Comunicazione da codardi

In un salotto televisivo mi è capitato, giorni fa, di sentire conversare rispetto al tema: i giovani e il loro disinvolto uso dello smartphone, così disinvolto da “mollarsi” – cioè chiudere un rapporto affettivo, con un messaggio su WhatsApp.

Non sono una nativa digitale come mia figlia. Sono una che si è trovata in mezzo, di punto in bianco, con queste nuove modalità di comunicazione.

Uno dei miei primi innamorati, a diciassette anni, mi ha scritto una lunga lettera con la stilografica. Poi mi mandava bobine di nastri registrati con la sua voce. Ricordo tutto questo con meraviglia e nostalgia.

Tempo perso, o meglio impiegato, per me. Per farmi il filo. Perché piacevo.

Oggi gli adolescenti, e probabilmente già i bambini, scrivono messaggi sullo smartphone per fare il filo, per dire “mi piaci” o per chiudere velocemente, come si strappa un foglio, un tenero fragile rapporto. Un metodo semplice veloce superficiale e un po’ pavido: perché non c’è contatto né ci si mette la faccia.

La cosa che mi fa venire i brividi è quando questa modalità comunicativa viene usata da un adulto. Da qualcuno che non è un nativo digitale. Da qualcuno che, come me, ha scritto e ricevuto lettere.

Ricordava mia madre, con grandi risate, di un giorno che nevicava, in un lontano inverno, e aprendo la porta di casa si è trovata davanti alla porta un cumulo di neve, un grosso masso ghiacciato: sotto c’era una lettera del mio uomo russo che si era fatto a piedi chilometri per lasciarmi lo scritto.

Trovo veramente aberrante che oggi un uomo di cinquanta o sessant’anni non riesca a prendersi le sue responsabilità guardando in faccia la persona a cui deve dire, o che non faccia una sana telefonata – mettendo almeno in gioco l’emozione della voce con tutto il suo ritmo tono volume pause – per dire; e preferisca inviare comunicazioni pesanti – e non pensanti – con uno scarno messaggio su WhatsApp.

Come rispondevo qualche giorno fa, so di essere tranchant. Trovo perciò intollerabile simile comportamento e non posso fare a meno di giudicare questa scelta come vile, vigliacca, indecorosa.

La persona che si comporta scegliendo questa scappatoia dimostra di non sapersi assumere la responsabilità delle sue scelte e di essere fondamentale un codardo.

Un povero essere debole e fragile senza spina dorsale.

Un vile.

” L’uomo è un essere di parola” – D. RONDONI

11 pensieri su “Comunicazione da codardi

  1. Beh, conosco una che ha mollato il compagno dopo una ventina d’anni di convivenza: lei, casalinga, se n’è andata con un altro e ha inviato al marito un messaggio Whatsapp nel quale lo avvertiva che, a cena, lei non sarebbe stata presente.

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      1. Anch’io, se avessi dovuto mollare uno, avrei preferito farlo guardandolo in faccia e spiegandogli il perché. Per mia fortuna sono stata fortunata, almeno in quei 35 anni in cui siamo stati insieme, le piccole crisi le abbiamo superate proprio perché ci parlavamo con sincerità e ci sopportavamo e supportavamo vicendevolmente.

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  2. in una separazione può risultare utile il vocabolario scarnificato degli sms nella fase più critica, quando ogni parola è motivo di attrito o di offesa. Ma questa fase di messaggini deve essere preceduta e seguita nel tempo da un dialogo viso a viso.
    ml

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  3. Il tuo innamorato che fa chilometri nella neve mi ha fatto tornare in mente questa canzoncina, che sicuramente conoscerai facendosi due conti con prima lettera scritta con la stilografica e dichiarazione con i inastri a cassetta …..

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