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Caos e caso


Una lepre mi attraversa lesta, la strada.

C’è sempre qualcuno o qualcosa che ci attraversa il tragitto. Siamo viandanti che incrociano altri esseri.

Un continuo farsi e disfarsi della matassa aggrovigliata.


Zoppicando, saltando, ballando, trascinando, camminando: proseguiamo.

Il campanello squilla e andiamo ad aprire. Riflessi sterili di lampioni tra antiquati viottoli. Ci accomodiamo e giochiamo una partita a scacchi. Ci sdraiamo contro un muro assolato. Lui aveva belle mani e occhi di cerbiatto.


Quando un essere vivente attraversa il nostro campo visivo nulla è più come prima. L’ombra scarabocchia un significato che rimane indecifrabile.

L’anno che fu apparve una volpe.
Vedo il campanile del paese dall’anfiteatro della terrazza. Toccavo le stoffe dove tu abiti. Coprivo il mio corpo snello con opere floreali.

Tutto si spalanca nel teatro del quotidiano. Ogni luce inquadra un particolare che vibra. L’enigma dell’universo e il caos del caso. In fondo non si tratta che di una consonante che cambia il suo posto: nel salone delle ipotesi.

10 risposte su “Caos e caso”

molto bello il titolo che hai scelto…
“caos e caso”
come lo scambio di una vocale o una consonante… cambia la prospettiva di tutto…
e… le tue parole…
“Siamo viandanti che incrociano altri esseri.”
mi hanno venire in mente queste altre…
“Anche noi,
come l’acqua che scorre,
siamo viandanti in cerca di un mare.”
(Juan Baladán Gadea)

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