Teschi

Aveva sognato teschi. Li prendeva dalla terra e li buttava contandoli: erano cinque. La sera precedente Eva si era coricata presto: il caldo improvviso l’aveva resa esausta.
Aveva sgrovigliato la matassa dei possibili. Meglio evitare ogni servile dipendenza. Le forme anfibie lavoravano sott’acqua. S’era chiusa in una ostinata forma di silenzio. Non le uscivano parole per troppo brusio del passato. Occorreva stare immobile. Non era tempo di muovere pedine. La inchiodava la mediocrità. La continua assurda ripetizione di temi fonici. Come un disco rotto. L’inutile ripetere.

“Il fatto è che il destino è una cosa che ci sorprende e non ha niente in comune con la forma che abbiamo voluto prefissargli”.
Borges

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