Quello srotolarsi del linguaggio spiraliforme e, perciò, senza fine e senza scopo se non lasciarsi vivere.
La tendenza a masticare e rimasticare continuamente le stesse frasi e parole.
Dipanare la matassa verbale senza trovare il capo. Tramare e tremare parossisticamente, mentre si intreccia in verbo.
Capogiro del linguaggio – come scrive Barthes.
Mulino di parole – come dice Lacan
Loquela: linguaggio senza destino perché interiore e non destinato se non a se stessi. Follia della parola. Linguaggio che si perde in una fitta nebbia senza contorni.
Fiume di discorso interiore che invade il soggetto, sfilata irrefrenabile di ferite, ragioni, ragionamenti, interpretazioni, allocuzioni, temi – Barthes
Ieri sera ho vissuto un momento di loquela. Mi accade quando, esaurite tutte le forze razionali, vado a sbattere contro il muro irrazionale illogico assurdo di un altro. Allora non è possibile creare un testo. È solo possibile creare questa infinita follia di parole che si avvitano nel vuoto.
6 risposte su “Loquela”
Eppure non mastica l’amarezza né deglutisce la detestazione.
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Infatti. Buona constatazione.
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Chissà se tra vuoto e polisensi esiste un nesso stretto di inintellegibilità (sia pur da prospettive diverse).
Post foriero di riflessioni.
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E foriera di riflessioni anche la tua domanda sospesa. Chissà. Grazie del contributo
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Grazie a te ho ripreso I frammenti di un discorso amoroso
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Magnifico testo. Da lasciare e riprendere… matura – come il vino – col tempo
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