’ho vista prima in piazza e non mi veniva in mente…

– Possiamo darci del tu? Come è possibile che tu sei qui da tre anni e non ti ho mai notata? Una bella donna come te non passa inosservata…

Si chiacchiera nella piazza ancora quasi deserta. Arriveranno i turisti tra poco.

C’è stato un aperitivo in giardino domenica sera organizzato da me. Oltre ai miei amici si è fermato anche un vicino con sua moglie. Lui sa tutto: può dirti la storia di ogni pietra, di ogni casa.

La diffidenza nei miei confronti, già bollata dal mio vicino come “selvatica” è dovuto anche al mio essere diversa. Ho avuto ai tempi il mio battesimo nella sala del trono al castello: – Sei una artista.

Essere una artista accentua la diversità. Gli artisti vivono con i loro demoni, sono difficilmente omologabili ed escono troppo dagli schemi e dalle regole.

Qui le donne fanno quello che hanno sempre fatto le donne: servono gli uomini. Sono sottomesse. E fanno tutto: ogni tanto capita di vedere una anziana che cammina con la pesante gerla sulle spalle piena di legna.

Rispettare la diversità non è solo tema relativo all’immigrato, allo straniero, al diversamente abile. Rispettare la diversità è tema su cui riflettere ogni giorno relativamente a qualsiasi persona diversa da noi.

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Donne

La violenza del silenzio

Ieri sera, dopo molto tempo, ho guardato Otto e mezzo con Lilli Gruber e i suoi ospiti. Il tema era il Family day. In realtà il tema, ripreso più volte dalla conduttrice è stato: la violenza sulle donne, la crisi del maschio, anche alla luce degli ultimi stupefacenti verdetti di “abbassamento della pena” per tempeste emozionali e mancata bellezza del soggetto oggetto di violenza.

Devi essere bella, cara donna, e poi non lamentarti se qualcuno si ingelosisce, ti vuole solo per te e ti ammazza. Devi essere ben bella e provocante se un uomo si permette di saltarti addosso e poi lasciarti in mezzo a un prato. Forse avevi la gonna troppo corta, le gambe troppo lunghe, il seno troppo esposto.

Devi proprio “tirare fuori” il tuo marito, compagno, fidanzato se poi lui – chiaramente in preda a una tempesta emozionale – ti mette le mani addosso, ti ammazza, ti brucia, ti butta dell’acido in faccia.

Non si parla mai, forse perché non ci sono notizie di cronaca così eclatanti, della violenza del silenzio e della violenza silenziosa. Il maschio la esercita con un potere annichilente. Tu devi fare come dico io. Tu devi essere come dico io. Tu devi servirmi. Se esci dai ranghi io non ti parlo finché non esegui gli ordini. Ti anniento con il silenzio. Faccio in modo di non vederti. Per me sei trasparente finché non torni a fare quello che desidero. Sono cupo arrabbiato con te finché non torni mia schiava.

A conferma di quanto sottolineava ieri sera la Gruber: anche questo tipo di violenza psicologica, è operata da un maschio fragile. Chi ha bisogno di prendere lo scudo tutte le mattine, impugnare un’arma per comandare e dettare ordini – spesso impliciti – verso la propria donna è un uomo che non rispetta la dignità della persona. È un uomo che si ritiene superiore perché maschio. Ma in realtà è estremamente fragile considerato il continuo controllo che deve agire.

Naturalmente, voi direte, c’è anche una donna che accetta questi soprusi. Certo. Finché non se ne va, naturalmente se è economicamente indipendente.

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Diverse dal maschio

– Volevo sapere se siete interessate ad avere dei libri, se avete intenzione di creare nel vostro centro una piccola biblioteca…

– Certo, è nostra intenzione creare un angolo con dei libri che ciascuno può prendere e riportare.

– Bene, sto riordinando la mia libreria e ho dei libri che trattano il tema del femminismo. Se vi interessa ve li dono.

– Perché non sei più femminista?

– No, perché lo sono ancor di più. Semplicemente li ho già letti.

In una veloce discesa a casa prendo i libri da portare alle ragazze del centro montano. È in fondo al primo libro che trovo dei fogli. Mi piace sempre trovare dei piccoli tesori nella pancia di un libro. Non so mai cosa mi riserva la sorpresa.

È un foglio dattiloscritto. Riguarda un movimento di cui ero referente responsabile per la mia zona. Guardo la data e penso al commento che ho scritto su un post di Elena Ferro: sito: Volpichecamminanosulghiaccio. 

La rivoluzione culturale è molto lenta e coinvolge uomini e donne. Ecco il testo del volantino risalente a decine di anni fa. 

Il movimento ha scelto di costituire il Coordinamento Donne partendo dalla consapevolezza che l’emergere della soggettività femminile rappresenta una delle poche garanzie per il cambiamento, perché si oppone costantemente alla cultura dominante.

Noi crediamo che le donne vivano una crescente disarmonia con il sistema sociale, disarmonia che nasce dalla coscienza del nostro corpo e del nostro essere femmine e, in quanto tali, irriducibilmente diverse dal maschio. 

È proprio in forza di questo disagio patito quotidianamente che riteniamo le donne siano una vera e propria potenzialità rivoluzionaria, una forza in grado di attuare un sostanziale cambiamento nella società.

Alla luce dei continui femminicidi, alla luce della continua costante pervasiva cultura massmediatica che propone lo svilimento del corpo femminile, pensate soltanto ai ruoli modelli stereotipati nella presentazione dell’uomo e della donna ( basta osservare come viene utilizzato il corpo femminile nella pubblicità: pare ad esempio che per vendere materassi occorra una bella ragazza distesa con reggiseno e slip di pizzo assorta ad accarezzare in estasi l’oggetto, pare che per vendere prodotti solari serva un bel culo in primo piano… ), alla luce di quanto noi donne quotidianamente viviamo come discriminazione, non resta che pensare a quanta strada occorre fare per rispettare la diversità dei generi. 

Qualche passo si è fatto e il continuo aumento della violenza sulle donne da parte di padri amanti mariti fidanzati sta a testimoniare l’estrema crisi del maschio non abituato da secoli a sentirsi dire di no. 

No all’uso sistematico del corpo femminile. No all’uso sistematico della donna come serva. No all’uso sistematico della donna come essere inferiore. 

Siamo diverse, non uguali. Teniamo la testa alta ribadendo in ogni piccola grande azione quotidiana la nostra peculiare diversità. Esigiamo rispetto.