Non ho bisogno della benedizione di nessuno qui: in questo mio recinto di assoluta libertà.
Non raccolgo elemosine né consensi, assensi, assoluzioni.
Mi piace scrivere quello che desidero e vivo. Hanno cercato di censurarmi modificarmi spiarmi con manovre alate di rapaci.
Lasciatemi almeno qui la libertà di volare dove voglio senza diktat: tranne il rispetto del lettore.
Siamo talmente condizionati dalle manovre implicite esplicite sottili nascoste continue dei media. Tra poco ci metteranno microchip sottopelle per indicarci meglio l’unico cammino…
Almeno qui, senza tante false cerimonie, io scrivo quello che sento senza dover pagare tasse e gabelle.
Ho messo un po’ a posto i libri che sono sulla panca nella stube. Ho ritrovato Dovunque tu vada, ci sei già di Jon Kabat-Zinn.
L’ho aperto a caso:
Rivolgersi all’interno
Dimorare tranquillamente in noi stessi ogni giorno, anche solo per breve tempo, ci permette di prendere contatto con ciò che di più reale e affidabile alberga dentro di noi e che più frequentemente viene trascurato…
Quando riusciamo a rimanere concentrati su noi stessi, anche per brevi periodi, di fronte agli stimoli mondani esterni senza sentire la necessità di rivolgerci altrove per qualcosa che ci completi o ci renda felici, possiamo sentirci come a casa nostra indipendentemente da dove ci troviamo, in pace con le cose così come sono un momento dopo l’altro.
Da: Lao Tzu – Tao te Ching
Il pesante è la radice del leggero, la quiete è la fonte di ogni movimento.
Così il maestro : egli viaggia un giorno intero senza allontanarsi da casa.
Sebbene intorno a lui ci siano un accampamento militare e torri di osservazione, egli rimane tranquillo e al di sopra delle cose.
Come potrebbe comportarsi con leggerezza nei riguardi dell’impero il padrone di diecimila carri di combattimento?
Se si comporta con leggerezza allora perde la radice, se con agitazione, allora perde il dominio.
Dopo una nevicata la cosa più bella è camminare nel silenzio e nella neve.
Suoni di uccellini e qualche leggero plombeo pluff attutito di neve che cade dagli alberi. I cuscini intatti sulle panchine.
È in questi momenti che sono grata: di avere tempo per godere del silenzio lontana dal ritmo frenetico e assordante delle grandi città. Lontana dal rumore.
Solo profumo di neve e qualche eco degli sciatori che scendono sull’unica pista aperta.
L’affetto è anch’esso una fatica, e nessuno vi si sottopone per regola; il vero riposo è l’indifferenza. Dai cani, dagli odori, l’indifferenza di fronte alla vita non c’è mai. Non sono mai semplici indifferenti stranieri, ma sempre amici o nemici.
Finalmente la bufera i fiocchi cristallini ballano il loro jazz mentre sbattono le bandiere una danza folle primitiva che alza le gonne bianche dai tetti di piode e fa cumuli sulle finestre picchiettando sui vetri.
Finalmente un assaggio di normale intimo letargico inverno quando già bussa marzo
Se avere un buon carattere significa fingere servire e tacere: non ce l’ho.
Se avere un buon carattere significa sopportare pazientemente l’arroganza la violenza e la prepotenza: non ce l’ho.
Se avere un buon carattere significa servire il proprio uomo con abnegazione come una serva – portandogli in bocca le pantofole come un cane la sera quando ritorna: io non ce l’ho.
Se avere un buon carattere significa fingere ridere e sorridere come un’oca perché sono una “donna solare” da copertina: io non ce l’ho.
In questa fase della mia vita preferisco essere diretta e franca. Di mascherate ce ne sono già troppe per i miei gusti. In questa fase mi piace essere quella che sono. Come scrive Patrizia Valduga:
Io sono sempre stata come sono/
anche quando non ero come sono/
e non saprà nessuno come sono/
perché non sono solo come sono”.
