
È così piccolo
il luogo dove sto andando,
e perché questi ostacoli –
Il corpo di questa donna,
gonne incarbonite e maschera di morte
vegliato da pie figure e fanciulli in ghirlanda.
E adesso denotazioni –
tuono e cannoni.
Il fuoco ci separa.
Non c’è luogo tranquillo
che giri e giri a mezz’aria,
intatto e intoccabile.
Il treno si trascina, sta urlando –
animale smanioso della sua destinazione,
macchia di sangue,
faccia sull’estinguersi del bagliore.
Seppellirò i feriti come crisalidi,
conterò e sepellirò i morti.
Si torcano le loro anime in una rugiada,
incenso sulla mia strada.
Dondolano i carri, sono culle.
E io, sgusciando
da questa pelle di vecchie bende, noie,
vecchie facce a te salgo
dal nero carro di Lete,
pura come un infante.
Da Arrivare là – Sylvia Plath
9 risposte su “Otto marzo”
Complimenti per la scelta di questi versi che sono più che mai in linea coi tempi correnti purtroppo 😌 Bellissimo anche il tuo acquerello, hai proprio una bella mano 🥀 Buonanotte 🌷
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Che bella!
… e l’acquarello è fantastico!
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Grazie 💙💛
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💙💛
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ottimi versi per una giornata dedicata al femminile.
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Grazie a Sylvia 💛💙buona serata
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certo. Merito di Sylvia
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Che giustezza. Grazie
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Ciao cara 💛💙
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