Per riprendere riflettere e rispondere: pongo parole non mie. Che faccio mie.
” Raccontare deforma, raccontare i fatti deforma i fatti e li altera e quasi li nega, tutto ciò che si racconta diventa irreale e approssimativo benché veritiero, la verità non dipende dal fatto che le cose siano o succedano, ma dal fatto che rimangano nascoste e non si conoscano e non si raccontino, appena si raccontano o si manifestano o si mostrano, anche in ciò che appare più reale, in televisione o sul giornale, in ciò che si chiama la realtà o la vita o addirittura la vita reale, passano a formare parte dell’analogia o del simbolo, e dunque non sono più fatti, ma si trasformano in riconoscimento.
La verità non riluce, come si dice, perché l’unica verità è quella che non si conosce e non si trasmette, quella che non si traduce con parole nè con immagini, quella celata e non controllata, forse per questo si racconta tanto o si racconta tutto, perché niente sia mai accaduto, una volta raccontato”.
Javier MARÍAS
Figurati: grazie a te per aver condiviso questa frase che non conoscevo, e che mi ha dato uno spunto di riflessione 😊
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Marias dice: raccontare DEFORMA. In questo sono senza dubbio d’accordo. Quando raccontiamo è come se ponessimo sulla VERITÀ dei fatti accaduti il nostro personalissimo filtro. Poi, in base ai diversi fatti, tale filtro potrà essere più o meno pervasivo: possiamo trasformare, celare e, certo, perché no, addirittura cancellare.
Quindi sí, è vero, tecnicamente i fatti restano puramente veri solo se non vengono raccontati, eppure penso che, raccontandoli, lasciamo sul fatto empirico l’indelebile impronta di noi, delle nostre emozioni e del nostro modo di pensare. In tale prospettiva sì, deformiamo i fatti, ma forse così facendo diamo ad essi vive rendendoli più veri per noi.
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Meraviglioso commento. Completamente d’accordo. Grazie del prezioso e interessante commento: amplifica
🐞
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Leggendo questo brano mi vien da pensare, non tanto a chi scrive di sé, del suo mondo interiore, o di scrive per sé stesso . Ma penso a un certo tipo di tv e di giornalismo che usa il racconto come un’arma. A furia di raccontare, di strillare certi fatti, certi accadimenti ne toglie loro forza e sostanza. Appiattisce senso e significato …
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Anche questa è una buona osservazione. Un altro punto di vista sulla realtà.
Ciao ☺
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Buona serata Eletta 🙂
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Non sono d’accordo. La realtà è quella che si riflette dentro di noi. Noi siamo lo specchio deformante, se si vuole, della realtà, ma l’unica rappresentabile. La realtà è quella che raccontiamo, la realtà “vera” la lasciamo alla metafisica.
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Forse hai ragione tu. Nella scrittura, ma anche in ogni racconto, anche quello che ci facciamo a noi stessi, c’è sempre un’ alterazione. Forse la soggettività che tu indichi. Forse un’altra realtà che pensiamo di intrappolare nel retino e invece ci sfugge come una farfalla. Lo straniamento. Non senti mai che è ” strano ” quel che vivi? Io sì.
Grazie del contributo
Buona serata
😀😜
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Grazie a te. Be happy 🙂
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Per una volta mi trovo d’accordo con MARÍAS 🙂
ml
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Anche io. Buon sabato sera 😀
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Anzi no. Sto pensando a quando scrivo di Genova… Quando scrivo di me e di cosa sento è cancellare che voglio, rendere meno vero. Quando scrivo di Genova e di cosa vi succede mi sembra al contrario che scriverne lo amplifichi, lo propaghi, renda Genova ogni cosa. Devo pensarci meglio…
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Sì, a volte si precisa si amplifica si mette la lente di ingrandimento. Altre volte si maschera si altera si copre si vede solo una piega un neo
Dipende
Ciao e grazie del pensiero
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Assolutamente vero. Raccontare perché smetta di esistere…
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