Ai tempi

Ai tempi di mio padre una parola data era un vincolo. Non servivano timbri e firme. Se un uomo si impegnava in un accordo patto ipotesi progetto contratto bastava una stretta di mano. E da lì non si deragliava, non si faceva i furbi o furbetti: ne andava del valore e della dignità della persona.
In questo tempo effimero liquido superficiale è difficile trovare il medesimo comportamento etico. Tutto fluttua, ci si dimentica, non si prende seriamente l’accordo preso. Naturalmente non vale per tutti: perché di persone serie, per fortuna, ce ne sono ancora. Ma si è persa la densità e il peso della parola data.
Leggevo domenica due interessanti articoli sulla Lettura.
” Le parole sono pietre, scriveva Carlo Levi: dure e taglienti. La parola – dice un proverbio dei Kanak della Nuova Caledonia – è come il grande ago che cuce la paglia sulla sommità della casa comune”.
Da: Elogio della convivenza di Federico Faloppa e Adriano Favole

Già: le parole sono pietre. Se io, a una proposta di accordo, rispondo VA BENE dopo aver ascoltato o letto attentamente i termini dell’accordo, poi mi impegno a mettere in pratica quanto detto.
Questione di serietà, ma anche di RISPETTO nei confronti del nostro interlocutore.
Se così non facciamo perdiamo in un attimo credibilità e l’altro non solo perderà la fiducia in noi, ma inevitabilmente perderà anche la nostra stima.

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