Pieno di nulla

“L’ambiguità può essere pensata come un velo d’ignoto che circonda determinati eventi. I giapponesi la chiamano ma, parola che non può essere tradotta. Questo termine è prezioso perché assegna una collocazione esplicita agli aspetti non conoscibili delle cose.

Noi possiamo riferirci a uno spazio vuoto tra una sedia e un tavolo. I giapponesi affermano che quello spazio non è vuoto, ma pieno di nulla”.

Da Richard Tanner Pascale – Zen and the Art of Management

Avevo scritto tempo fa, commentando un articolo, che avrei scritto del vuoto.

Il vuoto è importante quanto il pieno.

Ho scritto che saper disegnare è innanzitutto saper vedere. Quando disegno un albero posso disegnare i suoi rami semplicemente guardando lo spazio vuoto tra un ramo e l’altro.

Un esercizio che ho proposto nei miei corsi di arte e disegno è stato proprio questo: mettere una sedia contro un muro e osservare gli spazi vuoti, d’aria e dello sfondo e disegnarli senza pensare minimamente alla sedia. Disegnando le linee dello spazio negativo salta fuori il positivo: il vuoto crea il pieno.

Vedere il vuoto, lo spazio negativo non serve solo per imparare a disegnare… serve in tutti i momenti creativi.

È come lo splendido esempio tratto da Sherlock Holmes, quando Holmes chiede: Hai notato niente riguardo al cane che abbaiava stanotte?

E Watson risponde: Non ho udito il cane abbaiare.

Appunto – dice Holmes – è proprio il fatto che il cane non abbaiava a essere significativo.

13 pensieri su “Pieno di nulla

  1. Nella nostra storia (vita) ciò che ci ferisce, che ci addolora non è forse proprio il vuoto? È lui che ci dà la dimensione del nostro esistere, che ci insegna a distinguere ciò che conta da ciò che non ha valore, Il vuoto ci dice ciò che ci manca e ciò a cui aspiriamo. Come tu hai scritto “il vuoto crea il pieno”. Ma quanta sofferenza dobbiamo patire per giungere dal vuoto al pieno. Immagino quanto doloroso stupore invade il cuore dei tuoi corsisti, invitati a guardare il vuoto mentre in loro urge la brama del pieno!!

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    1. Che bella riflessione Marcello. A mio parere vedere i vuoti come complementari dei pieni è vedere la sostanza della nostra vita: se siamo in grado di apprezzare i momenti pieni è solo perché abbiamo sperimentato i vuoti. E viceversa…
      Nei miei corsisti non c’è mai stata sofferenza, ma stupore per una cosa che normalmente non viene valutata e presa in considerazione… E aiuta a far slittare la percezione nella parte destra del cervello.
      Buona giornata Marcello 🤗

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  2. Quello che non è, talvolta, è più significativo di quello che è. Che sia giusto o sbagliato non importa, ma così è!

    Buongiorno, Eletta 🙂

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