Una delle cose che amo fare nelle giornate calde estive è stare in mezzo a un torrente.
Con cautela passo sui sassi e massi e, quando trovo un posto comodo, mi siedo. E osservo l’acqua che scorre.
Tutto passa, con l’acqua se ne vanno anche i pensieri. Nulla è permanente. Nemmeno il nostro corpo, nemmeno noi.
Sul libro che ho letto e di cui ho scritto giorni fa si dice:
” Sono il mio corpo? Dicono che ogni minuto che passa milioni di cellule del nostro corpo cambiano e si rinnovano, cosicché nel giro di sette anni non ci rimane in corpo nemmeno una singola cellula vivente tra quelle che avevamo sette anni prima. Le cellule vanno e vengono, nascono e muoiono. Dunque io sono il mio corpo? Evidentemente no”.
Dimostra più capacità di trasformazione il mio corpo di me. Le parti sclerotizzate sono nella nostra testa. Nel nostro dormire perenne.
“SVEGLIATEVI, SVEGLIATEVI! Siete adulti. Siete troppo grandi per dormire. Svegliatevi! Smettetela di trastullarvi coi vostri giocattoli”.
“L’io è qualcosa di diverso e di più rispetto al corpo. Continua a evolversi e cambiare, usiamo lo stesso nome per definirlo, ma cambia continuamente. Proprio come chiamiamo cascate del Niagara le cascate del Niagara, pur essendo costituite da acqua che cambia continuamente. Usiamo lo stesso nome per una realtà in continua evoluzione”.
È il nostro IO in continua evoluzione. Non il nostro sé. Legato a schemi gabbie dipendenze prigioni pregiudizi giudizi etichette stereotipi…
* Anthony De Mello – Messaggio per un’aquila che si crede un pollo
10 risposte su “In continuo cambiamento”
Guarda quel sasso, quello che offre più resistenza: quanta acqua fa deviare! Noi, che pur mutiamo, possiamo far deviare tanta parte della vita. E dopo averla deviata, noi rotoliamo in basso, ma quell’acqua continua a deviare perché anche nel vuoto del sasso la vita conserva l’impronta della deviazione subìta. Dunque tutto muta e le cascate del Niagara mutano, ma c’è qualcosa che rimane invariato: il concetto di sasso, di acqua, di cascate del Niagara. I concetti in genere. E la terra, l’universo tutto si nutre di questi concetti, finché esisterà il genere umano. Poi tutto si farà buio e l’Universo resterà innominato. La sua vita che muta anch’essa, non avrà più coscienza e svanirà senza che nessuno la pianga.
O Qualcuno avrà pietà di lui?
Credo che l’aquila dopo i ragionamenti di De Mello non riuscirà più nemmeno a credersi un pollo, si strapperà le penne e finirà in pasto all’Universo!! Così farò anch’io!!
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Che bella riflessione. In effetti siamo noi a creare la realtà. A vedere nominare concettualizzare pensare. Per questo alla fine può non esserci nessuna realtà “oggettiva” fuori dal nostro pensarla.
Chissà.
Tante scuole filosofiche. Tante congetture. Per arrivare all’inconoscibile.
Bella l’immagine del masso che devia. È affascinante proprio osservare le deviazioni, i gorghi, le correnti le confluenze e mescolanze…
A volte è il Fato che devia. A volte noi.
Il tuo finale è da nichilista. Forse lo sono anch’io. Per ora cerco ricerco osservo…
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Il fiume rimane là per sempre e rimane quello che hanno visto i viandanti 100 anni fa e quelli che vedranno domani. Perché il fiume non è l’insieme di gocce d’acqua che scorrono, il fiume è l’idea che abbiamo del suo esistere. Questo pure col corpo, tu sei quel bebè di pochi mesi ritratto nella foto di tua madre che di materiale non ha niente in comune con te adesso, eppure eri tu e sei tu. Non confondiamo l’idea delle cose, la coscienza che abbiamo del mondo, con la loro essenza.
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Waho! Non ti facevo così filosofeggiante… sì il senso è questo. L’Io – l’essenza rimane, il me se ne va.
Il fiume rimane, forse. Perché pare che nel 2050 non ci saranno più ghiacciai. Quello del video nasce proprio da un nevaio.
Mah!
Tutto scorre. Comunque.
Ciao Rodi
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Credo sia molto un fatto di percezione, del sé e dell’intorno.
Se è vero che tutto cambia, se cambia troppo in fretta che succede?
Forse la cosa che non cambia mai è che siamo e saremo sempre in cerca di risposte, è la nostra natura.
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Infatti. E per fortuna. Chi non è in cerca è fermo.
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A me piacciono i sassi, più che il torrente. I sassi si possono tenere fra le mani e portare a casa, mentre l’acqua sfugge dalle dita. I sassi mutano sotto la forza dell’acqua, si arrotondano, diventano lisci e carezzevoli, ma se li tolgo dal torrente, rimarranno se stessi per sempre.
Ho sempre cercato sassi da portare con me, sassi tondi e lisci, sassi piatti da usare come fermacarte, da lucidare per mettere in rilievo le loro venature. Sassi bianchi su cui disegnare. Sassi per ricordare un evento, un gesto, un pensiero.
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Anch’io amo molto i sassi. E anch’io li raccolgo. Ne ho ovunque. In casa e in giardino. Sono così belli e diversi…
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Dopo il titolo, proprio un passo del libro. Hai ragione, è intrigante
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Hai preso il libro?
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