La stordita 

La povera stordita

– stanotte l’ho proprio udita –
ricamava i suoi grovigli

annodava i fili e i resti 

aggiustava i 

rimasugli della vita

con le sue nodose dita.
Con le penne e i pennini

disegnava folte criniere

a diverse fiere nere

dipingeva

qualche pinna e lucente squama

ai guizzanti pesce rana.

Di-segnava nella selva 

tremila fili di capelli selvaggi:

fili d’erba e scarafaggi

fiati d’eremitaggi  

e scalpi di vecchi saggi.

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