Gli errori dello psicoanalista

Sto leggendo un volume: Pratica della psicoterapia di Jung. Un passo in cui lo psicoanalista tratta in modo chiaro ed approfondito il tema del transfert, mi ha subito richiamato alla mente un ricordo. Ecco la frase:

“La traslazione consiste dunque in proiezioni diverse che agiscono come sostituito di un rapporto psicologico reale creandone uno apparente. Si tratta di un fatto molto importante, perché avviene in un momento in cui l’abituale incapacità di adattamento del paziente è stata ulteriormente rafforzata dal rinvio al passato necessario in analisi. Una brusca rottura della traslazione è perciò sempre accompagnata da conseguenze estremamente spiacevoli in quanto pone il paziente in una insostenibile situazione di mancanza di relazioni”.

Avevo circa ventitré anni e per contaminazione del mio gruppo amicale sono andata in analisi da un freudiano. Analisi del profondo, orologio, tempo scandito con ticchettio e silenzio. 

– Cosa pensa…

Non ricordo dopo quante sedute e quanti mesi l’analista fece due madornali errori. Il primo fu di invitarmi a bere un caffè. Il secondo fu di mostrarmi i mobili presi per il suo prossimo matrimonio chiedendomi il parere, considerato che facevo l’Accademia ed erano mobili d’epoca.

Alla faccia del transfert! Non mi vide più. Saltai l’ultimo appuntamento fissato naturalmente senza pagare. Non potevo crederci che avesse fatto degli errori così madornali in un momento così delicato dell’analisi. Francamente, a differenza di quanto scrive Jung, non ne ricavai gravi e spiacevoli conseguenze. La mia vita continuò come prima. Rimase un velo di distanza distacco e disillusione nei confronti dei terapeuti e delle pratiche psicologiche. 

Essendo caparbia non rinunciai comunque a intraprendere altri percorsi di analisi. Il campo mi interessa notevolmente altrimenti non leggerei tomi e tomi di Lacan Jung Freud e Hillman e tanti altri. 

14 pensieri su “Gli errori dello psicoanalista

  1. Ho appena iniziato un libro bellissimo, che mi permetto di consigliarti visto i tuoi interessi.
    Sul lettino di Freud, di Ievin Yalom…
    È un autore che amo molto, ed il tema di questo libro secondo me potrebbe arricchire le tue interessanti riflessioni.
    Un saluto
    Anna

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  2. La mia esperienza con analisti junghiani non è dissimile dalla tua. Sarà la scuola? Pensa che quando le ho detto che volevo interrompere la terapia, perché ormai da mesi mi toccava raccontarle di sogni che non capivo mai (non che lei ne sapesse molto di più), mi fece una scena di gelosia tipo amante tradita. Gente così meglio perderla che trovarla… Ps: come diavolo fai a realizzare foto così belle?

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    1. In realtà io preferisco i junghiani ai freudiani ma anche con una terapeuta junghiana, ahimè, ho avuto i miei problemi ( un giorno racconterò ). Mah! Non facile trovare un buon psicoanalista. Grazie per le foto. Molte le rielaboro con programmi di grafica digitale o manuale. Buona serata cara
      Eletta 😀

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    2. In realtà io preferisco i junghiani ai freudiani ma anche con una terapeuta junghiana, ahimè, ho avuto i miei problemi ( un giorno racconterò ). Mah! Non facile trovare un buon psicoanalista. Grazie per le foto. Molte le rielaboro con programmi di grafica digitale o manuale. Buona giornata cara
      Eletta 😀

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    1. Esatto: un controtransfer deleterio. Non mi ha più vista, neppure dipinta e pensare che era uno dei più quotati… sto appunto leggendo Jung: ” Uno psichiatra che chiama confuso il suo paziente dovrebbe riconoscere che si tratta di una proiezione, e che è lui confuso, giacché è lui che viene in realtà messo in crisi dal particolare comportamento del paziente”. Buon pomeriggio
      Eletta

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  3. Il corpo è anima e non ha veli. Più il corpo è materia che si decompone più il corpo è anima a cui urge la libertà. Paradossalmente, quando c’è autenticità, e non parole del fracasso e del detto e ridetto, una tastiera e uno schermo, con immagini postate prese a prestito favoriscono lo sguardo…volatile e il feeling: i pensieri della carne e della fantasmata. I miei paesaggi sono ciò che mi circonda e la mia anima il corpo, oltre l’acqua che scorre e i paesaggi di are e di fiumi. Lei, si intrattiene e traghetta me stesso, gli altri da me e te. Il tuo Tu imprescindibile.

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    1. ” La pietra di paragone di ogni analisi che non si accontenti di un successo parziale o non si arresti del tutto, è sempre questo rapporto tra uomo e uomo: una situazione psicologica in cui il paziente tratta il medico da pari a pari ed esercita nei suoi riguardi la stessa implacabile critica che ha imparato da lui nel corso del trattamento”.- Jung
      Domani ti rispondo con calma: le tue parole meritano più lucidità di quella che ho ora. 🙂
      Grazie
      Eletta

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  4. Si erano invertiti i ruoli, ma tu non c’entravi nulla. Il problema era lui, lo psico. Sperava in un bel transfert che hai mandato a sbattere. La paziente non era disponibile perché era una punta aguzza. Ha riportato tutto alla dimensione reale e materiale e non fittizia dell’ora prestabilita e scandita del non pagare, annullando il ruolo dello psico. Non ti conosco e per farlo, a livello del pensiero teorico, dovrei leggere tutta la tua produzione, da qualcosa che l’ho letto, l’impressione e l’immagine che ho di te è di una donna che all’apparenza è grande quanto la tranquillità di un lago…poi, il lago diventa, dalla spinta interna, un fiume impetuoso. E’ la tua curiosità, la bramosia e la voglia di conoscere e sapere che spinge le tue acque a invadere i campi.

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    1. Caspita! Che magnifico commento. Mi piace molto ” punta aguzza ” mi ci ritrovo. E mi ritrovo nella voglia di sapere e conoscere. Anch’io non ti conosco ma noto che c’è feeling: capita anche al di là dello schermo. Grazie di cuore, verrò da te a vedere che paesaggio offri.
      Eletta

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