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Attimi

Poesie per l’estate: Sorvolare

Sor-volare le stanche cose

perpentuanti gemelle

dell’identico sé.

Ri – partire

con slanci diagonali

verso alti

angoli assolati.

Tratteggiare piccole parentesi

in gabbie di leoni

– ossuti resti bianchi –

a terra.

Ri- disegnare gli spazi

dell’ombra junghiana

affilando unghie

su scabrosi pareti.

Annegare in pozze liquide

macchiate di ninfee.

Re-stare lì.

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Poesia

Poesie per l’estate 3

3

Ricordarmi del tuo amore?

Risonavano le ore.

Devo andare devo fare

Non ho tempo per giocare.

*****

Risonavano gli appelli:

Tu non c’eri. È colpa mia

Se ogni istante volavi via?

******

Che bello amarti amore mio

Riscoprirti sul piumino

Intatto sfatto cotto

A puntino e per benino.

******

Che bello amarti dopotutto

E sentirmi la regina

La tua schiava, la tua dea.

Puoi condurmi dove vuoi.

È reale questa idea.

*******

Inserita dentro te

Avvitata alla tua vita

Incenerita nelle dita

Annebbiata rincretinita

Da un Martini troppo osé…

******

Non so far altro questa sera

Che pensare a te – a me

Quasi per una vita intera.

Fine

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Poesia

Poesie per l’estate 2

2

Ero solo un po’ in disparte

a rodere le cose

a cercare un angolino

per risolvere un giochino.

Ero solo un po’ fuggita

per giocare con la vita

mi hai rimesso in posizione

richiamata all’attenzione.

Sono io il tuo signore.

Il tuo unico padrone.

Non mi son dimenticata

ero solo un po’ annoiata.

Tra le carte quotidiane

tra le polveri ammuffite

ricercare un po’ di sole

incendiare qualche lite.

Ero solo un po’ distratta

troppo avvolta nell’ovatta.

M’hai lasciata tutt’a un tratto

isolata nel distacco

senza tatto

senza amplesso

senza resto

senza appello.

Ricordarmi del tuo amore?

Risonavano le ore.

Devo andare

devo fare

non ho tempo

per giocare.

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Poesia

Poesie per l’estate

Visto il periodo ferragostiano propongo poesie leggere direi più filastrocche…

Buona lettura

1

Che bello amarti dopotutto…

Ondeggiar sull’ altalena

del tuo andare e ritornare

del mio venire e allontanare…

Che bello amarti dopotutto

veleggiar sulla scogliera

cavalcando dei marosi

incontrando dei curiosi

evitando gli scontrosi.

Mi riprendi col tuo lazo

mi conduci col guinzaglio

mio signore mio padrone

non lasciarmi allo sbaraglio.

La mia penna un po’ ubriaca

non sta ferma e non sta al gioco

neanche un poco:

s’é decisa alla riscossa

– già privata del suo giogo –

s’é rimessa a lavorare…

Lascia bava lentamente

lascia segni nella mente

vuol percorrere lo spazio

vuol segnare il continente.

Intanto io

– che non ho deciso niente –

dolcemente mi abbandono

al risciacquo del richiamo:

– Sì, arrivo.

Te l’ho detto che ti amo.

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Amore,

Fili di ragnatela 3

Compagni di cordata

trattenete forte il fiato

respirate con lentezza

se all’altezza non osate…

La mia anima è molto antica

porta messaggi arcani

solleva con le dita

maschere e pastrani.

Credete di possederla

ed è lei che vi possiede

credete di ammansirla

con grida di sirene.

Galoppa sempre sola

sul suo destriero alato

ha come meta fissa

un orizzonte devastato.

Vi sovvertirà la vita

scompiglierà ogni cosa

poi vi deporrà per terra

come conchiglia vuota.

Ciò che eravate e siete

son ben poca cosa

per chi ha in mente altro:

l’essenza in cui riposa.

Questa la terza e ultima parte della poesia. Se desiderate leggera tutta la trovate nel post precedente: Fili di ragnatela.

Buona domenica a tutti voi.

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Amore Attimi

Poesie salvate dal rogo 6

La testardaggine

mi infila cunei nelle mani

e m’apre ferite vorticose.

Mai so star ferma.

Inseguo la notte falene giganti

e con loro elemosino un po’ di chiarore.

Punzecchio e tiro e avvito con uncini lucenti.

Mi chiudo a chiave nello stanzino

e attendo il carnefice

e il suo passo lordo.

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Amore

Poesie salvate dal rogo 5

Vedo il suo corpo avvolto nel sudario

coperto di bianchi lini

– pare morto –

invece sussulta un respiro

e move – di increspature lievi –

la cerea bocca.

Gli tolgo i panni ed è vivo.

Orrendamente ancora vivo.

Così è: l’osceno mio amore

che diseppellisce cadaveri.

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Attimi Pathos

Poesie salvate dal rogo 4

Bugiardo impostore

che passi e depredi

che tutto saccheggi

– e mai sei sazio

di bere

sangue e vita –

Conta alfine quante lune

hai tu perso

a rimirare nefaste perle e sbavati fiori d’inchiostro.

Squame di lucertola su massi verdi.

Perderai l’anima e nemmeno te ne accorgerai.

Proseguendo stupidamente

sul filo rasente dell’asse di equilibrio.

Non vedrai il vuoto a inghiottirti.

Passar la vita

a trasferire ceci da una ciotola all’altra

per veder crescere la montagna

non è ricchezza.

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Eros,

Poesie salvate dal rogo 3

Non ho più parole

ch’escano dagli occhi:

le lame

son penetrate troppo a fondo.

Non c’è più un sussulto

solo il silenzio bianco del dolore.

Dovrai tenere muta

la mia bocca

chiudere la porta con una forte fascia.

Trattenute le urla

con lunghe catene

inchiodo le mie mani

perché non ti feriscano il viso.

Ho nausea d’amarti.

La delusione provoca una limacciosa

stasi sotterranea.

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Pathos

Poesie salvate dal rogo 2

Sono un sismografo

e sento:

sono alambicchi fumanti

i pensieri.

Esiste il fulmineo rapimento dell’essenza

e io so.

La mia rete ha raccolto tanti pesci

– azzurri, con squame lucenti –

o torbide murene.

Mi nascono antenne sottilissime:

vibrisse d’anima.

So come orientarmi e chi pensare.

Incido l’intuizione

sulla lastra di rame

e, subito,

ho la banconota del ritorno.

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Pathos

Poesie salvate dal rogo

Prima di strappare ho deciso di lasciare traccia di alcune poesie scritte nel tempo che fu. Oggi è uno di quei giorni che elimino: straccio brucio butto. Ero diversa allora e – come sempre – impetuosa.

Far peripezie tra i confini di un senso

per mantenere un equilibrio

un distacco apparente

tra le cose rotolanti.

Assumere il comando

al fine di ordinare infinite

– scomposte – gemme.

Odissee con molte tempeste

e qualche approdo:

la vela

è

strappata

lacerata

consunta…

eppure tiene al vento.