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Tu non vedi



Tu non vedi l’arsura
mentre io pesco

con affanno


le grondanti parole
perché di queste ho sete.

Le luminose frasi, le virgole e gli spazi
gli arabeschi che girano tutt’intorno
nello spazio azzurro delle fresche vocali.

Tu taci sempre,
ignori lo scrittoio

dove siedo


tra le bianche carte vuote.

Per questo lancio al vento
gli ami verbali:
per avere parole nuove
da masticare piano.

Da gustare adagio.

Non voglio carne e pane
da ingoiare nei soliti banchetti.


La fame è di lettere
e ventagli, in questa primavera
così disadorna e muta.

Uscita dal mio antro
non chiedo che parole
a ogni fantasmatico viandante.


Un cencio di parole da succhiare
adagio.

Le vocali e consonanti appese ai fili

ad asciugare all’aria verbale

che attira il desiderio.

7 risposte su “Tu non vedi”

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