Poi, come ho scritto nell’articolo sulla differenza tra carattere e temperamento, quotidianamente cerco di lavorare per temprare il mio carattere in modo da rendere meno acuti gli angoli vivi e se sbaglio ho imparato a scusarmi; se ho bisogno di un aiuto ho imparato a chiedere; invece di giudicare senza appello ho imparato a essere un poco più tollerante e ascoltare le ragioni dell’altro. Per un carattere tranchant come il mio… non è poco vi assicuro.
Mi annoia la noia. Mi annoia la prevedibilità la banalità e la stupidità.
Mi annoiano le persone senza colore e sapore. Mi annoiano i discorsi senza senso. Mi annoiano le banali ripetizioni. Il gossip su persone di cui non mi importa nulla. Le trasmissioni stupide. Certi vip.
Mi annoia la mancanza di curiosità e l’ignoranza. I discorsi e le conversazioni vuote. Mi annoia la falsità. La mancanza di slancio vitale.
Mi annoia la lentezza esasperante di persone afflosciate senza spina dorsale.
Sono sempre propensa a considerare la malattia come una esplicazione, comunicazione non solo di una sofferenza fisica organica, ma anche di una sofferenza psicologica.
Ancora oggi, sembra incredibile ma è così, c’è chi vede e considera solo l’aspetto fisico dimenticando che non siamo solo corpo.
In particolare trovo interessante l’espressione simbolica di alcuni sintomi. Vediamo cosa ne dice Jung:
Per esempio un paziente che si trovi davanti a una situazione intollerabile può manifestare uno spasmo ogni qualvolta cerca di deglutire: egli non può mandarlo giù.
In condizioni simili di tensione psicologica un altro paziente ha un attacco di asma: egli non può respirare l’atmosfera di casa
Un altro soffre di una particolare paralisi alle gambe: egli non ce la fa più ad andare avanti
Un altro ancora che vomita quando mangia : non può digerire un fatto spiacevole
Da : L’uomo e i suoi simboli – Carl Gustav Jung
Naturalmente è sempre una questione di equilibrio di e: considero un aspetto e anche l’altro.
Se ho un malessere fisico improvviso che mi fa piegare in due dal dolore di certo non sto ad analizzare cosa c’è sotto a livello simbolico, ma prendo immediatamente qualche farmaco che mi aiuti a cessare il dolore. Poi però ci penso. E se è un fenomeno che si ripete magari mi faccio aiutare per capire che cosa mi sta comunicando il simbolo.
Da più 10 gradi a meno 10 gradi. Temperatura palindroma: 10/ 1 /1 /- 10
Quando ho guardato stamattina mi sono detta: hanno sbagliato, non è possibile. Invece rimane la previsione ed è confermata anche dall’altra app.
Tenendo conto che ormai da un mese (32 giorni per l’esattezza) sto fuori in giardino in maglietta per il caldo e il sole mi ha già abbronzata, tornare di colpo in inverno mi pare assurdo. Ma sembra che sarà così.
Questo clima impazzito influisce anche sul nostro sistema nervoso che sente alterati i classici e normali cicli circadiani. Oltre che, naturalmente influire sull’ecosistema.
Che tempi allucinanti. Comunque aspetterò a lavare i piumini che, a quanto sembra, serviranno ancora un po’.
Ci vorrebbe una Giornata della Memoria di quello che è accaduto a Hiroshima e Nagasaki anche qui da noi e in ogni nazione dell’Europa e del mondo. Ogni giorno. Per capire. Ricordare. Non rifare.
Sto finendo di leggere Tasmania di Paolo Giordano e nelle pagine che ho davanti racconta quello che vede:
… Questo ci lascia il tempo, al mattino, di attraversare il Parco della Pace dove un monolite nero segnala l’ipocentro dell’esplosione, e di visitare il museo lì accanto. Nelle sale in penombra, all’interno delle teche, osserviamo l’ostensione dei materiali trasformati dalla potenza dell’atomica: le tegole dei tetti punteggiate di bollicine dopo che l’onda di calore ha fatto letteralmente friggere la pietra, le ombre di un uomo e di una scala tatuate su una parete, un rotolo di filo spinato fuso insieme a formare una ciambella, i ferri accartocciati, i vestiti a brandelli – e ovviamente i corpi, materiale organico fra il resto, le facce rese lisce dalle ustioni, gli occhi sigillati, le bocche sciolte.
