Otto marzo

È così piccolo

il luogo dove sto andando,

e perché questi ostacoli –

Il corpo di questa donna,

gonne incarbonite e maschera di morte

vegliato da pie figure e fanciulli in ghirlanda.

E adesso denotazioni –

tuono e cannoni.

Il fuoco ci separa.

Non c’è luogo tranquillo

che giri e giri a mezz’aria,

intatto e intoccabile.

Il treno si trascina, sta urlando –

animale smanioso della sua destinazione,

macchia di sangue,

faccia sull’estinguersi del bagliore.

Seppellirò i feriti come crisalidi,

conterò e sepellirò i morti.

Si torcano le loro anime in una rugiada,

incenso sulla mia strada.

Dondolano i carri, sono culle.

E io, sgusciando

da questa pelle di vecchie bende, noie,

vecchie facce a te salgo

dal nero carro di Lete,

pura come un infante.

Da Arrivare là – Sylvia Plath

9 pensieri su “Otto marzo

  1. Complimenti per la scelta di questi versi che sono più che mai in linea coi tempi correnti purtroppo 😌 Bellissimo anche il tuo acquerello, hai proprio una bella mano 🥀 Buonanotte 🌷

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