
A differenza della prima ondata in cui ci si poteva illudere di essere fuori, lontani da tutto ciò che stava accadendo, in questo luogo senza sirene di ambulanze e tangibilità del contagio, tutto sfocato e sulle pareti come le ombre della caverna di Platone: ora è tutto qui, tragicamente presente perché nessuno è escluso dall’essere toccato personalmente.
Un conoscente, un amico, un parente è contagiato ricoverato positivo…sta lottando contro questa bestia nera…
Quando ci si trova dentro in questo frullatore di dolore e speranza è difficile restare immuni dal tremore e il motto “Andrà tutto bene” che tanto ha risuonato in primavera è ancora l’unica speranza a cui volgersi.
Tutto quello che ogni mattina leggi sui quotidiani: l’affollamento dei Pronto Soccorso, gli ospedali pieni, le ambulanze che ti portano via è ora realtà dura.
D’improvviso sei dentro questo frullatore emotivo che colpisce i corpi e strazia togliendo il respiro.
Perché, anche se non riguarda in prima persona te, riguarda una persona vicina a te nel cuore. A cui sussurri: Andrà tutto bene.
19 risposte su “Dentro”
pensiero che condivido in pieno e sempre belle le foto!
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Buona domenica Matilde
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Grazie anche a te
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Verissimo.
Anche qua positivi a me vicini, tra cui il mio compagno.
Cambia tutto quando qualcuno a cui vuoi bene è positivo… è come se il virus assumesse un’altra forma spaventosa.
Forza e coraggio!
Un abbraccio!
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Un abbraccio Giselle grazie
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Il mutaforma non guarda in faccia a nessuno, in qualche modo ci sfiora comunque, da vicino e da lontano.
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Sì ma quando in ospedale ci va chi ami il tocco dello sfioramento è una sberla
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Lo so, la figlia di mio marito l’ha preso per fortuna in forma abbastanza lieve, ma la paura è stata tanta
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Non mi piace entrare nel privato, ma per chi mi è vicino è peggio: ospedale… Ciao cara Giuliana
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Mi dispiace molto, tanti auguri ❤
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💓
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“Una volta è un Hitler; un’altra è Ivan il Terribile, per quanto mi riguarda; in un caso è la rassegnazione, in un altro sono le guerre, o la peste e i terremoti e la carestia. Quel che conta in definitiva è come si porta, sopporta, e risolve il dolore, e se si riesce a mantenere intatto un pezzetto della propria anima.”
[dal Diario, 1941-1943, di Etty Hillesum]
E’ strano, o forse solo casuale. Vivo in provincia di Bergamo. La prima ondata è stata ansia pietrificata. Strade deserte, campane a morto. Immagini e parole strazianti, per giorni e giorni. Parole di speranza dai balconi e facce spaurite nei giardini di casa.
Questa seconda è in qualche modo più subdola. Una macchia d’olio che si espande lentamente in tutto il paese. E ancora anche qui, colpendo sempre più vicino.
Un abbraccio,
P.
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Grazie P. per la tua profonda riflessione. Subdola è il termine giusto. Perciò più temibile.
L’ansia pietrificata di Bergamo io l’ho vista da lontano. Ora è anche qui in me…
Un abbraccio
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purtroppo è una bruttissima realtà per molti, speriamo solo passi in fretta questo brutto periodo …
Coraggio, un caro abbraccio… 😉
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Grazie Max un abbraccio
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Sì, è molto duro e molto diverso quando tutto si trasforma in qualcosa di concreto e quotidiano
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Purtroppo sì soprattutto ora perché si aggiunge l’impotenza…
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sì, terribile veder partire una persona cara da sola
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Vero
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