Haiku

Tanto per cambiare, tanto per modificare, tanto per non annoiare: ho deciso d’iniziare a pubblicare anche qualche haiku.


Forma felice della poesia giapponese che non lavora per metafore, non mette a paragone, non si trastulla in lunghe descrizioni e azioni, non compone svolgimenti: fissa momenti, ferma l’attimo. Sinteticamente.


L’haiku è un’ istantanea.
E’ accorgersi di un attimo sospeso nel fluire del tempo e depositarlo con le parole.


Il soggetto ripreso da questa macchina fotografica poetica: la vita, la semplice vita quotidiana spesso legata alla stagione.

500 modi diversi d’indicare l’autunno. E lo stesso per la primavera l’estate l’autunno…

Nella lingua giapponese gli haiku constano di sette, cinque e sette sillabe. Ma, come avevo già scritto: le nostre sillabe non corrispondono a quelle giapponesi che si chiamano more. Un haiku giapponese si compone di diciassette more.

Comunque italianizzando proviamo a cogliere l’attimo…


Tema: inverno.

Immagini fotografiche di Eletta Senso

Sulla carta dei

ghiacci deposito

ombre blu.

7 pensieri su “Haiku

  1. Bello il tuo haiku! E splendide le foto! Vedo che tu ti attieni una libera interpretazione dell’haiku, che dovrebbe rispondere a criteri fissi, fra cui la metrica, l’assenza di titolo, di verbi, la presenza del Kigo e via discorrendo. Per quanto mi riguarda, quando in passato ho pubblicato sul blog i miei “haiku” più volte sono stata duramente criticata, proprio perché non ho seguito tutte le norme, anzi ne ero ben lontana. Alla fine ho deciso di chiamare “cantando sillabe” la sezione del blog in cui ho confinato i miei cosiddetti haiku e, pur avendone scritti davvero tanti, ne ho pubblicati pochissimi. Questo genere sintetico, in cui sensibilità, misura e senso estetico sono protagonisti, mi attrae moltissimo, è un’ottima palestra per rimettere in forma la pomposa verbosità, sempre in agguato per chi scrive. Sono molto interessata a sentire il tuo parere in proposito: se produciamo una composizione 5-7-5 metricamente corretta, quali altri criteri dovremmo seguire nel comporla per poterla chiamare Haiku? Grazie, buona serata!

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    1. Grazie per il tuo ampio contributo. Accetto anch’io di chiamare haiku le composizioni in lingua italiana che richiamano per contenuto metodo e stile quelle in lingua giapponese.
      Anch’io negli anni di una blogger ne ho pubblicati molti. Talvolta, come accade nelle traduzioni, non è proprio possibile importare da un altro sistema linguistico il medesimo senso e contenuto senza tradire e alterare.
      Ma, ormai, c’è una consuetudine talmente diffusa e consolidata da accettare come forma simile gli haiku in lingua diversa mantenendo la sintesi e la divisione in sillabe 5 7 5.
      Buona giornata
      🌹

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