A rischio di cadere nella retorica mi chiedo: perché?
Perché dopo tutto questo ancora oggi rischiamo che un folle butti con noncuranza un’altra Fat Man come fosse un giocattolino?
Mi chiedo perché violenza e guerra e tutto quello che sta accadendo e sempre accade nel passato e nel presente per vili uomini assetati di stupido potere e vil denaro.
Ignora l’inizio, Ilenia. L’indice incomincia con la I. Infatti l’inventario include idee che iniziano con i. Ideologie infide inficiano ipotesi infelici. L’infimo inferno inasprisce immediatamente l’infelicità del intero insieme. Irrigidito, impettito indaga l’infinito con ieratica immobilità. Incrocia l’indizio sulla iella con la iattura dell’infelice individuo invero ingenuo.
Ignorando inezie e invisibili impedimenti Ignazio s’incamminò intrepido intonando inni irriverenti: intendeva iniziare l’impetuoso itinerario intrapreso da incoscienti o illusi che inseguono idee innovative e s’impigliano immediatamente in imitazioni invecchiate
Illustri e ingenui investitori, inventerei improbabili impedimenti, inverosimili incidenti, improvvise influenze, influssi ingovernabili, itterizie incurabili, idiozie irrecuperabili, pur di impedirvi di incontrarmi. Gli iperbolici interessi che v’illustrai per indurvi a investire nella (mia) Impresa, sono inesistenti! Vi informo per iscritto che io sono insolvente e invece di indebitarmi per impossibili inversioni dell’indice di borsa, m’involo (con i vostri investimenti da imbecilli) per un’isola indonesiana, irraggiungibile dall’Interpol. ml
Irrompe Improvviso Incontro Incantevole tra Ivano e Irene, Istinti Imprevedibili Invadono le Innocenti Intimità, Interpretano Immacolati gli Indovinelli Impuri. e I loro Intrecci Illuminano Immaginazioni Invisibili.
Spiazzante il doppio che vedi come in uno specchio opaco. Eppure c’era un poco di luce poco prima e la persona aveva una maschera neutra: nulla di eccezionale, ma una superficie liscia bianca su cui potevi proiettare i tuoi desideri e le tue piccole risa. Poi basta un attimo, una pausa che è un battito d’ali e quando il suo volto si gira tu vedi il mostro.
Ha un ghigno che non ti aspetti e che genera una stretta, i lineamenti come scalfiti da un aguzzo pennino alla Schiele. E ti dice parole dure. Escono come pipistrelli da un sarcofago. Parole nere.
” Così Psiche, senza volerlo, incappò nell’amore di Amore. Allora, vieppiù infiammata dal desiderio di Cupido, china su di lui, con le labbra schiuse per baciarlo, gli lancia ripetutamente baci forti e ardenti, e teme di svegliarlo”.
” Il cammino di individuazione di Psiche é un processo di plasmazione delle forze uroboriche fino allora prive di forma.
All’inizio, sotto la malia dell’Eros- drago, Psiche vive in uno stato di totale incoscienza; vive nello stadio palustre di Bachofen nel quale il ciclo uroborico si svolge nelle tenebre, non violato da coscienza alcuna, non disturbato né deviato da illuminazione alcuna.
É vita in sé, vita di un’esistenza condotta nella totale oscurità, paradiso di piacere del drago, in cui tutto sfocia sempre di nuovo nel buio dell’inconscio.
L’azione di Psiche ha spezzato definitivamente questo circolo. Hanno fatto irruzione luce e consapevolezza, e relazione individuale e amore hanno preso il posto del piacere anonimo e dell’oscuro abbraccio della mera istintualità “.
Per chi volesse approfondire: Erich Neumann – Amore e Psiche – Astrolabio
Nel mio periodo orientaleggiante: filosofia zen, meditazione e via dicendo, un compito era proprio quello di immaginare la casa dei propri sogni.
