Viola amava il viola, colore dell’introspezione nello spettro. Così le aveva detto l’omino al Corso con i barattoli allineati al centro dello spazio. Le scimmiette volanti erano corse a scegliere la tinta e, dopo averle fatte ruzzolare, con calma e senza entusiasmo Viola aveva scelto il viola. Un po’ di rosso un po’ di blu. Una mescolanza tra passione e mare profondo.
Era giù Viola. In cantina, mentre volevano metterla in vetrina. Il corpo magro ballava nei vestiti stretti.
L’omino era così dentro la sua recita di maestro e artista, funambolo della parola: le scimmiette volanti succhiavano ogni parola e prendevano appunti.
Nel gruppo c’erano pochi uomini. Uno di questi, un altro maestro di ego stratosferico, scrisse: Lo so che mi stai pensando.
Viola scrisse: Destabilizzata.
Al termine del Corso d’Arte lei si trovò improvvisamente contesa dai due omini dall’Ego stratosferico.
La lotta tra i due per averla durò molto tempo.
Lei non capiva perché questa continua rivalità per averla in esclusiva.
– Nessuno dei due uomini ama lei. – Così le spiegò lo psichiatra… – Si amano loro, e amano la guerra per avere la supremazia.
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