Quando

Immagine grafica di Eletta

Quando scendo a valle e, sulla strada del ritorno, lo vedo è come se il mio amante mi chiamasse. – Vieni, mia diletta.

Il Monte l’ho avuto sotto gli occhi, ma lontano sull’orizzonte, sempre. In corridoio ho un acquerello appoggiato a un mobile e lui è lì, dipinto. Ero sposina e abitavo sul lago. Mai più pensavo che un domani quello che era così lontano sarebbe stato il mio vicino. Così vicino che si può toccarlo e salire sul suo grandioso corpo.

Poi mi sono spostata con la mia famiglia e l’ho avuto presente dalla grande terrazza della sala e della cucina. Là in fondo a stagliarsi sui tramonti d’Africa. Era lì d’estate: quando la terrazza diventava “la piscina” per la mia piccola bimba e le sue amiche. Scivolavano nell’acqua con garruli gridolini. Era lì la domenica quando facevo il barbecue e salivano i profumi delle carni. Anche allora mai avrei pensato che un giorno avrei abitato sotto il piede del Monte.

Così ogni volta che ora scendo per i tornanti per fare un po’ di spesa e poi torno m’illumina la sua luce nivea. Ora è il momento in cui più splende.

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