Allora stavo con il Principe così – da buon narcisista – amava auto nominarsi. Avevamo visto una dimora seicentesca sul lago con una torretta e un parco che digradava fino alla darsena privata. Salendo in torretta lo sguardo si apriva a trecentosessanta gradi con una vista mozzafiato su tre laghi. Un open space tutto vetrata.
Ecco: quella era la casa dei miei sogni. In quel periodo mai avrei pensato che dopo più di un decennio io, finalmente, avrei avuto un’altra casa dei miei sogni, ma in montagna.
Ho sofferto ai tempi quando il Principe non l’ha voluta comprare: quella del lago. Ora a distanza di tempo sono molto contenta di aver trovato questa altra dimora in montagna senza principi annessi.
Per chi crede nella Legge dell’attrazione io ho avuto quello che ho voluto. Solo in un tempo diverso e in un luogo diverso.
Nel periodo del ghiaccio propongo per il Giocolinguisticodellunedí un tautogramma in G.
Ecco il mio esempio:
Gioca il ghiaccio ghermendo geometrici gingilli e ghiaietti
gaudente di giovinezza girovaga
giace nel gelido giaciglio tra ghepardi giocolieri
nella giostra glaciale di ghiacciai gementi
Ringrazio per i partecipanti che hanno contribuito al gioco con creativi testi e ricordo per chi volesse partecipare per la prima volta che avrete tempo una settimana per inviare i vostri testi che saranno pubblicati qui ⤵️
Buon lunedì
Eletta
Nordica cattedrale/
Gorgoglia grondaia./ Gloglotta gutturale/ grigia granitica gargouille,/ glitterata, graffita, graffiata/ da gelidi gingilli di ghiaccio. Gementi gufi gennaioli/ gonfia Grecale./
Grande, grosso e grullo, un grugno da gorilla, goffo nei gesti, guardingo come un gatto, la gente gli ghignava guardandolo. Ma Gaspare era in genere gentile, assai garbato, quasi galante, genuino come un giglio. E gigli e garofani gettava graziosamente a giovani gazzelle e a gagliardi giovanotti, gongolando garrulo. ml
Guardare la gazza gracchiante giungere nella generosa ginestra e giocare goffamente con la garrula gallina garantisce gradevole gioia, glissando sulle gelide giornate ghiacciate.
Gelido, granitico il ghiaccio giace e geme sul ghiacciaio che il glaciologo governa con geometrico culto. Germoglia il gelsomino tra il gelo di gennaio. Genoveffa gira glaciale tra le giostre, ghermendo gigli e gladioli. Il gaglioffo galleggia tra ghiaccioli e gelati, gabbando la gentile Ginevra.
Gennaio gelava le guance. Guardando in giro: grigiore generale, ghiaccio e galaverna. Il gatto gemeva sulla grondaia e il ghiro nel suo giaciglio. Ma già giunge giugno gagliardo col grano, i giaggioli, i glicini. Godiamo il gentile gorgheggiare delle garrule ghiandaie e il gemmare dei gelsomini. Giulive giovenche gironzolano nei giardini e giovani girini guizzano graziosamente nei greti
Nella Gelida Giornata di Gennaio, nel Grazioso Giardino Ghiacciato, La Gabbianella e il Gatto Giocano Giulivi tra i Gomitoli Gialli, Gettano Gemme Gioiose, di Girasoli, Gladioli e Gigli, che Germoglieranno a Giugno.”
Stamattina mi sono dedicata a versare migliaia di fotografie sul pc. È come vedere passare pezzi di vita e stagioni e momenti in un attimo. È vero, come ho scritto diverse volte che la fotografia di un tempo stampata su carta é tutta un’altra cosa, ma siamo in questo millennio e occorre adattarsi.
Mi ha colpito quanta neve c’era solo quattro – cinque anni fa
Basta guardare questo taglio nella strada per capire… Abito qui da sette anni e d’inverno c’era la neve. Punto. Inverno significava avere metri di neve qui in montagna.
La signora che incontro in Panoramica mi ha detto che quando era piccola c’erano annate che arrivava alle finestre del secondo piano. Lei ne ha vista e spalata così tanta che ora è contenta della mancanza di neve.
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